Crescono i posti di lavoro creati dalla reindustrializzazione

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Lo dicono i dati 2014-2017 dell’Unità di Gestione delle Vertenze delle imprese in crisi (UGV) del ministero dello Sviluppo Economico. La tendenza è stata alimentata da un’innovazione nel modello di approccio fondata su prevenzione, collaborazione tra pubblico e privato, riqualificazione e ricollocamento.

Negli ultimi quattro anni (2014-2017) l’Unità di Gestione delle Vertenze delle imprese in crisi (UGV) del ministero dello Sviluppo Economico ha gestito 160 casi che hanno interessato 617mila lavoratori: 77.125 (13%) hanno trovato una nuova occupazione attraverso un processo di reindustrializzazione.

L’orientamento alla reindustrializzazione ha fortemente caratterizzato l’attività dell’UGV portando alla definizione di un nuovo modello operativo fondato su prevenzione, collaborazione tra pubblico e privato, riqualificazione e ricollocamento (nella stessa azienda o altrove), che ha innovato rispetto al precedente modello basato su mobilità incentivata e interventi a crisi già in corso.

Nell’ultimo anno, l’UGV del MISE ha gestito casi di crisi che hanno interessato 190mila lavoratori interessati: 23.750 (13%) hanno trovato un’occupazione, oltre il 50% attraverso il nuovo modello di reindustrializzazione, applicato con successo in numerosi settori (automotive, ceramica, componentistica, elettronica e micro-elettronica).

L’applicazione del nuovo modello ha portato in undici casi, utilizzati dal MISE come campione (Blutec, IND Italia, Sangalli, Ideal Standard, Embraco, Whirlpool, Lucchini, Ginori, LFoundry e Schneider), a un sensibile incremento nella preservazione dei livelli occupazionali: in questi casi sono stati salvati 2.600 posti di lavoro su 13.000 addetti pre-crisi (20%).

I dati sono stati presentati da Giampietro Castano, Responsabile Unità di crisi d’Impresa del ministero dello Sviluppo Economico, nel corso del convegno Reindustrializzazioni e crisi aziendali: nuovi strumenti e nuove metodologie, tenutosi oggi a Milano, organizzato dalla società di consulenza EMS e dal Gruppo Intersettoriale Direttori del Personale (GIDP).

In uno scenario caratterizzato dall’onda lunga della crisi economica, il MISE ha innovato nell’approccio superando il modello basato su cassa integrazione, prepensionamenti e mobilità incentivata (oggi economicamente non più sostenibile) e puntando su processi di reindustrializzazione attraverso soluzioni industriali sostenibili nel lungo periodo.

Il nuovo corso si fonda su una stretta collaborazione tra aziende in crisi, istituzioni pubbliche, investitori privati e organizzazioni sindacali. L’obiettivo è prevenire le situazioni di difficoltà, investire sulla formazione delle risorse umane e individuare nuove opportunità anche provenienti da altre imprese interessate a subentrare.

Nel modello di partnership pubblico-privato, il MISE esercita un ruolo d’indirizzo e offre incentivi mirati, mentre i privati intervengono per definire le soluzioni operative, formare gli addetti e collaborare alla definizione delle nuove opportunità.

Il MISE ha inoltre stimolato la nascita di AssoReind, un’associazione composta da soggetti privati che già sono advisor nella gestione delle crisi. AssoReind opererà in coordinamento con le Regioni e gli altri stakeholder con l’obiettivo di proporre strumenti operativi per la soluzione delle crisi e proposte legislative.

Giampietro Castano, Responsabile Unità di crisi d’Impresa del ministero dello Sviluppo Economico, ha dichiarato: “L’UGV del MISE è fortemente impegnata nel sostegno alla reindustrializzazione. La sinergia tra istituzioni, imprese, parti sociali e società di consulenza ha portato a definire un modello che negli ultimi anni ha dato risultati soddisfacenti in termini occupazione e rilancio delle aziende. Bisogna proseguire in questa direzione”.

Stefano Scaroni, Partner & Fondatore di EMS, ha dichiarato: “Spesso siamo chiamati come advisor da aziende che stanno affrontando crisi profonde, che indirizziamo verso soluzioni di reindustrializzazione come possibile alternativa a scelte che altrimenti impatterebbero in maniera diretta a livello sociale, sull’occupazione e sul territorio. All’interno della nostra rete individuiamo poi quelle realtà in crescita, con solidi progetti imprenditoriali, per cui il coinvolgimento come subentrante in percorsi di reindustrializzazione rappresenti un’opportunità per insediarsi in un territorio ed attingere da una forza lavoro disponibile”.