Ecco perché occorre diversificare nei Paesi del Golfo Persico
Nell’area GCC (Gulf Cooperation Council) le aspettative di crescita per i prossimi anni risultano più stabili rispetto a quelle di altri Paesi sviluppati come Stati Uniti, Giappone, Germania e per il 2019 ci si attende un valore del Prodotto Interno Lordo pari a circa 1736 miliardi di dollari.
Tra gli altri fattori, a spingere la crescita contribuirà un importante evento di caratura internazionale nel 2020: l’EXPO di Dubai. Si tratta della prima esposizione universale del Medio Oriente e, secondo il comitato EXPO, l’evento potrà dare un forte boost all’economia, in quanto si prevede che il tasso di crescita del PIL reale, senza considerare il valore della produzione di petrolio, incrementerà tra lo 0,5% e l’1% per anno. Inoltre l’EXPO permetterebbe altresì la creazione di circa 277mila posti di lavoro negli Emirati Arabi, di cui 147mila per le agenzie di viaggio e turismo.
Ma non solo l’EXPO, nel 2022 in Qatar si svolgeranno i campionati mondiali di calcio ed inevitabilmente la manifestazione sportiva porterà un grande flusso di turisti. Tuttavia, questa settimana è arrivato un duro colpo per l’economia mondiale, che riguarda proprio l’area dei Paesi del Golfo.
La notizia riguarda il bombardamento dei pozzi petroliferi in Arabia Saudita, che hanno avuto un effetto shock sui mercati petroliferi e, secondo alcuni analisti, le quotazioni del petrolio ora potrebbero salire addirittura sopra i 75 dollari al barile.
Tuttavia, un punto su cui vogliamo porre l’attenzione riguarda il fatto che l’economia dell’area dei Paesi del Golfo sia sempre meno dipendente dalle materie prime, petrolio e idrocarburi su tutti, e che l’andamento del mercato azionario risulti decorrelato da quello globale.
Osserviamo il grafico rappresentato: si nota come anche nel 2018, anno in cui tutte le asset class hanno chiuso in negativo, la performance del comparto azionario dei Paesi del Golfo, rappresentato dall’indice S&P GCC Composite Index, sia risultata positiva, pari a 12,9%. E dal 2019 ad oggi sta proseguendo un trend di crescita di lungo periodo. Inoltre, negli ultimi giorni, l’indice di riferimento ha risentito solo relativamente degli avvenimenti in Arabia Saudita.
Pertanto, in un contesto in cui anche le misure di politica monetaria espansiva delle Banche Centrali stentano a sostenere la crescita globale, i Paesi del Golfo potrebbero rappresentare una buona opportunità per diversificare il rischio di portafoglio, proprio per via di un’economia decorrelata rispetto ai mercati globali; inoltre, l’interesse nell’area è dimostrato anche dai flussi derivanti da strategie passive sui principali indici dei mercati emergenti, ovvero il FTSE e l’MSCI, anche se le poche gestioni attive stanno performando meglio delle strategie passive.