Hedge Invest SGR: aggiornamento mensile sulle principali strategie

Lorenzo Di Mattia, Alessandro Barison -

La prospettiva che un rallentamento globale possa materializzarsi prima delle attese sta diventando sempre più preoccupante.

L’unico elemento che non supportava un outlook ‘bearish’ per l’economia era il credito USA; tuttavia, anche in quest’area la situazione ha iniziato a cambiare durante la seconda metà di novembre, quando l’high yield statunitense e i leveraged loan sono scesi al di sotto dei minimi del mese di ottobre, senza riuscire a recuperare in modo consistente nell’ultima settimana del mese.

La curva dei rendimenti in questo momento è praticamente piatta e non molto lontana da un’inversione. Da una parte è vero che in passato la curva è rimasta invertita per più di un anno prima che si entrasse effettivamente in un regime di bear market. Dall’altra parte, va considerato che la curva dei rendimenti è influenzata dalla politica monetaria della Fed. Solitamente in passato la banca centrale iniziava l’inasprimento monetario molto prima nel corso del ciclo economico, interrompendo il tightening ben prima che l’economia incominciasse ad indebolirsi. Di conseguenza, la spinta all’inversione della curva si verificava in anticipo rispetto all’inizio del bear market. Al contrario, nella situazione attuale il rallentamento potrebbe essere molto più vicino di quanto la storia suggerisca. Se ciò fosse vero, significherebbe che la Fed ha alzato i tassi e implementato il quantitative tightening quando era già iniziata la fase di slowdown dell’economia, contribuendo con tutta probabilità ad aggravarla per i prossimi mesi.

Ci aspettiamo che l’S&P500 testi nuovamente i minimi di ottobre, con una possibile discesa del 3%-4% al di sotto di quei livelli. In seguito, dovrebbe esserci spazio per un rally più sostenibile perché la Fed sarà forzata a mettere in pausa i rialzi e ad adottare una retorica molto accomodante, mentre le aspettative sugli utili saranno state ridotte abbastanza da poter essere raggiunte e battute. Crediamo inoltre che i Treasury USA abbiano raggiunto un punto di minimo.

In aumento il rischio di stagflazione

I mercati sembrano essere vicini ad un punto di flessione. Il G20 non ha risolto i problemi a lungo termine e sono quindi in arrivo mesi con range di volatilità molto ampi sugli asset rischiosi.

La retorica ‘dovish’ da parte della Fed a fine novembre ha permesso uno dei migliori rally settimanali degli ultimi anni sullo S&P500 e conferma che la banca centrale aiuterà il Presidente Trump a portare avanti una linea dura nella guerra commerciale con la Cina, se ve ne sarà bisogno.

L’inversione della curva dei rendimenti negli Stati Uniti potrebbe determinare un altro esteso sell-off, dato che storicamente ha sempre rappresentato un indicatore affidabile di instabilità del mercato.

L’incertezza politica pone un cap ai prezzi degli asset e queste settimane saranno particolarmente calde per l’Europa, con il proseguire degli sviluppi della Brexit, la negoziazione sulla legge di bilancio italiana e il tail risk rappresentato dal possibile cambiamento ai vertici del potere in Arabia Saudita.

Una crescita minore, banche centrali meno aggressive e un’inflazione vicina ai livelli target per via della guerra commerciale potrebbero portare alla stagflazione, molto difficile da gestire con trade strutturali di lungo termine: sarà perciò fondamentale un approccio tattico. Un potenziale ciclo di liquidazione sui fondi potrebbe distruggere anni di performance dell’area long-only; di conseguenza, le forze portanti di questo regime di mercato saranno liquidità, funding e hedging.


Lorenzo Di Mattia – gestore del fondo HI Sibilla Macro – Hedge Invest SGR
Alessandro Barison
– co-gestore del fondo HI QuantWave – Hedge Invest SGR