Nuova Via della Seta, il sostegno italiano sullo sfondo della guerra commerciale tra USA e Cina

Derrick Sun -
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La questione dell’appoggio politico italiano alla BRI può essere analizzata anche alla luce dello scontro commerciale tra Stati Uniti e Cina.

Ritengo che un accordo tra Washington e Pechino sarà concluso entro quest’anno, ma potrebbe essere rinviato al secondo trimestre: dal lato cinese, è necessario più tempo per preparare tutti i punti di discussione e per intraprendere alcune azioni per essere certi della reale volontà statunitense; allo stesso tempo, da parte americana, Trump è più interessato alle prossime elezioni: più tardi verrà concluso un accordo – in modo che sia più vicino alla tornata elettorale – meglio sarà, perché esso potrebbe essere usato come leva con l’opinione pubblica per cercare di ottenere un secondo mandato.

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La Cina deve anche riflettere su cosa potrebbe significare l’esito delle elezioni negli Stati Uniti: vincitori diversi implicano strategie diverse. Possiamo quindi dire che più tardi l’intesa arriva, meglio è, per entrambe le parti. Alcuni temono che l’assenza di un accordo potrebbe rivelarsi catastrofica, soprattutto per il mercato azionario ma, anche, per l’economia mondiale.

Ritengo che le possibilità siano molto limitate: prima di tutto, sia la Cina che gli Stati Uniti trarrebbero beneficio da una soluzione positiva perché, in caso di una vera e propria guerra commerciale, entrambi i paesi ne subirebbero le conseguenze; il secondo fattore è che con l’avvicinarsi delle elezioni, risulta evidente come Trump non sia riuscito a sfruttare la migliore opportunità di popolarità che gli si sia presentata, ossia la conclusione di un accordo con la Corea del Nord. Non può quindi permettersi di non raggiungerne uno con la Cina, pena essere visto come un Presidente “perdente”. Queste ragioni mi rendono abbastanza fiducioso che una qualche forma di intesa verrà raggiunta.

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Anche il governo cinese – mentre si è appena conclusa l’annuale Assemblea Nazionale del Popolo – ha intrapreso alcune azioni per placare gli americani: si sta gradualmente aprendo in termini di accesso al mercato, istituirà agenzie per monitorare da vicino e far rispettare le attività intellettuali e la protezione della proprietà intellettuale e, per quanto riguarda l’industria automobilistica, il governo cinese ha già concesso a Tesla la possibilità di creare uno stabilimento interamente di proprietà a Shanghai. Tutte queste azioni dimostrano l’impegno e la sincerità cinese.

Arrivando al sostegno italiano alla Belt and Road Initiative, vale innanzitutto la pena ricordare che Italia e Cina condividono una storia che affonda le radici in tempi molto antichi. Quindi, ovviamente, è positivo che il governo italiano supporti l’iniziativa ma è bene tenere a mente che, una volta concluso l’accordo sino-statunitense, la Cina sicuramente diminuirà i dazi commerciali contro gli Stati Uniti. Ciò farà aumentare le importazioni cinesi dagli Stati Uniti e diminuire le importazioni provenienti da altri Paesi (Europa inclusa). Ma, con una guerra commerciale in corso e tutte le questioni sul tavolo, la normalizzazione dei rapporti tra Cina e Stati Uniti richiederà, come abbiamo visto, comunque un po’ di tempo. Tempo che può essere sfruttato da Pechino per rafforzare le relazioni con altri Paesi. Considerato che anche per l’Italia questo è il momento adatto per ampliare i proprio rapporti internazionali, entrambi i Paesi potrebbero trarre beneficio dal rafforzamento del loro legame e dal supporto italiano alla Belt Road Initiative.


Derrick Sun – Portfolio Manager – ICBC (Industrial and Commercial Bank of China)