Cina: sei ragioni per favorire un approccio attivo
Negli ultimi anni, si è discusso molto degli investimenti in Cina, complici le preoccupazioni macroeconomiche, l’incertezza normativa e le tensioni geopolitiche in corso. La Cina è la seconda economia più grande al mondo e ha la seconda popolazione più numerosa. La crescita del Pil potrebbe essere in rallentamento, ma rimane una delle economie a più rapida crescita a livello globale. In termini di capitalizzazione di mercato in dollari, ha il secondo mercato azionario al mondo, dopo gli Stati Uniti. Per molti investitori è difficile ignorarla.
A seguito della debolezza sui mercati degli ultimi anni e delle varie sfide economiche, il sentiment degli investitori internazionali è stato cupo a lungo. Nonostante il recente rally, le valutazioni rispetto ai peer internazionali rimangono vicine ai minimi degli ultimi 20 anni e a buon mercato in rapporto all’andamento storico. Ciò ha portato molti a chiedersi se le azioni cinesi rappresentino una grande opportunità o una trappola.
I titoli cinesi sono stati molto deboli negli ultimi anni, ma non è sempre stato così
Le azioni cinesi, sulla base dell’indice MSCI China, sono scese del 41% in termini di dollari dal picco pandemico del 17 febbraio 2021 al primo ottobre 2024, con un gap rispetto a mercati sviluppati ed emergenti, che, nello stesso lasso di tempo, hanno registrato un rendimento del 41% e del -9%. La Cina ha sottoperformato i mercati sviluppati ed è solo leggermente in testa a quelli emergenti, mentre la volatilità dei rendimenti è stata nettamente superiore. Tuttavia, in questo arco di tempo, si sono verificati periodi di sovraperformance delle azioni cinesi.
Sei motivi per favorire un approccio attivo quando si investe nell’azionario cinese
Ci sono sei motivi per cui un approccio attivo è importante quando si investe nell’azionario cinese.
In primo luogo, perché ci sono società a basso costo che generano elevati rendimenti azionari, ma anche società a basso costo e di bassa qualità. Se i mercati fossero efficienti, ci si potrebbe aspettare una relazione tra la redditività di un’azienda e la sua valutazione. Non è così in Cina. Inoltre, l’inefficienza è la linfa vitale degli investitori attivi. A livello di mercato, i titoli cinesi sono economici mentre, a livello di singole società, in molti settori sono presenti aziende a buon mercato con fondamentali solidi, che rappresentano opportunità potenzialmente interessanti. Ma ci sono anche società a buon mercato con fondamentali più deboli, che potrebbero costituire delle “trappole di valore”.
In secondo luogo, quello cinese è un mercato meno maturo, e ciò implica maggiore mispricing e quindi opportunità per un approccio attivo. Una delle ragioni dell’inefficienza del mercato è la prevalenza di investitori retail in Cina. Negli USA, circa il 70% del mercato è detenuto da investitori istituzionali. In Cina, questa cifra è indicativamente del 10%.
Gli investitori retail possono avere orizzonti d’investimento più brevi e potenzialmente reagire in modo eccessivo alle nuove informazioni. Tutto questo ha storicamente contribuito a far crescere la volatilità sul mercato cinese. Ciò, infatti, può creare maggiori dispersioni dei titoli e far sì che i prezzi delle azioni si discostino dai valori intrinseci, creando opportunità per gli investitori attivi a lungo termine.
In terzo luogo, il mercato cinese continua a sembrare inefficiente, aprendo a opportunità per i gestori attivi.
Si parla spesso della Cina come di un Paese guidato dai flussi retail e dal sentiment. Questo è in parte vero, come abbiamo visto, ma non significa che l’analisi fondamentale non funzioni. L’incertezza macroeconomica e normativa, così come la geopolitica, hanno contribuito a distorcere la performance dei fondamentali negli ultimi anni, ma diversi fattori hanno premiato gli investitori sul lungo termine.
In quarto luogo, l’elevata dispersione dei rendimenti crea potenziali opportunità per le strategie attive. La dispersione dei rendimenti azionari/settoriali in Cina è, infatti, molto più elevata rispetto a quella dei mercati sviluppati. Ciò comporta maggiori opportunità di generare valore per i gestori attivi. Un modo per rendersene conto è confrontare i rendimenti dei titoli con le migliori e le peggiori performance in un determinato lasso di tempo di 12 mesi. A tal fine, osserviamo la differenza tra il 95° e il 5° percentile della distribuzione dei rendimenti, così da eliminare gli effetti di eventuali valori anomali. Su questa base, la differenza media in Cina è stata di 121 punti percentuali negli ultimi 20 anni. In altre parole, se il 5° percentile ha reso il 5%, per il 95° il dato è stato del 126%. Ciò rispetto ai 90 punti percentuali nei mercati sviluppati; in altre parole, la dispersione dei rendimenti in Cina è superiore di un terzo rispetto ai mercati sviluppati.
In quinto luogo, come per altri mercati emergenti, il numero medio di analisti che studiano ogni società negli indici cinesi è inferiore a quello sui mercati sviluppati. La minore copertura degli analisti e le poche previsioni a lungo termine possono creare un’opportunità di generare valore aggiunto per i gestori attivi.
Infine, la profondità, l’ampiezza e l’evoluzione dell’universo azionario cinese creano opportunità per i gestori attivi. I mercati azionari cinesi sono ampi, diversificati a livello settoriale e liquidi. Gli indici tradizionali incorporano attualmente una parte maggiore dell’insieme di opportunità rispetto al passato, a seguito della decisione del 2018 dell’MSCI di iniziare a includere le azioni nazionali cinesi (A-share). Tuttavia, ciò significa che ci sono ancora molte società non incluse in questi indici, soprattutto quelle di piccole e medie dimensioni. Inoltre, solo il 20% della capitalizzazione di mercato delle A-share ammissibili è attualmente incluso negli indici MSCI China e MSCI Emerging Market.
Chi investe nell’azionario cinese replicando il popolare indice MSCI China si assume involontariamente un rischio di concentrazione maggiore rispetto al mercato cinese più ampio. I gestori attivi possono gestire questo rischio creando portafogli più diversificati e investendo in titoli non rappresentati nell’MSCI China. I dieci titoli più importanti nell’indice MSCI China rappresentano oltre il 40% del mercato. Per le A-share, la percentuale corrispondente è inferiore al 20%. Il mercato delle A-share è meno concentrato rispetto agli indici MSCI Emerging Market e MSCI World.
In conclusione, se negli ultimi anni i mercati azionari cinesi hanno risentito di una serie di fattori negativi, non solo della pandemia di Covid, alla luce dei punti sopra descritti, ci sono buone ragioni per ritenere che il futuro possa essere diverso. Il mercato continua ad apparire inefficiente e l’incertezza è aumentata, il che potrebbe creare opportunità per le strategie basate sui fondamentali.