I rischi di quota 100 secondo gli organismi tecnici

Roberto Carli -

Nella Nota di aggiornamento al Documento di Economia e Finanza si profila un pacchetto di interventi in ambito previdenziale che è finalizzato ad accentuare le caratteristiche di flessibilità in uscita nel nostro sistema pensionistico. Il meccanismo “cardine” è rappresentato dalla introduzione di “quota 100” che parte con 62 anni di età e 38 anni di contributi.

Al di là della salvaguardia di tipo sociale la misura è finalizzata, così come più volte sottolineato dal Governo, a rendere meno ingessato il mercato del lavoro favorendo il processo di turnover del personale in maniera tale che , unitamente al progresso tecnologico, si potrà efficientare l’attività sia nel comparto pubblico che in quello privato. Su questo profilo si è discusso anche nella riunione della Cabina di regia sugli investimenti tenutasi a Palazzo Chigi con i manager delle principali aziende pubbliche. “Quota 100” significa superare la riforma Fornero che viene considerata però dai principali organismi internazionali e nazionali un presidio di sostenibilità di un sistema pensionistico come il nostro gravato da un accentuato fenomeno di senilizzazione della popolazione.

I rischi dell’intraprendere questa strada sono stati rappresentati nel corso delle specifiche audizioni parlamentari della Banca d’Italia sulla NADEF e dell’Inps sul disegno di legge sul ricalcolo delle pensioni d’oro.. In particolare la Banca d’Italia ha rimarcato come il contenimento del debito nel lungo periodo presuppone anche la capacità della finanza pubblica di far fronte all’aumento della spesa determinato dall’invecchiamento della popolazione.

La Nota di aggiornamento al DEF sottolinea le riforme pensionistiche introdotte negli ultimi venti anni hanno significativamente migliorato sia la sostenibilità, sia l’equità intergenerazionale del sistema pensionistico italiano. Viene ritenuto allora da Bankitalia fondamentale non tornare indietro su questi due fronti, soprattutto quando, come viene messo in evidenza dalle ultime previsioni di lungo periodo della Commissione europea sulla spesa connessa all’invecchiamento della popolazione, i rischi per la sostenibilità dei conti pubblici aumentano anche a causa del peggioramento delle proiezioni demografiche.

Passando all’intervento del Presidente Tito Boeri ha posto in evidenza come secondo le stime dell’Ente di previdenza obbligatorio uscite consentite con un minimo di 38 anni di contributi e 62 di età oppure abolendo l’indicizzazione alla speranza di visita dei requisiti contributivi minimi per la pensione anticipata (a tutte le età) portano ad un incremento dell’ordine di 100 miliardi del debito pensionistico destinato a gravare sulle generazioni future e, già nel 2021 a un incremento ulteriore (oltre la famosa gobba) di circa un punto di pil della spesa pensionistica. E’ pericolosa, prosegue l’Inps, la scelta di incoraggiare più di 400.000 pensionamenti aggiuntivi proprio mentre si avviano al pensionamento le generazioni dei baby boomers e il numero di contribuenti tende ad assottigliarsi.

E’ un’operazione che fa aumentare la spesa pensionistica mentre riduce in modo consistente i contributi previdenziali anche nel caso in cui ci fosse davvero, come auspicato dal Governo, una sostituzione uno a uno tra chi esce e chi entra nel mercato del lavoro. Il lavoro dell’ Ente previdenziale per raccogliere fondi da imprese e lavoratori per pagare le pensioni in essere sarebbe poi fortemente indebolita nel caso venissero varate misure di condono contributivo, che hanno il duplice effetto di diminuire le entrate ed aumentare le uscite. Il rischio, osserva Boeri, allora è quello di minare alle basi la solidità del nostro sistema pensionistico. Con quota 100, prosegue Boeri, si avvantaggeranno poi soprattutto gli uomini, con redditi medio alti e i lavoratori del settore pubblico.

Penalizzate invece le donne tradite da requisiti contributivi elevati (quando hanno carriere molto più discontinue degli uomini), e dall’aver dovuto subire sin qui, con l’opzione donna, riduzioni molto consistenti dei trattamenti pensionistici, quando ora per lo più gli uomini potranno andare in pensione prima senza alcuna penalizzazione.