Bitcoin: preziosa riserva o promessa elettorale?
Lo scorso 26 luglio un gruppo di elettori democratici statunitensi ha scritto al Comitato Nazionale del partito, esortandolo a rivedere le posizioni avverse assunte contro le criptovalute, in quanto queste sono tenute in grande considerazione da numerosi elettori negli stati in bilico. Questa urgenza è molto probabilmente sorta in risposta al cambio di posizionamento del candidato repubblicano Donald Trump nel corso della sua campagna elettorale, culminato con il discorso che ha tenuto alla conferenza sul Bitcoin a Nashville domenica 27 luglio. Questo discorso ha fatto registrare un picco di breve periodo per questa criptovaluta, il cui prezzo è arrivato a sfiorare la soglia dei 70mila dollari e questo perché il tycoon ha promesso che, in caso di vittoria alle elezioni presidenziali del 5 novembre:
- Creerà un consiglio di consulenti presidenziale sulle criptovalute e una riserva di Bitcoin nazionale
- Si impegnerà a mantenere intatte il 100% delle quote di Bitcoin confiscate
- Adotterà e regolamenterà le stablecoin, considerate un asset pro-dollaro
Ma Trump non è il solo ad agire o ad aver agito in favore delle criptovalute tra gli appartenenti al Grand Old Party. La senatrice Cynthia Lummis, per esempio, ha lavorato a un provvedimento che imporrebbe alla Federal Reserve di detenere Bitcoin come una riserva strategica, al pari dell’oro e delle valute estere, così da gestire meglio il sistema monetario degli Stati Uniti. L’idea sarebbe di acquistare, nell’arco di 5 anni, un ammontare pari a un milione di unità di BTC e detenerlo per 20 anni, così da ridurre il debito pubblico nazionale, che negli ultimi anni è cresciuto molto rapidamente, arrivando a 35 trilioni di dollari.
Tuttavia, i mercati non sono ingenui e sanno perfettamente che molte delle promesse che si fanno in campagna elettorale, indipendentemente dallo schieramento politico, possono non essere seguite dai fatti. Inoltre, sono in molti ad affermare che, nonostante questi atti legislativi sarebbero conformi ai fondamentali del Bitcoin, inserirlo nei bilanci del Tesoro come asset di riserva è politicamente impossibile. Eppure, nonostante tutto, sono numerosi i player che nel mese di luglio hanno acquistato BTC al fine di accrescere le loro riserve, tra i quali figurano anche importanti attori istituzionali come:
- Cantor Fitzgerald, società con un patrimonio netto di 150 milioni di dollari, il cui CEO ha confermato che la compagnia detiene un certo ammontare di Bitcoin (la cifra esatta non è stata divulgata) e che intende finanziare un business per l’acquisto di questa criptovaluta per un valore di 2 miliardi di dollari; cifra che sarà poi successivamente accresciuta dello stesso ammontare.
- Il Sistema Pensionistico dello Stato del Michigan ha aggiunto ETF in Bitcoin nei suoi fondi pensione per 6,6 milioni, portando l’ammontare complessivo a 143,9 milioni.
- Il sindaco di Jersey City ha annunciato che la sua amministrazione sta rivedendo i regolamenti per poter destinare parte del budget agli ETF sul Bitcoin
In definitiva, anche se Trump non dovesse vincere o se le sua affermazioni alla Bitcoin conference non dovessero diventare realtà, questi e altri esempi dimostrano che il cambio di paradigma da “truffa” a asset di riserva strategico per le criptovalute si è verificato e il solo il fatto che si pensi che queste potrebbero andare in soccorso di un economia gigantesca come quella statunitense dovrebbe bastare per segnare una forte accelerata della loro adozione. Inoltre, nonostante tutto quanto visto sopra, l’interesse degli investitori retail oggi è pari solo al 25% del picco raggiunto nel maggio del 2021, segnalando che, con il progredire della discussione politica, i margini di crescita e l’impennata della diffusione che potremmo osservare potrebbero essere senza precedenti.