Le economie mondiali banchettano con il debito Usa

Legg Mason -

L’andamento dei titoli di Stato statunitensi è influenzato principalmente dalla politica della Fed piuttosto che dalle prospettive di crescita del paese; le valute dei mercati emergenti hanno registrato un aumentato dopo il secondo trimestre; la Cina ha ridotto le proprie esposizioni sui titoli di Stato statunitensi insieme al resto delle proprie riserve valutarie.

La rapida caduta e l’immediata ripresa dei rendimenti dei titoli di Stato USA, insieme alla flessione del mercato azionario, hanno evidenziato una recente caratteristica del mercato: la ricerca di rendimenti sicuri.

La Fed è dichiaratamente ottimista per quanto riguarda l’economia americana e dispone di dati a supporto della propria tesi.

Quanto appena detto rappresenta dunque la principale differenza rispetto alle altre banche centrali, sia grandi che piccole, molte banche nei mercati emergenti (EM) in risposta alle crisi economiche si sono irrigidite, mentre la BCE e la Bank of Japan continuano a sostenere le proprie, ancora fragili, economie. Nonostante le crescenti sfide del commercio globale, la crescita degli Stati Uniti rappresenterebbe uno scenario positivo anche per le economie estere.

E se il FOMC continua la sua retromarcia sul quantative easing, sui mercati azionari il rapido aumento dei rendimenti dei titoli di Stato a 10 e a 30 anni, piuttosto che essere interpretato come un segnale di crescita a bassa inflazione, ha scaturito la paura di un futuro picco dell’inflazione.

leggmason le economie mondiali banchettano con il debito usa

I monelli crescono         

Dalla fine del secondo trimestre 2018, tre delle valute emergenti più problematiche hanno fatto registrare netti rialzi, il peso argentino, il real brasiliano e la lira turca sono aumentate rispettivamente del 15,0%, 8,8% e del 6,8%. Per il rublo russo c’è stato invece un aumentato frazionario dello 0,3% e sebbene durante lo stesso periodo il dollaro USA sia cresciuto rispetto a un paniere delle principali valute del 2%, i rialzi sopracitati restano comunque significativi.

La crescita del peso argentino è stata particolarmente notevole, il 28 settembre la valuta veniva scambiata contro la banconota verde a 41,5 e senza l’apparente intervento della banca centrale, il 16 ottobre è riuscita a chiudere a 35,9, è stata una piccola ma significativa vittoria per il piano di salvataggio del FMI, almeno finora. L’esigua crescita del rublo dalla fine dell’ultimo trimestre maschera il calo dell’11,8% rispetto al dollaro USA dall’inizio dell’anno, ma l’aumento del prezzo del petrolio greggio, da 66,40$ a 81,60$, equivale ad un aumento in dollari del 22,9%, e sostanzialmente attenua tutte le sanzioni, attuali e future, espresse in tale valuta.

In primo piano: I titoli di Stato USA nelle mani della Cina     

Al 30 settembre, le riserve in moneta estera (FX) cinesi si attestavano a 3,09 bilioni dollari nelle diverse valute, in calo dell’1,7% dalla fine del 2017. Inoltre, sempre al 30 settembre, le disponibilità cinesi di titoli di Stato USA ammontavano a 1,16 bilioni dollari, anche questo dato in calo dell’1,67% rispetto la fine dello scorso anno. Ciò suggerisce che qualunque sia stata la causa della riduzione delle riserve valutarie estere, non c’è stata una vendita preferenziale. Staremo a veder quali politiche si attueranno su questi due asset durante il corso dell’anno …

Nel frattempo, la Banca popolare cinese (PBoC), nell’intento di sostenere la crescita del paese, si è concentrata maggiormente sulla politica interna piuttosto che sui fattori esterni. Per la quarta volta durante quest’anno ha ridotto il coefficiente di riserva richiesto (RRR) alle banche, sia grandi che piccole, facilitando l’accesso al credito confermando inoltre la volontà di una politica incentrata sulla propria valuta, il cui prezzo è determinato dal mercato secondo l’andamento di un paniere di altre valute.