La “Old Economy” colpisce ancora
I prezzi del petrolio rischiano attualmente di subire dei picchi. Poiché il rischio geopolitico continua a crescere in Medio Oriente e le dinamiche dell’offerta restano relativamente limitate, riteniamo che nelle prossime settimane il prezzo del petrolio potrebbe aumentare significativamente, quando la “Old Economy” tornerà a colpire.
Stiamo assistendo alla nascita di un nuovo Ordine Mondiale, con gli Stati Uniti che continuano il loro percorso incentrato sul protezionismo, decidendo di ritirarsi dall’accordo nucleare iraniano a inizio maggio. Le alleanze incondizionate del secondo dopoguerra, che hanno avuto un’influenza tale da portare stabilità in Medio Oriente negli ultimi 70 anni, sono state sostituite da rapporti maggiormente incentrati su determinati temi, lasciando la regione con una rete di sicurezza più debole.
Inoltre, adesso che gli Stati Uniti sono molto meno dipendenti dal resto del mondo per le forniture di combustibili fossili – principalmente grazie allo sviluppo del mercato domestico dello shale gas – si riduce anche l’interesse del paese nel mantenere l’attuale stabilità in Medio Oriente.
Tuttavia, le scorte in eccedenza derivanti dall’aumento dello shale gas hanno contribuito alla creazione di una più stretta cooperazione tra l’OPEC e la Russia, che da quel momento ha ridotto con successo l’eccesso di fornitura. Le tensioni geopolitiche in Medio Oriente si palesano in un momento in cui gli equilibri di mercato sono già piuttosto instabili.
Riteniamo che, dato il forte declino della produzione venezuelana e le problematiche strutturali che frenano l’adeguamento delle scorte statunitensi, l’elemento da tenere in considerazione sarà la situazione del petrolio iraniano.
A nostro avviso il petrolio sta diventando un fattore di rischio per via delle condizioni geopolitiche più che per effetto di un rafforzamento dell’economia globale.
Implicazioni per gli investimenti
- Le correlazioni tra il Brent e le altre asset class sono significativamente cambiate
- La Russia potrebbe registrare un’inversione di tendenza rispetto alla scarsa performance riportata dagli altri mercati emergenti
- A nostro parere, le azioni del comparto dell’energia, viste le basse valutazioni, dovrebbero trarre vantaggio dalla situazione
- L’aumento dei prezzi del petrolio incrementa le pressioni inflazionistiche, mantenendo invece le pressioni ribassiste sui rendimenti statunitensi
- Più in generale, riteniamo che l’incremento delle tensioni geopolitiche dovrebbe pesare sul sentiment di rischio, anche se gli asset rischiosi dovrebbero continuare ad essere supportati dalle attuali dinamiche del ciclo di business
Salman Ahmed – Chief Investment Strategist – Lombard Odier IM