Sulle Casse di previdenza in materia di investimento pesa l’assenza di un quadro normativo cogente e unitario

Roberto Carli -

Le Casse continuano ad essere gli unici investitori istituzionali privi di una regolamentazione unitaria in materia, regolamentazione che, viceversa, è di livello primario e secondario nei fondi pensione ed in costante evoluzione.

Lo sottolinea la Covip nella propria Relazione annuale che ricorda come dal 2011, proprio in forza dell’esperienza maturata nel contiguo settore dei fondi pensione, vigila anche sugli investimenti delle casse professionali.

Qual è il quadro delineato dalla Autorità di Vigilanza ? Alla fine del 2017, le attività complessivamente detenute dalle casse ammontano, a valori di mercato, a 85,3 miliardi di euro (+6,6%). Dal 2011 al 2017 tali attività sono cresciute complessivamente da 55,7 a 85,3 miliardi di euro, con un incremento del 53,2%. Tenendo conto anche delle componenti obbligazionaria e azionaria sottostanti gli OICVM detenuti, la quota più rilevante delle attività è costituita da titoli di debito, pari a 31,2 miliardi di euro (corrispondenti al 36,6% del totale).

La composizione delle attività detenute continua a caratterizzarsi per la cospicua presenza di investimenti immobiliari, che nel complesso (cespiti di proprietà, fondi immobiliari e partecipazioni in società immobiliari controllate dagli enti) si attestano a 19,4 miliardi di euro (corrispondenti al 22,7% del totale). Nel quinquennio 2013-2017 l’incidenza di tale componente è comunque diminuita di 7 punti percentuali.

Gli investimenti nell’economia italiana, ossia in immobili e in titoli domestici, ammontano a 34,4 miliardi di euro, pari al 40,3% delle attività totali, mentre gli investimenti non domestici si attestano a 37 miliardi di euro, corrispondenti al 43,3% delle attività totali. La residua quota del 16,4% delle attività totali è costituita essenzialmente da liquidità e da crediti contributivi. La Covip evidenzia ancora come sugli assetti regolamentari delle Casse in materia di investimento pesa l’assenza di un quadro normativo cogente e unitario, causandone una varietà più ampia di quella che la peculiarità delle singole casse può giustificare.

Anche i documenti che a vario titolo trattano il tema degli investimenti risultano notevolmente articolati quanto a struttura e contenuti, talvolta senza il necessario coordinamento.

Anche gli assetti organizzativi delle Casse in materia di investimenti risultano variamente articolati, pure in funzione della accentuata diversità della dimensione delle attività detenute e della complessità della politica di investimento perseguita. Occorre allora portare rapidamente a completamento l’iter di adozione del Regolamento interministeriale in materia di limiti di investimento e conflitti di interesse in maniera tale da fornire una cornice normativa, da un lato, oggettivamente necessaria, dall’altro, sufficientemente flessibile da consentire ai singoli enti l’adozione di scelte gestionali autonome e responsabili in ragione delle rispettive specificità.