La proposta del Governo per affrontare il “nodo” dell’innalzamento dell’età pensionabile

Roberto Carli -

Nell’ambito del tavolo di confronto “accelerato” con i sindacati che deve concludersi il prossimo 13 novembre con una sintesi politica sancita con specifica riunione con presenza anche del Premier Gentiloni, il Governo ha presentato la propria proposta per “sterilizzare” in maniera selettiva l’innalzamento automatico dell’età pensionabile previsto dal 1 gennaio 2019.

La logica in cui si muove l’Esecutivo è quella di mantenere in ogni modo intatto l’impianto del nostro sistema previdenziale per garantirne la sostenibilità. Particolarmente eloquenti a tal proposito le dichiarazioni del Ministro dell’Economia Pier Carlo Padoan in audizione parlamentare sulla manovra secondo cui i pilastri fondamentali del sistema pensionistico non si possono e non si devono toccare perché andrebbero a detrimento dell’intero sistema italiano.

E’del tutto immaginabile però, ha proseguito, poter esplorare il novero dei lavori gravosi ma il meccanismo di adeguamento dell’età può essere migliorato in modo marginale. Sulla stessa “lunghezza d’onda” si collocano le osservazioni mosse, sempre nelle specifiche audizioni sul disegno di legge di bilancio 2018, da parte degli Organismi tecnici.

Passandole in rapida rassegna si parte dalla Banca d’Italia che sottolinea come sia importante non fare passi indietro dal momento che nel lungo periodo la sostenibilità delle finanze pubbliche poggia, in larga misura, sulle riforme pensionistiche introdotte in passato, che assicurano una dinamica della spesa gestibile nonostante l’invecchiamento della popolazione.

La Corte dei Conti ha sottolineato poi come ai fini della tutela degli equilibri di fondo della finanza pubblica gli interventi al margine del sistema pensionistico devono essere disegnati in maniera tale da limitare la platea dei destinatari alle situazioni di effettivo disagio.

Vi è poi la posizione del Presidente dell’Inps che, nell’ambito di un convegno di Confcommercio ha espresso la propria contrarietà ad uno stop all’aumento dell’età pensionabile suggerendo piuttosto adeguamenti annuali alla speranza di vita piuttosto che, come disciplinato attualmente dalla normativa, triennali.

Ma in cosa si concretizza la proposta del Governo ? Si individua una platea di destinatari numericamente stimabile in 15-20 mila lavoratori per cui si “sterilizzerebbe” l’aumento dell’età pensionabile di vecchiaia (non quindi anche la pensione anticipata) fino al 2026.

I beneficiari rientrerebbero in una delle undici categorie di lavori gravosi individuate con riferimento all’Ape social più ulteriori quattro categorie composte dai lavoratori che prestano servizio presso impianti siderurgici, i braccianti agricoli, i lavoratori marittimi e i pescatori. Occorre poi avere un requisito contributivo di 36 anni e avere svolto tale tipologia di professione per almeno sei anni negli ultimi sette anni di lavoro prima del pensionamento.

L’Esecutivo ha poi manifestato la disponibilità a costituire una commissione ad hoc con Inps, Istat, Inail i ministeri della Salute, del Lavoro e dell’Economia e forse anche i sindacati al fine di definire meglio le platee e le condizioni per il conseguimento del beneficio. La accoglienza dei sindacati rispetto alla proposta è stata per il momento tiepida. Il confronto continua.