“Ville Aperte in Brianza” dal 20 settembre: perché dobbiamo ripensare il rapporto con il nostro patrimonio storico
Ville Aperte in Brianza —
Dal 20 settembre al 5 ottobre 2025, quasi novanta comuni lombardi apriranno oltre duecento siti storici, ma non si tratta solo di visite guidate.
Ogni anno, quando tornano le giornate dedicate a “Ville Aperte in Brianza”, si ripropone una domanda: come vogliamo davvero abitare il nostro patrimonio culturale? L’iniziativa ha ormai assunto il carattere di un laboratorio diffuso, dove dimore, palazzi e parchi diventano spazi di sperimentazione culturale. Per decenni abbiamo pensato ai beni storici come reliquie da proteggere dietro un cordone. Oggi la sfida è diversa: trasformare quei luoghi in esperienze condivise, capaci di coinvolgere pubblici differenti, dalle famiglie con bambini alle persone con disabilità, dalle comunità locali ai turisti di prossimità. Non a caso il programma intreccia teatro, musica, degustazioni, laboratori creativi e itinerari spirituali: un modo per restituire al patrimonio la sua funzione originaria, quella di essere parte della vita collettiva.
Per troppo tempo i beni storici sono stati trattati come reliquie da osservare in silenzio. Oggi, invece, a Palazzo Trotti di Vimercate o nella Villa Reale di Monza si sperimenta un approccio diverso: non semplici visite, ma spettacoli, laboratori e persino percorsi teatrali che coinvolgono bambini e famiglie. A Bovisio Masciago la storia di Villa Zari prende vita tra danza e narrazione immersiva, a Rho i corridoi del Municipio diventano teatro di un gioco d’avventura, mentre a Besana Brianza un market enogastronomico porta nei giardini di Villa Filippini sapori e produttori locali.
Palazzo Sottocasa
Ripensare la fruizione del patrimonio
Esperimenti simili stanno fiorendo in tutta Italia e mostrano quanto sia urgente ripensare la fruizione del patrimonio. In Emilia-Romagna la rete “Case della Memoria” apre le dimore di scrittori e artisti con performance e incontri che legano passato e presente. In Veneto “Ville Venete Aperte” non si limita alle visite guidate, ma propone concerti e degustazioni che restituiscono agli edifici la loro vocazione originaria di luoghi di socialità. In Puglia i festival diffusi nei borghi storici hanno trasformato piazze e palazzi in palcoscenici a cielo aperto, riportando comunità e turisti a vivere spazi dimenticati. Tutti questi esempi confermano che la tutela da sola non basta: i luoghi storici sopravvivono solo se diventano parte di un’esperienza collettiva, se sono percepiti come beni comuni e non come scenografie per un pubblico distratto.
Non solo Milano: redistribuire opportunità culturali
Un altro aspetto fondamentale è il decentramento culturale. Milano catalizza la maggior parte degli eventi, spesso con una densità che rischia di lasciare fuori intere aree della regione. Iniziative come Ville Aperte ribaltano questa logica, mostrando che anche nei piccoli comuni, nei borghi e nelle periferie culturali esistono patrimoni e competenze capaci di attrarre e coinvolgere pubblico. Portare spettacoli, laboratori, degustazioni e percorsi inclusivi dentro ville, municipi e parchi della Brianza significa non solo valorizzare luoghi meno conosciuti, ma anche redistribuire opportunità culturali, costruendo una rete più equilibrata. È un modo per dire che la cultura non appartiene a un solo centro, ma è diffusa, plurale, radicata nei territori.

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