L’era della leadership statunitense sta per finire

Luca Paolini -

Gli Stati Uniti hanno mercati azionari con valutazioni elevate, una moneta sopravvalutata e un gap di crescita del paese rispetto al resto del mondo sviluppato che si sta restringendo. Per questi motivi, le azioni americane sono destinate a produrre rendimenti solo di poco superiori all’inflazione nei prossimi cinque anni.

Questo è quindi il momento giusto per diversificare dalle azioni statunitensi. Ma per investire in che cosa?

Le azioni europee, tradizionalmente un jolly, sono ragionevolmente in forma. Nonostante le problematiche economiche della regione e il rischio di frammentazione politica, l’eurozona potrebbe fornire sorprese positive. Sarebbe sbagliato non prenderla in considerazione.

Tra gli investimenti alternativi – gli hedge fund, alcuni mercati real estate e le commodity, in particolare l’oro – dovrebbero generare buone performance. Il private equity farà invece fatica a esprimere i rendimenti degli anni precedenti.

Le attività dei mercati emergenti appaiono attraenti, soprattutto in Asia. Prevediamo un aumento dei multipli delle azioni e delle obbligazioni cinesi man mano che le riforme economiche del paese si tradurranno in sovraperformance finanziarie.

La crescita della Cina rallenterà rispetto ai ritmi sostenuti degli ultimi decenni, ma sarà di qualità superiore. Nello stesso tempo, Pechino ha sempre più necessità di attirare i capitali esteri, quanto meno per compensare la riduzione dei risparmi da parte della sua popolazione che sta invecchiando.

Mentre le attività cinesi diventano una parte essenziale dei portafogli d’investimento in tutto il mondo, l’impronta internazionale del renmimbi inevitabilmente aumenterà.

Nell’ambito del reddito fisso, le obbligazioni societarie dei mercati sviluppati sono particolarmente vulnerabili. I tassi dei titoli di Stato rimangono molto al di sotto dell’inflazione e l’indebitamento delle imprese è a massimi record.

Nell’ambito della loro allocazione nel reddito fisso, gli investitori dovranno assumere più rischio per generare rendimenti positivi; questo significherà una maggiore allocazione nel debito dei mercati emergenti.

Dato che i rendimenti di molte delle classi di attività tradizionali saranno inferiori alla media nei prossimi cinque anni, i cambi diverranno una importante fonte di alfa.

Dopo avere raggiunto una sopravvalutazione del 15%-20%, il dollaro si deprezzerà rapidamente nei confronti delle altre principali monete.

Nel prossimo quinquennio, gli investitori dovranno riesaminare con grande attenzione i loro portafogli. Le scelte che hanno avuto successo in passato difficilmente funzioneranno in futuro.

Un portafoglio 50% azioni e 50% titoli di Stato dei mercati sviluppati storicamente ha prodotto storicamente un rendimento annuo del 5 per cento in termini reali.

Nei prossimi cinque anni, la stessa allocazione difficilmente riuscirà a ottenere una performance positiva al netto dell’inflazione.

Per battere l’inflazione nel lungo periodo, gli investitori dovranno costruire un portafoglio con caratteristiche diverse, un portafoglio in cui gli asset dei mercati emergenti, l’oro, gli hedge fund e altre attività alternative abbiano maggiore prominenza.

È venuta l’ora di adattarsi a un panorama d’investimento differente.


Luca Paolini – Chief Strategist – Pictet Asset Management