21Shares: Riserva cripto grande opportunità di acquisto, ma non bisogna farsi prendere dalla frenesia
Nella giornata di ieri, 2 marzo, il presidente degli Stati Uniti Donald Trump ha confermato la sua intenzione di istituire una riserva strategica in criptovalute al fine di diversificare gli asset nazionali e posizionare gli Usa come un player centrale del mondo cripto. Nonostante ulteriori dettagli debbano ancora essere comunicati al prossimo White House Crypto Summit in programma per il 7 marzo, l’annuncio e il fatto che questa riserva sarà finanziata, in parte, con 19 miliardi di dollari provenienti da asset sequestrati, sono bastati per innescare un picco di tutto il mercato. Infatti, Trump ha esplicitamente menzionato anche Ripple, Solana e Cardano, avviando un primo rally, a cui sono seguiti anche Bitcoin ed Ethereum, dopo che è stato chiarito che anche altri asset ne avrebbero fatto parte. I primi tre sono stati anche quelli che hanno visto i maggiori rialzi, rispettivamente +33%, +26% e +69% al momento in cui si scrive. Le due maggiori cripto, invece, hanno registrato un +11% e un +13%.
Ma, al di là degli effetti di breve termine sui prezzi, perché questo provvedimento sarebbe rivoluzionario per il mondo degli asset digitali? La risposta è semplice: perché così assisteremmo a una trasformazione degli Stati Uniti da ente che si limita ad accumulare e riallocare beni sequestrati dal suo Dipartimento di Giustizia a un player di mercato attivo, che può anche fare degli acquisti sul mercato, creando un aumento strutturale della domanda che si riverserà sul prezzo degli asset in modo teoricamente permanente.
Altri benefici si noterebbero anche sul fronte della volatilità, che potrebbe ridursi grazie all’arrivo di un investitore tanto solido, e della regolamentazione. Infatti, la legittimità che le criptovalute guadagnerebbero potrebbe spingere anche altre nazioni ad adottare una normativa che regolamenti, e non escluda, l’accesso al mondo cripto.
Come accennato in precedenza, il mercato si aspetta comunque ulteriori novità dal Summit in programma per il prossimo 7 marzo, dove, tra i punti all’ordine del giorno, compare proprio la creazione di una riserva cripto nelle 5 valute virtuali menzionate prima (BTC; ETH; XRP; SOL e ADA). Oltre a questo, dovrebbero essere comunicati dettagli sulle modalità di finanziamento e anche sull’inclusione degli asset, il che farebbe pensare che la riserva potrebbe non limitarsi a quelli attuali. Inoltre, è stato proposto anche di cancellare le tasse sui guadagni conseguiti attraverso il trading di cripto con sede negli States, il che potrebbe innescare ribilanciamenti di portafogli al fine di ottenere una maggiore esposizione verso queste ultime e incentivare la nascita di progetti oltre oceano basati su tecnologia blockchain. Se poi si considera che questo annuncio è arrivato in un momento di down del mercato, in cui il Bitcoin è sceso fino a 78mila dollari, si può affermare che ci troviamo di fronte a una grande opportunità di investimento.
Tuttavia, è necessario prestare attenzione. Infatti, come ampiamente detto, ci sono aspetti che restano fumosi e ciò dà luogo a rischi e incertezze di varia natura:
Rischi esecutivi: se dal summit non usciranno meccanismi chiave su come questa riserva dovrebbe essere finanziata, il mercato potrà andare incontro a correzioni molto brusche (come accaduto dopo l’insediamento di Trump)
Rischi reputazionali: l’inclusione di SOL, XRP e ADA (e non di altri progetti) ha dato luogo a voci di conflitto d’interesse e favoritismi, con i critici che affermano come solo il Bitcoin, vista la sua scarsità, forza di mercato e decentralizzazione, sarebbe idoneo a costituire questa riserva
Implicazioni per il dollaro: una vasta acquisizione di criptovalute potrebbe minacciare il predominio del dollaro, anche se in molti vedono nella diversificazione un rifugio contro l’inflazione
Limiti degli ordini esecutivi: il presidente Usa non può creare una riserva cripto permanente solo attraverso un ordine esecutivo, ma necessita dell’approvazione del Congresso. Inoltre, questo strumento legislativo deve essere allineato con le leggi vigenti
Problemi nell’applicazione: sfruttare gli asset sequestrati evita di aumentare la spesa pubblica, ma esistono restrizioni legali sull’utilizzo che se ne può fare e destinare queste risorse a nuovi usi o aumentare l’autorità del Tesoro richiederebbe imponenti cambiamenti normativi.