Inflazione USA: taglio dei tassi più lontano

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Il dato mensile dell’inflazione core Usa è una delle principali metriche da tenere sotto osservazione perché, come dichiarato da Powell la scorsa settimana davanti al Congresso, la Fed vorrebbe vedere più dati simili a quelli rilevati nella seconda metà dello scorso anno, non necessariamente migliori, prima di essere abbastanza fiduciosa da procedere a un taglio dei tassi d’interesse.

Come spiegato da Powell, infatti, il rallentamento delle letture mensili dovrebbe portare come conseguenza un raffreddamento della lettura annuale complessiva. Rallentamento mensile non pervenuto, però: il dato relativo all’inflazione core di febbraio pubblicato oggi, infatti, mostra un aumento dello 0,4% su base mensile, in linea con il dato di gennaio.

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L’aumento è stato trainato dai prezzi delle abitazioni, ma anche i prezzi dei servizi al netto degli affitti hanno mostrato un’accelerazione dello 0,6%, in linea con il dato di gennaio, mentre l’indice “super core” – che misura i prezzi dei servizi core esclusi gli alloggi – ha registrato un aumento dello 0,5%.

Per la Fed sembra quindi profilarsi un nuovo rinvio del taglio dei tassi, rimandato presumibilmente alla seconda metà dell’anno. I dati di gennaio e febbraio sembrano remare contro l’obiettivo della Fed di riportare l’inflazione in modo sostenibile entro il target del 2%. Ad oggi, i mercati prevedono due soli tagli dei tassi per il 2024, il primo solo nel terzo trimestre.

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I comportamenti dei mercati, che questa mattina hanno reagito alla pubblicazione con lievi movimenti dei rendimenti obbligazionari, al momento restano imperscrutabili. È probabile che gli investitori stiano ancora cercando di metabolizzare le implicazioni di queste ultime letture: nel 2024 i tagli arriveranno più tardi e in numero inferiore.