Elezioni italiane: prudenza per gli investimenti obbligazionari?

Jeremy Lawson -

Il 4 marzo l’Italia si reca alle urne per eleggere un nuovo governo. Oltre alle implicazioni legate a un’economia italiana ancora caratterizzata da criticità strutturali, l’elezione è anche il primo test importante sul sentiment anti-UE nel 2018.

Secondo le rilevazioni più recenti, il Movimento Cinque Stelle (M5S) si trova nella posizione migliore per emergere alle elezioni politiche italiane del 4 marzo come il principale partito in parlamento. Tuttavia, nell’ambito del nuovo sistema elettorale l’attuale livello non è sufficiente per formare un governo a pieno titolo e non vi sono alleanze con altri partiti che consentano ai 5 Stelle di guidare un governo di coalizione. I risultati più probabili saranno quindi un governo di larghe intese guidato da Forza Italia di Silvio Berlusconi o dal Partito Democratico di centro-sinistra di Matteo Renzi, o ancora da una coalizione di centro-destra guidata da Forza Italia. Se non sarà possibile formare una coalizione stabile, le alternative possibili saranno un governo di minoranza o nuove elezioni.  

Il risultato elettorale è importante perché l’Italia si trova ancora alle prese con una serie di criticità strutturali che ostacolano la crescita, nonostante il miglioramento congiunturale dell’economia negli ultimi due anni. È necessario un governo in grado di portare avanti le riforme strutturali necessarie, che contribuiscano ad aumentare la crescita e a rendere più sostenibili il sistema bancario e le finanze pubbliche. L’assenza di un governo forte lascerebbe irrisolta la maggior parte di questi problemi. Ciò potrebbe limitare la crescita economica dell’Italia nel lungo termine, mantenendo elevati i rischi politici.

Ciononostante, ritengo che nel breve termine i rischi di uscita dell’Italia dall’euro siano limitati. Nessuno dei due partiti che più probabilmente potranno risultare a capo di un nuovo governo è favorevole all’uscita dalla zona euro. E anche se fosse eletto un governo euroscettico, un referendum sulla zona euro o sull’adesione all’UE dovrebbe affrontare barriere costituzionali piuttosto complesse. Inoltre, nel breve termine i costi economici e finanziari risulterebbero ben superiori a quelli registrati durante la crisi finanziaria. I rischi di Italexit sono però più elevati nel lungo periodo, soprattutto se il paese non riuscirà a uscire dalla bassa crescita e dalla trappola di un’elevata disoccupazione. 

I risultati delle elezioni italiane potrebbero innescare una maggiore volatilità sul mercato dei BTP che nel corso del 2017 ha ben performato. Detto questo, si tratta di un rischio di cui il mercato è ben consapevole, senza contare l’improbabilità di un governo euroscettico. I BTP, inoltre, dovrebbero ricevere ulteriore sostegno da parte della Banca centrale europea. Sebbene la BCE stia ridimensionando il proprio programma di acquisti a causa della debolezza dell’inflazione sottostante, è probabile che continui ad acquistare BTP per un certo periodo di tempo.
Per di più l’Italia attualmente registra un surplus delle partite correnti e, di conseguenza, esporta capitali nel resto del mondo. È probabile quindi che i prezzi dei BTP restino sostenuti nel breve termine. Di conseguenza restiamo sovrappesati sui BTP rispetto ai bund tedeschi.  

Continuiamo tuttavia a monitorare con molta attenzione gli indicatori politici ed economici, in particolare l’eventualità di un più rapido inasprimento da parte della BCE, di un allentamento della politica fiscale o di un rallentamento delle riforme strutturali dopo le elezioni. In conclusione, in un contesto che nel lungo termine presenta ancora sfide significative per l’Italia, cercheremmo di ridurre il rischio nel caso in cui i BTP continuassero a registrare risultati migliori dei bund tedeschi nel periodo precedente le elezioni.


Jeremy Lawson – Capo Economista – Aberdeen Standard Investments