Investire nel periodo di storico sviluppo dell’Asia

Vanessa Donegan -

Nel corso dei 35 anni che ho trascorso lavorando come investitore in Asia, molte città della regione sono state trasformate dall’incredibile ritmo di sviluppo delle infrastrutture. Il mio primo viaggio in Asia risale al 1983. In quell’occasione visitai i cantieri navali di Singapore, che sono stati sostituiti da palazzoni e bar alla moda, e le piantagioni di gomma in Malesia, che sono diventate parchi industriali.

Le città cinesi sono cambiate a una velocità mozzafiato. Ricordo di aver visto la zona di Pudong a Shanghai, che a metà degli anni ’80 era ancora un’area essenzialmente rurale con un paio di fabbricati per uffici in mezzo. Poco dopo il Consiglio di Stato cinese ha annunciato un ambizioso piano di sviluppo, e oggi abbiamo una vasta rete di trasporti che comprende autostrade, tunnel, ponti e uno dei più grandi aeroporti internazionali della Cina. I grattacieli degli uffici con il loro splendore sono l’immagine della modernizzazione della Cina e un simbolo del suo programma di riforme. Questa energica spinta verso l’industrializzazione e l’urbanizzazione è un fenomeno che riguarda tutta al Cina.

È stato affascinante osservare il ritmo di sviluppo dell’Asia. I suoi abitanti sono passati dalla bicicletta allo scooter all’auto, ma l’infrastruttura stenta a tenere il passo con la domanda. Oggi Jakarta e Manila sono famose per i loro ingorghi, che rappresentano un enorme problema per chi ha un calendario fitto di riunioni. Durante i miei primi viaggi i paesi asiatici erano luoghi ideali per acquistare a prezzi d’occasione: alla fine degli anni ’80 una sterlina valeva circa tre dollari di Singapore, ma ora il tasso di cambio è nettamente inferiore a due. Con l’apprezzamento delle valute e l’aumento dei redditi in Cina e a Singapore, è cresciuto anche il potere d’acquisto dei consumatori. Oggi la situazione si è ribaltata e sono gli acquirenti asiatici a riversarsi in Occidente alla ricerca di occasioni, anche se i nostri centri commerciali impallidiscono rispetto ai loro “mall” scintillanti e climatizzati dove l’esperienza dello shopping è arricchita da gigantesche aree di intrattenimento e ogni genere di ristoranti.

Da esportatori a pionieri della tecnologia

Dai primi anni ’80, quando è iniziata la mia carriera di investitore, sono avvenuti grandi cambiamenti. All’epoca gli investitori nei mercati azionari asiatici si concentravano principalmente su Hong Kong, Australia, Singapore e Malaysia. L’indice Nifty 50 dell’India è stato lanciato nel 1995; l’indice Hang Seng di Hong Kong era dominato da banche, società immobiliari e utility. Un importante cambiamento degli ultimi 30 anni è stato l’apertura dell’accesso alle società cinesi e indiane e la loro crescente rappresentanza negli indici di riferimento.

Negli anni ’80 i paesi emergenti dell’Asia dipendevano dalla produzione e dall’esportazione di merci verso il mondo sviluppato. La loro prosperità era strettamente legata alle fortune degli Stati Uniti e dell’Europa. Se gli Stati Uniti starnutivano, l’Asia prendeva il raffreddore. Dopo la crisi asiatica della fine degli anni ’80 si è registrata una svolta. Invece di accaparrarsi quote di mercato a ogni costo e di accumulare debito, le aziende hanno iniziato a concentrarsi maggiormente sul conseguimento di rendimenti per gli azionisti e sullo sviluppo di modelli di business più sostenibili. Oggi gli investitori prestano molta meno attenzione alle società esportatrici, che tendono ad essere prive di pricing power. Preferiscono invece investire nelle società che beneficiano della crescita strutturale associata all’espansione della classe media e agli investimenti in infrastrutture.

È stato affascinante assistere all’ascesa della Cina come pioniere in ambito tecnologico, salendo lungo la catena del valore dalla produzione di chip di fascia bassa durante i primi anni alla fornitura di servizi di e-commerce, social media e cloud di prim’ordine. Anche quando non riescono ad accedere agli enormi centri commerciali a livello locale, i consumatori cinesi possono facilmente fare acquisti online. Alibaba, con il suo ecosistema attentamente sviluppato che collega milioni di acquirenti e di venditori, sta crescendo rapidamente. Grazie all’ascesa vertiginosa di aziende legate a Internet come Alibaba e Tencent, oggi la Cina rappresenta una quota molto più elevata degli indici regionali asiatici, e dovrebbe continuare a crescere in virtù del previsto aumento della ponderazione attribuita alle aziende cinesi continentali.

Sviluppo di una base di investitori nazionali in Asia

I mercati asiatici sono diventati meno dipendenti dagli investitori esteri per via della crescente importanza degli investitori istituzionali e retail nazionali. Ad esempio, in India si assiste alla finanziarizzazione del risparmio interno. In passato la gente teneva oro e denaro contante sotto il materasso. Oggi gli indiani hanno depositi bancari e documenti di identità adeguati, e iniziano a investire nel mercato azionario attraverso piani di risparmio. Quindi, sebbene quest’anno gli investitori esteri abbiano lasciato i mercati emergenti a causa dei timori per la crescita globale e delle sanzioni commerciali statunitensi, l’India è un esempio di mercato che è rimasto relativamente solido grazie a un bacino di investitori nazionali in rapida espansione.

