Risale l’inflazione a febbraio, spinta dagli alimentari

Paolo Mameli -

L’inflazione italiana è tornata a salire a febbraio, a 1,1% a/a sull’indice nazionale (1,2% sull’armonizzato UE), da 0,9% precedente.

I dati sono circa in linea con le attese. Le principali pressioni al rialzo sono arrivate per il secondo mese dagli alimentari. L’inflazione di fondo è rimasta stabile allo 0,5% a/a. Stimiamo che il CPI possa risultare poco variato nei prossimi mesi. La nostra previsione per la media annua è di poco inferiore al livello di febbraio (0,9% sul NIC, 1% sull’armonizzato).

L’inflazione è salita all’1,1% a/a a febbraio secondo l’indice nazionale e a 1,2% in base all’armonizzato (da 0,9% precedente in entrambi i casi). Nel mese i prezzi sono saliti di due decimi sul NIC e scesi di altrettanto sull’IPCA (che tiene conto della coda dei saldi invernali). I dati sono circa in linea con le attese.

Nel mese, sull’indice nazionale, le maggiori pressioni al rialzo sono venute, per il secondo mese consecutivo, dagli alimentari (+0,8% m/m, +2,1% a/a, per via soprattutto dei vegetali freschi). Inoltre, sono rimbalzati, dopo il calo del mese scorso, i prezzi dei trasporti, e sono saliti quelli delle spese per il tempo libero (entrambi +0,4% m/m). Viceversa, l’unico gruppo di prodotti a dare un contributo significativamente negativo è stato quello delle comunicazioni (-3% m/m, -7,8% a/a).

L’inflazione di fondo è rimasta invariata a 0,5% a/a (i prezzi core nel mese sono saliti meno dell’indice generale, di appena un decimo sul NIC).

Viceversa, l’inflazione sui beni a più alta frequenza di acquisto è salita decisamente, a 1,7% da 0,8% a/a precedente (+0,6% m/m). Ancor più marcato il rincaro del cosiddetto ”carrello della spesa” (+2,1% da +0,6% a/a precedente, +0,8% m/m). Ciò è evidentemente dovuto agli alimentari.

In sintesi, la risalita dell’inflazione a febbraio era ampiamente attesa, e non cambia di molto le prospettive. Pensiamo che il CPI possa rimanere attorno agli attuali livelli nei prossimi mesi. La nostra stima sull’anno è lievemente più bassa dei valori correnti (0,9% sul NIC e 1% sull’armonizzato). Per vedere un’inflazione significativamente sopra l’1% dovremo probabilmente aspettare il 2020. Non ci sono nemmeno segnali di un’immediata risalita dell’inflazione core, che resta su livelli storicamente molto bassi (anche in questo caso ci aspettiamo una media annua non molto lontana dai livelli correnti).


Paolo Mameli – senior economist della Direzione Studi e Ricerche – Intesa Sanpaolo