Investitori istituzionali e sostegno alla economia reale

Roberto Carli -

Tra i principali temi di discussione nel nostro sistema economico è il come favorire l’investimento da parte degli investitori istituzionali a sostegno della economia reale.

Sul ruolo degli investitori istituzionali fa il punto un interessante Quaderno di approfondimento di Itinerari previdenziali e Borsa italiana che riporta le considerazioni sviluppate nell’ambito di uno specifico tavolo di lavoro.

Il “tesoretto” che, almeno in parte, potrebbe finanziare PMI italiane, infrastrutture e real estate ammonta a circa 230 miliardi di euro a fine 2017 che corrisponde al patrimonio aggregato di Fondi Pensione, Casse di Previdenza e Fondazioni di origine bancaria.

Un patrimonio in crescita costante – +61% circa tra il 2007 e il 2017. Si sottolinea ancora come gli investimenti in economia reale sono un orizzonte dalle grandi potenzialità di crescita, considerando come l’ultimo biennio è stato da record per il segmento di Piazza Affari dove sono quotate le piccole e medie imprese, l’AIM; su un totale di 61 IPO, 51 hanno interessato il segmento AIM.

La possibilità di accedere a prodotti adatti alle peculiari esigenze dell’investitore, si rimarca ancora, esiste e cresce parallelamente alla volontà di investire nell’economia reale nazionale. L’offerta di prodotti investibili è in espansione e negli ultimi tempi si è registrata una spinta significativa. Il Quaderno analizza quindi anche potenzialità e convenienze degli strumenti presenti oggi sul mercato. Come i Piani individuali di risparmio (Pir), i Fondi di investimento alternativo (Fia) quotati.

Sono della partita anche l’Elite Basket Bond e le Spac, Special purpose acquisition companies. Rappresentano ulteriori opportunità gli investimenti nel credito e in infrastrutture italiane. Si riporta ancora come oer incentivare questo tipo di investimenti è stata sottolineata da parte degli operatori anche la necessità di promuovere agevolazioni fiscali e normative.

La Legge di Bilancio per il 2019 affronta la questione nella misura in cui prevede l’aumento dal 5 al 10% della soglia dell’attivo patrimoniale che le Casse Previdenziali dei liberi professionisti e i Fondi pensione possono destinare a investimenti qualificati e a piani di risparmio a lungo termine. E tra gli investimenti qualificati vengono introdotte quote e azioni di Fondi di venture capital italiani o europei.

Sarà da comprendere nei prossimi mesi la portata di queste modifiche e come verranno attuate dal legislatore. Dal confronto è emerso poi che la scelta di investire in economia reale italiana deve essere sempre riconducibile agli obiettivi strategici dell’investitore istituzionale.

Una delle necessità condivise da Fondi Pensione e Casse di Previdenza è quella di incrementare il grado di diversificazione dei portafogli: l’apertura ai cosiddetti investimenti alternativi potrebbe stabilmente attestarsi intorno al 10-15%, cogliendo le opportunità offerte dagli strumenti non tradizionali.

Gli investimenti in economia reale italiana cresceranno nel prossimo futuro anche nella misura in cui verrà superata la pura logica di acquisto di un prodotto. Le storie raccolte nel Quaderno dimostrano l’importanza della condivisione, del dialogo e della partnership con tutti gli attori del sistema, incluse le istituzioni. Questo approccio facilita il raggiungimento di soluzioni innovative, condividendo obiettivi, processi e rischi finanziari e imprenditoriali».