Perché la volatilità è (ancora) così importante per i mercati

Arif Husain -

La volatilità è sempre stata un elemento chiave da tenere in considerazione per gli investitori, ma per gran parte del tempo dalla crisi finanziaria in poi, ad essere rilevante è stata soprattutto la sua assenza.

Tuttavia, mentre le banche centrali iniziano a ritirare i programmi di quantitative easing, il rischio politico cresce in alcune aree e le prospettive di guerre commerciali aumentano, la volatilità potrebbe ritornare sulla scena, e molti investitori potrebbero restare sorpresi dai rischi, se non si preparano.

Le tre componenti della volatilità

La volatilità implicita, e quindi il rischio, sia del mercato azionario che di quello obbligazionario è stata vicino al minimo storico negli ultimi anni. Per capire perché, dobbiamo entrare più in profondità nei tre elementi chiave della volatilità dei mercati: la macroeconomia, la geopolitica e le bolle dei prezzi degli asset.

La volatilità macroeconomica è guidata da fattori come le aspettative di crescita, l’inflazione e i movimenti dei tassi di interesse. I trilioni di dollari che le banche centrali hanno immesso nell’economia attraverso i QE dalla crisi globale in poi, hanno mantenuto alta l’offerta di liquidità e bassi i tassi di interesse, supportando i mercati del credito e le economie nazionali. Il QE ha anche cambiato l’offerta di asset, spingendo gli investitori globali a detenere maggiore liquidità.

La crescita costante in Cina, la cui quota negli investimenti globali è aumentata negli ultimi anni, ha contribuito al contesto macroeconomico di bassa volatilità. Il basso prezzo del petrolio ha avuto un impatto simile, agendo come uno stimolo o un’agevolazione fiscale per i consumatori.

Sulla carta, la volatilità geopolitica avrebbe dovuto essere elevata negli ultimi anni. Soffermandoci solo sul 2017: Donald Trump è stato eletto Presidente degli Stati Uniti, il Regno Unito ha invocato l’articolo 50 per iniziare formalmente il processo di uscita dall’UE, diversi partiti anti-establishment hanno contestato i risultati elettorali in Europa e le tensioni in Medio Oriente e nella Penisola Coreana sono state persistenti. Nonostante ciò, il 2017 verrà ricordato per la calma dei mercati; i rischi descritti in precedenza sono apparsi e scomparsi senza causare una disruption continuativa. Ciò può essere legato in parte all’effetto tranquillizzante del QE descritto sopra, ma potrebbe anche essere dovuto al fatto che la frequenza continua di eventi politici inusuali negli ultimi anni ha portato a una certa indifferenza: i mercati tendono a non muoversi troppo quando gli investitori sono talmente abituati a risultati sorprendenti da non reagire.

Infine, sebbene il periodo post-crisi sia stato segnato da una forte crescita dei prezzi degli asset, non è ancora stato interessato da alcuna bolla. Ancora una volta la liquidità fornita dalle banche centrali può aver contribuito, tenendo i prezzi alti in maniera artificiale.

La fine del QE potrebbe scatenare le forze naturali del mercato

Riassumendo, i tre principali driver della volatilità sono stati tutti controllati nel post-crisi. Tuttavia, è improbabile che ciò continui. Il ritiro delle politiche di QE dovrebbe scatenare le forze naturali del mercato, che sono state soppresse dai grandi volumi di liquidità immessi nel sistema. La Fed e la BoE hanno già iniziato a ridurre i programmi di QE, mentre la BCE e la BoJ dovrebbero seguirli a tempo debito.

Nel frattempo, la Cina sta ribilanciando la propria economia dal focus su manifattura e costruzioni verso i settori dei servizi e dei consumi. Sebbene finora sembra che il Partito Comunista al potere stia gestendo bene tale processo, potrebbe faticare a raggiungere i livelli di crescita degli scorsi anni durante questo periodo di transizione. Anche i prezzi dell’energia sembrano prossimi a un aumento, trasformando quello che era un sussidio in una tassa sui consumatori.

Senza la rassicurazione che il QE forniva ai mercati, anche gli eventi geopolitici potrebbero iniziare a creare maggiore volatilità. In molti Paesi chiave si terranno le elezioni quest’anno, diverse delle quali saranno contestate da partiti populisti e anti-establishment e personalità accusate di corruzione.

Esiste anche la possibilità che il ritiro del QE potrebbe portare all’innesco di bolle dei prezzi degli asset. Alcuni segnali sono già apparsi quest’anno. L’improvviso aumento della volatilità di febbraio ha portato a drammatiche perdite per gli ETF che scommettono contro la volatilità, scelti da molti investitori convinti che la volatilità sarebbe rimasta bassa. La recente caduta del prezzo dei Bitcoin viene indicata da alcuni osservatori come un classico esempio di scoppio di una bolla.

Conclusioni

Gli investitori che mirano a posizionarsi in vista di un potenziale ritorno della volatilità dovrebbero quindi beneficiare dall’adozione di un approccio differente, basato su una allocazione attiva su Paesi, settori e duration. Momenti come questi, quando i Paesi di tutto il mondo si trovano in fasi diverse dei loro cicli dei tassi di interesse, rappresentano una buona opportunità per costruire portafogli diversificati in termini di aree geografiche e mercati, scegliendo asset con una bassa correlazione. Riteniamo che questo approccio possa essere il più efficiente per navigare un periodo di volatilità, come potrebbe essere quello che abbiamo davanti.


Arif Husain – Head of International Fixed Income – T. Rowe Price