Cinque rischi per la competitività dell’UE derivanti dai dazi USA

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In un mondo sempre più frammentato, in cui una maggiore concorrenza contribuisce al riallineamento economico, l’Unione europea rimane vulnerabile alle nuove tensioni commerciali globali. Dal 2018, quando la regione è stata sottoposta ai dazi statunitensi sull’acciaio e sull’alluminio e minacciata di dazi sulle auto potenzialmente paralizzanti, il surplus commerciale dell’UE con gli Stati Uniti è cresciuto in modo significativo. Al netto dell’energia, il deficit commerciale degli Stati Uniti con l’UE supera ora quello della Cina e questo crescente squilibrio potrebbe innescare una recrudescenza delle tensioni commerciali tra Stati Uniti e UE. Sullo sfondo delle recenti proposte per arginare il declino competitivo dell’Europa stilate nel Rapporto Draghi, analizziamo cinque motivi per cui nuove tensioni commerciali potrebbero essere particolarmente dannose per l’UE in questo momento di fragilità.

1. Dimensioni e importanza del mercato delle esportazioni statunitensi

Nonostante la rapida crescita dell’economia cinese, gli Stati Uniti rimangono la più grande economia mondiale e il più importante mercato di esportazione dell’UE. Date le dimensioni dell’economia statunitense, qualsiasi aumento dei dazi imposti comporterebbe probabilmente una riduzione del prezzo ricevuto da un esportatore dell’UE e, di conseguenza, un miglioramento delle ragioni di scambio statunitensi a scapito dell’UE. Inoltre, l’UE è una regione economica molto più aperta rispetto agli Stati Uniti o alla Cina, con una quota di commercio totale (extra-UE) vicina al 45% del PIL, rispetto a circa il 35% e il 25% per la Cina e gli Stati Uniti, rispettivamente. Data l’importanza del commercio per l’economia dell’UE, l’impatto di dazi più elevati imposti dal suo principale partner commerciale sarebbe grave.

2. I dazi aumentano il costo delle esportazioni

Dal 2017, la produttività dell’UE ha continuato a diminuire rispetto agli Stati Uniti. In gran parte, il deterioramento più recente riflette il sostanziale aumento dei costi energetici sostenuti dai produttori europei in seguito all’invasione dell’Ucraina da parte della Russia. Dazi più elevati agiscono di fatto come un aumento dei costi di trasporto e aggraverebbero l’erosione della competitività europea nei confronti di Stati Uniti e Cina.

3. Accelerazione dei flussi di IDE

La combinazione di dazi più elevati e sussidi alla produzione, come l’Inflation Reduction Act (IRA) statunitense, potrebbe accelerare il deflusso degli investimenti e della produzione europei verso gli Stati Uniti. Da quando gli Stati Uniti hanno adottato una strategia industriale, abbiamo già assistito a un ulteriore calo dei flussi netti di investimenti diretti esteri (IDE) dagli Stati Uniti verso l’UE. La combinazione di dazi e sussidi incentiverebbe fortemente le imprese europee a delocalizzare negli Stati Uniti, in quanto queste imprese potrebbero beneficiare dei sussidi evitando al contempo un aumento dei dazi. Questa dinamica probabilmente ridurrebbe ulteriormente gli investimenti privati nell’UE da una base già bassa. Questo, a sua volta, avrebbe conseguenze negative sulla produttività e sulla crescita potenziale dell’UE.

4. Dazi asimmetrici potrebbero esacerbare l’eccesso di capacità produttiva della Cina

L’eventualità di dazi asimmetrici sulle esportazioni cinesi potrebbe esacerbare i problemi di eccesso di capacità produttiva, esercitando una pressione al ribasso sui prezzi della produzione cinese e incentivando il dumping dei prodotti cinesi sui mercati europei. Ciò eroderebbe ulteriormente la competitività europea sul mercato interno, oltre ad avere implicazioni deflazionistiche. Queste potrebbero rivelarsi difficili da affrontare per la politica monetaria in assenza di misure straordinarie. La mancanza di sostegno politico, a sua volta, provocherebbe probabilmente il ritorno a una crescita lenta nella regione.

5. Incertezza sui dazi

Anche in assenza di un aumento dei dazi, l’incertezza da sola potrebbe pesare sul sentiment e, di conseguenza, sulla domanda interna, in quanto le famiglie e le imprese adottano un approccio “attendista”. Questa dinamica si è verificata durante le precedenti fasi di incertezza. Inoltre, il sentiment in Europa potrebbe essere ulteriormente scosso da relazioni più conflittuali tra Stati Uniti e Unione Europea, dato che la regione è diventata molto più dipendente dagli Stati Uniti per le importazioni di energia. In particolare, le importazioni di GNL e di greggio dagli Stati Uniti sono passate da un valore sostanzialmente nullo nel 2016 al 30% e al 15%, rispettivamente.

Conclusioni

Con l’Unione Europea già alle prese con venti contrari e con gli appelli ad aumentare gli investimenti per rilanciare la crescita, la prospettiva di nuove tensioni commerciali con gli Stati Uniti arriva in un momento particolarmente difficile. Per un’economia ancora svantaggiata dagli alti costi dell’energia, anche l’ipotesi di un aumento dei dazi ha il potenziale di pesare su un’economia già fragile. Non è ancora chiaro se i dazi aumenteranno o meno, e c’è ancora incertezza sulla politica commerciale statunitense. Tuttavia, dato il crescente surplus commerciale della regione con gli Stati Uniti e la sua conseguente suscettibilità ai dazi, l’impatto probabile sarebbe un’ulteriore erosione della competitività europea e un vento contrario alla crescita.