Eurozona: crescita ancora robusta, ma forse in calo dai massimi

Mark Haefele -

Da inizio anno le azioni dell’eurozona hanno superato quelle britanniche di oltre 4 punti percentuali, ma non vediamo catalizzatori per un’ulteriore sovraperformance. Pertanto, abbiamo chiuso il sovrappeso sull’azionario dell’eurozona rispetto al Regno Unito, mantenendo invece il sovrappeso sulle azioni globali.

Avevamo aperto questa posizione di valore relativo, insieme ad altre, per cercare di generare alfa in un contesto di mercato più difficile. L’avvio della posizione, che risale a maggio 2017, era legato alla nostra aspettativa di una crescita degli utili più sostenuta nell’eurozona, unita all’effetto frenante esercitato dall’apprezzamento della sterlina sugli utili delle aziende britanniche. Ora abbiamo deciso di chiudere la posizione per vari motivi.

  1. Le prospettive di crescita della regione rimangono positive ma, dopo l’espansione più rapida da 10 anni a questa parte registrata l’anno scorso, la fase di massima accelerazione potrebbe essersi conclusa. La produzione industriale tedesca è inaspettatamente calata a febbraio, l’ultimo di una serie di andamenti deludenti.
    L’indice Citi delle sorprese economiche nell’eurozona è sceso a -65, da un massimo di +90 a novembre, segnalando che i dati pubblicati quest’anno sono stati costantemente peggiori del previsto. Anche le indagini sulla fiducia delle imprese segnalano una perdita di slancio. L’indice composito dei responsabili degli acquisti (PMI) della regione ha subito una flessione mensile di quasi 2 punti a marzo, la più marcata dal 2012, quando era in atto una recessione.
  2. Ci aspettiamo ancora una crescita degli utili relativamente solida per l’anno in corso. Ma, come la fiducia delle imprese, anche l’ottimismo circa i profitti aziendali si è smorzato. Le previsioni di consenso sulla crescita degli utili nel 2018 sono scese a poco più del 7%, da quasi il 10% di febbraio, a conferma dell’andamento superiore alle attese del 2017. La nostra proiezione è di un aumento del 9-11% degli utili per azione delle società incluse nell’indice MSCI EMU. La combinazione di solido incremento dei fatturati ed espansione dei margini di profitto grazie alla leva operativa dovrebbe più che compensare l’effetto cambio negativo derivante dalla forza della moneta unica.
  3. Continuiamo a ritenere che il mercato del Regno Unito sia destinato a sottoperformare l’azionario globale nei prossimi sei mesi; sono però aumentati i rischi ai quali è esposta questa posizione, a causa dell’elevato peso del settore dell’energia nell’indice britannico (pari al 16% contro il 5% nell’eurozona e il 6% nell’indice MSCI All Country World). Infatti, anche se il nostro scenario di riferimento rimane incentrato su una flessione dei prezzi del greggio dovuta all’aumento dell’offerta globale, la recrudescenza delle tensioni politiche in Medio Oriente e il forte calo della produzione del Venezuela fanno aumentare la possibilità di un rialzo delle quotazioni petrolifere a breve termine.

La chiusura di questa posizione di valore relativo non modifica il nostro orientamento di propensione al rischio: manteniamo in sovrappeso i mercati azionari globali, alla luce delle prospettive positive della crescita dell’economia e degli utili. Tuttavia, con l’ingresso nell’ultima fase del ciclo, riteniamo prudente cominciare ad assumere gradualmente una protezione contro i rischi estremi. Deteniamo una copertura sull’azionario americano. Inoltre, sovrappesiamo i Treasury statunitensi a 10 anni rispetto alla liquidità e preferiamo lo yen giapponese rispetto al dollaro neozelandese, due posizioni che a nostro avviso potrebbero registrare buone performance sia nel nostro scenario di riferimento che in caso di ribasso azionario. Dopo un inconsueto periodo di calma piatta sui mercati azionari, la volatilità è tornata a livelli più normali. In questo contesto di maggiori oscillazioni dei prezzi, cercheremo ulteriori opportunità di valore relativo.


Mark Haefele – Global Chief Investment Officer WM – UBS