I festeggiamenti dei primi cento anni di “The New Yorker” si concludono in settembre con una suggestiva mostra
Cento anni di The New Yorker: eleganza, ironia, intelligenza
Il centenario di una leggenda dell’editoria. I protagonisti: passato, presente e un futuro da scrivere.
Un secolo con lo sguardo amorevole e a un tempo caustico su Manhattan
Era il 21 febbraio 1925 quando uscì il primo numero di The New Yorker, voluto da Harold Ross e Jane Grant come “un riflesso in parole e immagini della vita metropolitana”. Da allora, la rivista ha mantenuto intatta la sua identità: lunghe inchieste, racconti, satire sottili, critica culturale e immancabili cartoons esplicitamente blasé oppure … fulminanti.
“Non un museo di se stessa”, ma un punto di riferimento
David Remnick, che guida la testata dal 1998, lo dice chiaramente: “My hope for the anniversary is that it propels another hundred years, quite frankly… you never want to be a museum of yourself.”
La rivista ha celebrato il centenario con quattro numeri speciali, antologie di narrativa e poesia, la digitalizzazione completa dell’archivio e una mostra alla New York Public Library, oltre a un documentario Netflix firmato Marshall Curry, prodotto da Judd Apatow.
The New Yorker in Dog Years – 100 Years of Covers
Un omaggio imperdibile per gli amanti dei cani e del design: una selezione privata di 44 copertine del New Yorker dedicate ai quattro zampe, tutte raccolte in un’unica mostra tematica.
Dopo l’Opening della mostra il 4 settembre scorso, la Reception inaugurale e l’attesissima opening night sarà martedì 16 settembre 2025, dalle ore 18:00 alle 19:30,occasione per un’anteprima esclusiva, con atmosfere eleganti e la possibilità di socializzare tra appassionati. Una mostra di grande impatto visivo ed emozionale, che unisce la storia culturale del New Yorker al fascino iconografico dei cani. Ideale per famiglie, collezionisti, appassionati d’arte e graphic design. Accesso facilitato a chi desidera vivere un’esperienza culturale originale e raffinata.
AKC Museum of the Dog, 101 Park Avenue, Manhattan (Murray Hill), New York. Orari iniziali: apertura al pubblico il 4 settembre; reception serale il 16 settembre.
Cartoni, copertine iconiche e una mascotte sempre reinventata
Impossibile parlare de The New Yorker senza menzionare Eustace Tilley, il dandy con monocolo creato da Rea Irvin: un simbolo usato con infinite reinvenzioni in copertina ogni anniversario
Le copertine hanno spesso fatto discutere e diventato simboli culturali: il bacio tra un ebreo hassidico e una donna di colore nel Bronx, il nero su nero dell’11 settembre (due settimane dopo l’attacco alle Torri Gemelle, la rivista uscì con una copertina apparentemente monocroma, tutta nera. In realtà, l’artista Art Spiegelman aveva concepito un’immagine sottilissima: le sagome delle Torri Gemelle nere opache si stagliavano appena percettibili su uno sfondo nero lucido), la satira sugli Obama e quella, futuristica, con un robot che contempla una farfalla-drone, metafora del rapporto tra tecnologia e umanità.
Editoriali in prima linea
Al centro della celebrazione centenaria, David Remnick insiste sulla continuità intellettuale e sulla missione contemporanea della rivista: “Persist in our commitment to the joys of what Ross first envisaged as a comic weekly.”
Antologie in controtempo
Due editor fondamentali hanno curato antologie celebrative: Deborah Treisman, fiction editor, ha guidato A Century of Fiction at The New Yorker; Kevin Young, poetry editor, ha curato A Century of Poetry at The New Yorker. Da lei, il dato impressionante: quasi 14.000 racconti pubblicati nel corso del secolo; da lui, la riflessione sull’assenza di diversità nelle antologie passate: “I still have my copy… there’s not one person of color in that whole book.”
Una rivista che supera brillantemente la tumultuosa crescita del digitale
Il Guardian sottolinea la forza della rivista anche nell’era dell’informazione veloce: Un pubblico assetato di accuratezza e profondità in un mondo sommerso da disinformazione. The New Yorker continua a crescere: 1,3 milioni di copie in circolazione, forte presenza digitale e profittabilità sotto la guida di Remnick.
Il New York Magazine racconta la festa, ma anche le tensioni interne: la mostra, il documentario, i numeri speciali… ma anche il tema dell’imminente successione del veterano Remnick, in un contesto di ristrutturazioni e licenziamenti.

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