Allentamento monetario e miglioramento dei fondamentali sostengono l’azionario
All’improvviso, gli Stati Uniti si ritrovano ora in uno scenario ottimale: la crescita accelera, l’inflazione cala, la Fed allenta la politica monetaria ed entrambi i candidati alle elezioni presidenziali promettono ingenti investimenti. Al contrario, il resto del mondo sembra preoccupato da geopolitica e crescita. Mentre nell’Eurozona un sostegno alla crescita sarebbe gradito, in Cina è invece urgentemente necessario e le autorità hanno finalmente iniziato a definire misure di ampia portata. Questi interventi lasciano intravedere un mix più favorevole di crescita e inflazione e hanno spinto gli indici azionari a nuovi massimi, con il listino cinese che a settembre ha guadagnato oltre il 20%. Per il momento, abbiamo deciso di allineare i nostri portafogli al miglioramento dei fondamentali e sovrappesare le azioni, mantenendo una duration lunga sull’obbligazionario europeo.
Le autorità cinesi sembrano finalmente affrontare le crescenti pressioni deflazionistiche e hanno annunciato una serie di misure monetarie e fiscali. Finora, le misure fiscali annunciate forniranno verosimilmente un sostegno pari solo allo 0,2-0,3% del PIL, ma dovrebbero aiutare la Cina ad avvicinarsi all’obiettivo per il 2024. Questi provvedimenti sono un primo passo nella giusta direzione, ma restano insufficienti per consentire all’economia cinese di uscire dalla deflazione in modo duraturo.
Anche nell’Eurozona sarebbero auspicabili misure di sostegno alla crescita. Non ci aspettiamo di certo grandi iniziative fiscali, basti pensare all’accoglienza deludente riservata al rapporto di Draghi sul futuro della competitività europea, nel quale veniva invocata l’emissione di debito comune nella regione. Inoltre, il costante aumento dei massicci disavanzi e dei rapporti debito/PIL ha riportato in auge sulla stampa finanziaria il tema dell’indebitamento pubblico, che è tornato a essere anche una questione politica, come dimostra l’apertura di procedure per deficit eccessivo. Probabilmente nel 2025 non sarà più possibile evitare la questione del riequilibrio fiscale nei paesi sviluppati e questo dovrebbe pesare sulla crescita. Poiché il contrasto dell’inflazione dovrebbe rappresentare una sfida minore rispetto alla lotta alla stagnazione economica, i mercati si aspettano che nella prossima primavera il tasso di interesse a breve termine scenda al di sotto del tasso di inflazione. Dopo un periodo caratterizzato da un approccio restrittivo, la politica monetaria nell’Eurozona potrebbe a tal punto volgere in territorio espansivo.
Alla luce del miglioramento dei fondamentali e dell’allentamento delle condizioni finanziarie, che sostengono l’attività economica e i mercati, nelle ultime settimane il nostro orientamento verso le azioni è diventato sempre più costruttivo e presentiamo un sovrappeso. Abbiamo aumentato l’allocazione per riflettere gli ultimi sviluppi negli Stati Uniti e in Cina. Più in generale, apprezziamo anche il settore difensivo dell’healthcare, che continua a essere sostenuto dall’innovazione e dalla crescita degli utili, che rimane non correlata al ciclo economico. Siamo, inoltre, acquirenti di titoli immobiliari europei, che dovrebbero beneficiare di tassi di interesse più contenuti, mentre siamo neutrali verso il settore tecnologico e deteniamo alcune small e mid-cap statunitensi.
Per quel che riguarda l’allocazione obbligazionaria, preferiamo le obbligazioni europee core, come quelle tedesche, in ragione del carry: i titoli di Stato sono un investimento interessante poiché, nell’ambito di un portafoglio multi-asset, possono anche fungere da protezione. Pertanto, al momento manteniamo un’esposizione long in termini duration con una particolare enfasi sulle obbligazioni tedesche di emittenti di qualità, detenendo anche Gilt britannici a fini di diversificazione (poiché i rendimenti sono saliti di 50 pb nell’arco di un mese, offrendo un interessante punto di ingresso), mentre siamo neutrali sulla duration statunitense. Inoltre, riteniamo che ci siano pochi margini per una contrazione degli spread creditizi e rimaniamo neutrali sulle obbligazioni societarie investment grade e più cauti sull’high yield globale.