L’Ape sociale prosegue il proprio iter con prospettive future però incerte

Roberto Carli -

Le prospettive future dell’Ape sociale appaiono quanto mai incerte. Nei piani del nuovo Governo gialloverde sembra infatti non rientrare lasciando lo spazio ad altre misure come la pensione di cittadinanza.

Nel frattempo, a bocce per dir così ferme, l’Anticipo pensionistico agevolato prosegue la propria marcia nell’anno in corso che è l’ultimo della sperimentazione biennale .

In premessa va ricordato come la finalità della prestazione è quella di “accompagnare” con un reddito finanziario ponte alcune categorie di lavoratori ritenuti meritevoli di tutela dall’ordinamento. E’corrisposta ogni mese per 12 mensilità nell’anno, fino all’età prevista per il conseguimento della pensione di vecchiaia (dal 2018 pari a 66 anni e 7 mesi per tutti, dal 2019 pari a 67 anni o comunque fino al raggiungimento dei requisiti per la pensione anticipata, ), sino a un massimo di 3 anni e 7 mesi; è pari all’importo della rata mensile della pensione calcolata al momento dell’accesso alla prestazione e non può in ogni caso superare l’importo massimo mensile di 1.500 euro.

Chi può accedervi ? I disoccupati che da almeno tre mesi abbiano esaurito la prestazione per disoccupazione loro spettante, i lavoratori che assistono da almeno sei mesi il coniuge o un parente di primo grado con disabilità grave, i lavoratori affetti da riduzione della capacità lavorativa almeno pari al 74 per cento, i lavoratori che da almeno sei degli ultimi sette anni  di lavoro, svolgono in maniera continuativa le professioni difficoltose e rischiose elencate in un apposito allegato.

Agli appartenenti alle prime tre categorie è richiesta anche un’anzianità contributiva minima di 30 anni, che sale a 36 per la quarta. Con l’ultima manovra finanziaria si è poi prevista per le donne con figli una riduzione del requisito contributivo minimo (dei 30/36 anni) richiesto per l’accesso al beneficio, nella misura di 12 mesi per ciascun figlio, per un massimo di 24 mesi.

Si è poi ampliata la platea dei destinatari ricomprendendo anche coloro che siano in stato di disoccupazione a seguito di scadenza del termine del rapporto di lavoro a tempo determinato, a condizione che abbiano avuto, nei 36 mesi precedenti la cessazione del rapporto, periodi di lavoro dipendente per almeno 18 mesi, che possono anche non essere continuativi ed abbiano concluso, da almeno 3 mesi, di godere della prestazione di disoccupazione loro spettante.

Andando alle tappe cronologiche va ricordato che fino al prossimo 15 luglio è infatti possibile presentare all’Inps la relativa istanza di accertamento dei requisiti a cui l’Ente previdenziale dovrà rispondere entro il 15 ottobre. La domanda può essere inoltrata tramite patronato, o direttamente dall’interessato attraverso il portale web dell’Inps, se in possesso delle credenziali di accesso (codice Pin dispositivo, carta nazionale dei servizi o identità unica digitale Spid di secondo livello). In caso di risposta positiva sarà poi possibile accedere alla prestazione assistenziale vera e propria.

Va ricordato poi come entro lo scorso 31 marzo si prevedeva la presentazione delle le domande per il riconoscimento delle condizioni di accesso al beneficio in relazione alla quali l’Inps doveva fornire riscontro entro il 30 giugno. In successione vi sarà poi una ulteriore fase di monitoraggio per quel che riguarda le richieste prodotte tra il 16 luglio ed il 30 novembre 2018 con termine di risposta da parte dell’Inps fissata al 31 dicembre 2018.

Nel caso in cui dovessero esserci eventuali domande presentate oltre i rispettivi termini di scadenza saranno prese in considerazione esclusivamente se all’esito del monitoraggio dello “scaglione” precedente residuano le necessarie risorse finanziarie