Cina: opportunità per l’export italiano

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Consumi interni driver della crescita economica cinese: nei primi sei mesi 2018 hanno contribuito al 78.5% del PIL. La Cina si conferma mercato chiave per l’export italiano; sempre più beni internazionali grazie al cross-border e-commerce

Deloitte presenta il report “New retail reinvigorates China’s imports. New technologies, new models, and new channels”, che mette in luce le potenzialità del mercato interno cinese, analizzando i trend di spesa e definendo il profilo del nuovo consumatore. Lo studio evidenzia le opportunità per i brand internazionali che guardano alla Cina, dove la vendita di beni di consumo nel 2017 è valsa 36.600 miliardi RMB.

I consumi interni sono la principale leva per la crescita economica del Paese

Nei primi sei mesi del 2018, il contributo della spesa per i consumi finali alla generazione del PIL è stato pari al 78.5%: un valore che continua a crescere dal 2014, confermando il ruolo fondamentale che i consumi ricoprono oggi per lo sviluppo del Paese e per la domanda globale.

 

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“Le nostre analisi evidenziano l’attenzione del governo cinese per una crescita economica equilibrata, fondata sui consumi interni e sempre meno dipendente dalla domanda internazionale”, spiega Claudio Bertone, Senior Partner Deloitte e Responsabile per il settore Retail. “Infatti, il valore nominale delle vendite al dettaglio è cresciuto del 9% nel 2018 – un tasso positivo, sebbene in leggera decrescita dal 9,4% dell’anno precedente – che si è tradotto in un giro di affari pari a 38.100 miliardi RMB per il settore”.

Sempre più prodotti internazionali sugli scaffali in Cina

Lo conferma l’aumento delle importazioni dei beni di consumo, che sono passate dal 2% del 2006 al 4,4% del 2016. A ciò hanno contribuito l’istituzione di undici Free Trade Zones e la riduzione delle tariffe doganali, intrapresa a più fasi dal 2015 e di cui l’ultima, lanciata nel giugno 2018, ha interessato 1.449 beni dimezzando in molti casi l’imposta.

“Stiamo assistendo a una crescente diversificazione delle importazioni, provata dal significativo cambiamento dei principali partner commerciali del Paese. Se nel 2006 i Paesi che non rientravano tra i primi dieci partner commerciali fornivano il 24% dei beni di consumo importati, nel 2016 il loro peso è salito al 36%” – commenta Claudio Bertone, Senior Partner Deloitte e Responsabile per il settore Retail.

 

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L’Italia al sesto posto per beni di consumo importati in Cina

L’Europa è il maggior partner commerciale della Cina. A guidare i paesi dell’eurozona per esportazioni di beni di consumo è la Germania, che nel 2016 ha fornito il 12% del totale dell’import cinese, seconda solo agli Stati Uniti. L’Italia segue al sesto posto, insieme a Francia e Regno Unito, rappresentando il 4% delle esportazioni in Cina nello stesso periodo.

“La Cina si conferma un mercato chiave per il Made in Italy”, ricorda Patrizia Arienti, Senior Partner Deloitte e Responsabile Consumer Industry. “Solo lo scorso anno l’export di beni italiani verso la Cina è stato pari al 2,8% del totale esportato nel mondo – una cifra che l’Italia sta puntando ad accrescere stringendo i rapporti tra i due Paesi. Lo dimostra anche il Memorandum of Understanding siglato lo scorso 23 marzo con cui è divenuta il primo paese del G7 a partecipare formalmente alla Belt and Road Initiative (BRI)”.

Digitale e millennial le chiavi di volta per i beni internazionali

Espressione di individualità, possibilità di interazione con i brand ed esclusività sono alcuni tratti che accomunano i millennial cinesi e li spingono alla ricerca di prodotti di alta qualità, personalizzati e internazionali. Proprio i nati dopo il 1990 rappresentano un importante segmento per la crescita della domanda interna e trainano la richiesta di beni stranieri acquistati tramite cross-border e-commerce.

“I consumi sono sempre più guidati dalla digitalizzazione, che ha trasformato radicalmente i mezzi a disposizione dei retailer e, al contempo, ha alzato l’asticella dell’esperienza d’acquisto desiderata” nota Claudio Bertone, Senior Partner Deloitte e Responsabile per il settore Retail. “Dai nostri ultimi studi emerge che il canale digitale si sta affermando come punto di accesso privilegiato al mercato cinese: nei primi due mesi del 2019 lo shopping online ha costituito il 16,5% del totale delle vendite al dettaglio in Cina, per un giro d’affari che si attesta attorno ai 1100 miliardi RMB, salendo del 19,5% rispetto allo stesso periodo nell’anno precedente”.

Qualità, sicurezza ed esperienza definiscono la domanda d’acquisto

Grazie alla maggiore disponibilità economica, le richieste dei consumatori cinesi si sono spostate dai beni di prima necessità verso prodotti che incarnano sicurezza e qualità, in cui viene generalmente riconosciuta l’offerta internazionale. Ne hanno beneficiato i prodotti importati per la cura della persona e per l’infanzia, i cosmetici ma anche gli alimentari.

Nel 2017 le importazioni di frutta, verdura, tè e caffè sono cresciute dell’11,72% rispetto all’anno precedente, raggiungendo un valore complessivo di $15,7 miliardi; al contrario, l’import di carne è calato del 3,8% a favore di cibi più salutari. In questo quadro, anche le importazioni di prodotti chimici di uso quotidiano (38,1%), abbigliamento (17,8%), prodotti per la casa (15,8%) sono cresciuti rapidamente.

I farmaci e i prodotti per la salute hanno attivamente contribuito alla crescita delle importazioni in Cina, pesando da soli per il 23,1% sulla bilancia commerciale nel 2017, un dato che è avvalorato dalla struttura demografica di un paese in cui la popolazione over 65 aumenta ogni anno sensibilmente.

 

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