Le sfide della governance in India

Tenisha Elliott -

Negli ultimi dieci anni, l’India ha affrontato scandali politici di dominio pubblico coinvolgendo alcune delle più grandi blue chip del Paese.

Ne sono un esempio gli errori contabili di Satyam del 2009 (che nel 2018 hanno portato al divieto di condurre revisioni contabili in India per due anni per PWC), il disinteresse per gli azionisti di minoranza riscontrato in Tata Group nel 2016 e la rivolta degli azionisti sulle transazioni delle parti coinvolte a Raymond nel 2017. La storia ha dimostrato che ciascuno di questi scandali ha portato a tentativi di riforma del governo societario. Tuttavia, i ripetuti sforzi delle autorità per promulgare un maggior numero di leggi non hanno prodotto gli effetti desiderati.

Nel primo trimestre del 2018 la SEBI (Securities and Exchange Board of India) ha proposto di creare una nuova serie di regole volte a migliorare gli standard di governo societario. Queste regole derivano direttamente dalle ottanta raccomandazioni proposte dal Comitato Kotak per la Corporate Governance su un’ampia gamma di temi, da miglioramenti alla struttura e all’efficacia dei consigli di amministrazione a una maggiore trasparenza delle transazioni tra parti correlate. La SEBI ha anche annunciato dei cambiamenti al sistema di applicazione di queste disposizioni, tra cui procedure di sospensione degli scambi delle azioni di quelle società che si mostrano recidive nel non rispettare le norme relative alla governance.

Questi cambiamenti sono certamente un passo in avanti, tuttavia gli ostacoli che emergono dal contesto locale potrebbero ostacolare il progresso previsto. Molte società indiane sono gestite dai rispettivi promoter, gruppo di soggetti o famiglie che hanno fondato le società e che ne hanno di fatto il pieno controllo. Le società di questo tipo rappresentano il 45% del mercato. Questi “promoter” non solo hanno importanti partecipazioni economiche e relativi diritti di voto, ma secondo la legge indiana hanno anche un’ulteriore responsabilità finanziaria nei confronti della società. Ciò contribuisce ad aumentare la riluttanza a discostarsi dall’applicazione rigorosa delle stringenti regolamentazioni del mercato. A nostro avviso, tuttavia, un approccio basato esclusivamente sulla normativa non sarà sufficiente a migliorare la trasparenza delle società nei confronti degli investitori di minoranza. L’impatto maggiore potrebbe derivare da un cambiamento culturale e dalla comprensione dell’importanza delle migliori pratiche di governo aziendale da parte dei soggetti direttamente interessati.

L’approccio “rispetta o spiega” (comply or explain), non è ben compreso da molti partecipanti del mercato indiano. Sia le autorità che i promoter si sentono più tutelati dall’attuale approccio alla compliance, caratterizzato da specifiche norme di governo societario da rispettare, e sono meno propensi a passare a un modello che ponga l’accento sull’interpretazione delle migliori pratiche di governo societario.

Nel 2017 l’IRDA (Insurance Regulatory Authority of India) ha pubblicato il proprio Codice di Buona Amministrazione, che stabilisce i principi che dovrebbero essere adottati dagli assicuratori, che sono tra i principali investitori istituzionali indiani. L’iniziativa è sicuramente positiva, tuttavia in futuro sarà necessario un codice unico per tutti gli investitori che partecipano al mercato. Tale codice dovrebbe anche fornire le linee guida per gli investitori istituzionali stranieri nell’interazione con le società, dato il contesto specifico indiano, caratterizzato dal ruolo centrale dei promoter e dalla grande influenza che le imprese controllate dallo Stato hanno sulle pratiche di mercato.

Una delle principali preoccupazioni che vediamo nel mercato indiano è la mancanza di responsabilità da parte dei comitati per la revisione contabile. In qualità di investitori, riteniamo di essere meglio tutelati dalle strutture societarie che garantiscono che i comitati di controllo interno siano in grado di valutare e mettere in discussione le scelte del management. A tal fine, consideriamo la competenza e l’indipendenza dei membri del comitato per il controllo interno un requisito fondamentale per la loro efficacia.

Un esempio di promozione di migliori pratiche di governo aziendale viene dal Brasile, e in modo specifico dal segmento Novo Mercado. B3, la borsa di San Paolo, ha creato un segmento premium per il quale l’adozione dei miglior principi di governo aziendale è un prerequisito. Questi standard più elevati possono portare a un incremento degli investimenti stranieri, dato che gli investitori sono disposti a pagare un premio per la riduzione del rischio legato al governo societario.

In conclusione, esistono ancora grandi sfide per quanto riguarda l’attuazione delle disposizioni in materia di buon governo. Fondamentalmente, crediamo che ci sarà bisogno di un cambiamento culturale per i promoter che li porti a capire i benefici che una base di azionisti coinvolti nella gestione della società può portare.

Siamo incoraggiati dalla direzione del processo nel suo complesso, che comprende colloqui sull’attuazione di un codice di buona amministrazione indiano. Le sue possibilità di successo dipendono dal riconoscimento delle imprese della necessità di passare a strutture di governo societario più solide e, soprattutto, dal fatto che gli investitori locali e internazionali svolgano un ruolo più attivo di gestione.


Tenisha Elliott – Analista Associato del team Governance and Sustainable Investment – BMO Global Asset Management