Pagamenti digitali: come sono cambiate le abitudini dei consumatori negli ultimi 3 anni

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Nel giugno 2015 entrava in vigore il Regolamento Europeo che disciplinava il sistema dei pagamenti digitali, imponendo un tetto unico alle commissioni interbancarie sulle transazioni, le cosiddette Interchange Fee (IF), con l’obiettivo di incentivare l’utilizzo della moneta elettronica nei Paesi dell’Unione.

A distanza di tre anni, il 69% dei consumatori italiani ritiene ci sia stato un significativo incremento nell’accettazione dei pagamenti elettronici da parte dei commercianti. È quanto emerge da un’indagine condotta da Quorum/YouTrend per conto di C4DiP – Consumers For Digital Payments, la coalizione composta da Movimento Difesa del Cittadino, Asso-consum e U.Di.Con che promuove i pagamenti digitali tra i cittadini e sensibilizza le istituzioni alle esigenze dei consumatori.

Nel complesso, i cittadini valutano positivamente l’impatto della norma europea sull’utilizzo degli strumenti di pagamento digitale. Infatti, secondo l’indagine, il 90% degli intervistati nel 2015 possedeva già un conto corrente, ma solo il 52% svolgeva abitualmente pagamenti attraverso moneta elettronica.

“Nel 2017 i pagamenti digitali in Italia con carte di pagamento sono cresciuti di oltre il 10%, raggiungendo i 220 miliardi di euro. – dichiara Francesco Luongo, Presidente della coalizione C4DiP e del Movimento Difesa del Cittadino – Appare chiaro, quindi, e la recente indagine dell’Osservatorio del Politecnico di Milano lo dimostra, come la normativa UE abbia quantomeno avvicinato l’Italia agli altri Paesi europei nell’utilizzo degli strumenti di pagamento elettronici”.

Allo sguardo attento dei consumatori non è passato inosservato nemmeno il notevole incremento nell’accettazione di pagamenti elettronici per importi inferiori a 10 euro, come conferma il 56% degli intervistati: in particolare, l’aumento più considerevole è stato notato nel Sud Italia, sebbene nel mezzogiorno del Paese ci sia anche la più alta percentuale di cittadini che ancora non si affidano ai pagamenti digitali per effettuare i loro acquisti: poco più del 23%.

Tra i principali effetti del Regolamento UE c’è però la diminuzione complessiva dei ricavi da parte del sistema bancario, conseguenza dovuta alla riduzione delle IF. Ebbene, secondo il 42% degli intervistati, questo calo, ha ridotto a sua volta le risorse da investire nei settori dell’innovazione dei pagamenti digitali e della sicurezza.

“Sicuramente la norma del 2015 ha portato a un ridimensionamento sugli interventi previsti per lo sviluppo delle tecnologie dei pagamenti elettronici. – prosegue Francesco Luongo – Tuttavia, molti dei dubbi che noi stessi avevamo sul Regolamento, e sul suo impatto nella vita di tutti i giorni, sono stati superati. Basti pensare che ogni anno, nel mondo, le transazioni con moneta digitale sono oltre 2,7 miliardi, a fronte soltanto dello 0,03% di tentativi di truffa. Numeri, questi, che dimostrano la validità del provvedimento”.

Infine, per potenziare ulteriormente la diffusione dei pagamenti digitali, il 51% degli intervistati non ha dubbi e ritiene che occorrerebbe un intervento normativo che premi, attraverso sconti, i consumatori che decidono di utilizzare i pagamenti elettronici per i propri acquisti. Il 21%, invece, è convinto che per incentivare l’utilizzo di questi strumenti sia necessario sanzionare i commercianti che ancora non li accettano.