Come investitori abbiamo oggi una scelta molto più ampia. All’inizio della mia carriera visitavo spesso le aziende manifatturiere di Hong Kong. Molte di loro si sono poi trasferite nella provincia cinese del Guangdong. Oggi queste stesse società si stanno spostando verso nuovi mercati come il Vietnam, che raccoglie attualmente la quota preponderante dei flussi di investimenti diretti esteri. Guidando verso Hanoi dall’aeroporto, sui due lati della strada si vedono fabbriche coreane, taiwanesi e cinesi, molte delle quali hanno nomi familiari. Gli investimenti provenienti dai paesi asiatici più sviluppati stimolano la creazione di posti di lavoro e la crescita del reddito in Vietnam, tenendo al contempo sotto controllo i costi di produzione.

Anche le nazionalità degli investitori residenti a Hong Kong sono cambiate. All’inizio della mia carriera gli investitori erano tipicamente stranieri anglofoni. Successivamente, dopo l’indipendenza di Hong Kong dalla Gran Bretagna, il cantonese è diventato più prevalente. Al giorno d’oggi nelle conference call e nelle riunioni si parla generalmente mandarino. Questo cambiamento linguistico riflette un mutamento degli equilibri di potere: gli investitori cinesi sono diventati più dominanti. Di conseguenza, oggi è essenziale avere nel proprio team d’investimento un professionista che parli mandarino.

Un altro grande cambiamento è l’attenzione rivolta dai nostri clienti europei alle questioni ambientali, sociali e di governance (ESG). Molte società operanti in Asia devono ancora fare progressi significativi su questo fronte. Tuttavia, la direzione di marcia è incoraggiante. Ad esempio, una grande banca cinese mi ha presentato recentemente una relazione di 92 pagine sulla governance e la sua politica ambientale, chiedendo il mio parere.

L’ascesa delle donne nelle gestioni patrimoniali

Negli ultimi tre decenni si sono verificati enormi cambiamenti anche nel settore delle gestioni patrimoniali. Negli anni ’80 il ritmo era più lento: gli investitori condividevano i computer, ottenevano le quotazioni azionarie via telex e reperivano notizie sulle aziende telefonando ai broker. Oggi è impossibile evitare il sovraccarico di informazioni che arriva con le centinaia di email e messaggi di Bloomberg. Andare dritto al cuore dei fattori in grado di incidere sull’andamento dei corsi azionari è un aspetto fondamentale del lavoro di un investitore.

All’inizio della mia carriera nel nostro settore lavoravano meno donne rispetto a oggi. A seconda del paese asiatico in cui mi trovavo, farmi prendere sul serio come investitore poteva essere complicato. Qualche volta era difficile in Giappone, mentre in Cina – un paese con una società matriarcale e una tradizione di imprese a conduzione familiare – la mia presenza non destava particolare stupore.

I diritti e le prestazioni di maternità sono molto migliorati e il congedo parentale condiviso sta modificando le dinamiche nei posti di lavoro moderni. Anche in questo caso la tecnologia esercita un impatto trasformativo, poiché la possibilità di lavorare a distanza offre una maggiore flessibilità. Tuttavia, lo svantaggio è che l’essere costantemente connessi con il proprio ufficio può rovinare l’equilibrio tra lavoro e vita privata.

Columbia Threadneedle Investments ha sempre promosso il ruolo delle donne e io personalmente ho avuto la fortuna di lavorare con alcune importanti figure di riferimento, uomini e donne, che hanno sostenuto la mia carriera. Da 20 anni sono a capo di un team di investitori e sono grata di aver avuto la libertà di circondarmi di un gruppo di persone diverse per genere e cultura. Dal punto di vista della soddisfazione professionale, una carriera nelle gestioni patrimoniali è interessante sotto molti aspetti: costruire relazioni a lungo termine con i clienti e aiutarli ad accrescere la loro ricchezza è gratificante, mentre incontrare le aziende è impegnativo e stimolante a livello intellettuale. Per una persona competitiva, c’è sicuramente grande soddisfazione nel vedere i propri fondi sovraperformare su base regolare. Ma servono anche tenacia e resilienza per far fronte agli inevitabili periodi di sottoperformance.

Principi consolidati per l’investimento in Asia

Negli ultimi 35 anni sono cambiate tante cose. Gli squilibri economici in Asia si sono ridotti e i motori strutturali di crescita si sono rafforzati, ma i mercati azionari della regione sono diventati più volatili, creando un contesto impegnativo per gli investitori con un’ottica di medio termine. In questo quadro rimangono validi alcuni principi d’investimento consolidati: nei periodi difficili, è possibile trovare opportunità tramite un’attenta selezione dei titoli e l’analisi dell’interazione tra i fondamentali macro e micro. I timori degli investitori sono spesso esagerati, e per quanto le buone aziende possano diventare sottovalutate nel breve periodo sulla scia di una correzione indiscriminata, è probabile che mettano a segno un rimbalzo non appena la situazione migliora.

Se ripenso al mio tempo sui mercati asiatici, posso dire che è stato caratterizzato dall’incertezza: la crisi finanziaria asiatica, l’influenza aviaria, la crisi finanziaria globale e oggi la minaccia di guerre commerciali. Il segreto è rimanere fedeli ai fondamentali del proprio processo, e il valore verrà fuori. Investire in Asia è come guidare una nave cisterna in acque agitate. Bisogna tenere i nervi saldi, restare calmi e andare avanti.