ecco perché il rally delle criptovalute potrebbe essere solo all’inizio
Dopo appena una settimana dalle elezioni presidenziali negli Stati Uniti, il mercato delle criptovalute ha compiuto un vero e proprio balzo. Non solo il Bitcoin è cresciuto del 20%, raggiungendo il valore record di 82mila dollari, ma anche la capitalizzazione totale del settore è aumentata vertiginosamente (+17%), registrando un aumento attorno ai 400 miliardi di dollari e arrivando a un ammontare complessivo di 2,7 trilioni. A creare questo ottimismo non è stato solo il risultato delle urne, che ha visto l’elezione di un presidente che si è sempre dichiarato favorevole allo sviluppo dell’universo cripto, ma anche il fatto che il passaggio dall’amministrazione Biden alla nuova amministrazione Trump dovrebbe avvenire senza scontri. Inoltre, la politica monetaria che sta diventando sempre meno aggressiva e il contesto geopolitico ancora molto teso sono ulteriori elementi favorevoli per il Bitcoin.
Eppure, nonostante tutto, ci sono buone ragioni per credere che questo rally sia solamente all’inizio. Infatti, se si osserva il track record del mercato degli asset digitali, si può osservare come le elezioni creino sempre spinte al ribasso, a causa dell’incertezza che queste creano per il futuro. Gli Usa non hanno fatto eccezione, dato che nei giorni prima dell’appuntamento elettorale il Bitcoin ha ceduto il 7% del suo valore, riflettendo l’avversità al rischio che si crea in queste circostanze, ma anche la grande attenzione che quest’anno è stata posta su questo comparto.
Al contrario, i cripto asset performano molto bene nei mesi dopo le elezioni, indipendentemente da chi ha vinto. Basta osservare lo storico del Bitcoin per rendersene conto, dato che nel mese di novembre ha reso in medio il 44% negli anni, con picchi registrati proprio negli anni delle elezioni statunitensi e/o dell’halving. Quest’anno, la crescita potrebbe essere anche molto più ampia, dato che non solo il presidente, ma anche la maggioranza al Congresso è composta da Rappresentanti e Senatori “crypto-frindly”. In particolare, BTC e anche Ethereum tendono a crescere molto nei mesi che separano l’elezione dall’insediamento del 20 gennaio, tanto che nel 2020 il primo ha guadagnato il 150% e il secondo addirittura il 250%.
Inoltre, non sono solo le due maggiori criptovalute per capitalizzazione che, dopo le presidenziali, hanno avviato un robusto ciclo di rialzi. Solana, per esempio, ha registrato un +34% e, sebbene non lo abbia ancora raggiunto, il suo massimo storico appare a portata di mano. Sui, invece, è riuscito a stabilire un nuovo record, in rialzo del 66% dal giorno delle elezioni, quando è stato scambiato per quasi 2 miliardi di dollari.
Quello che fa ben sperare per il futuro è che i fondamentali dicono che, nonostante molte cripto abbiano raggiunto nuove vette, la spinta per andare ancora oltre non si è esaurita. La domanda generata da investitori istituzionali è aumentata dopo le elezioni, con gli afflussi che hanno registrato una forte ripresa all’annuncio dei risultati: quasi 1,5 miliardi di dollari in inflow netti solo giovedì, pari all’afflusso giornaliero più alto dell’anno e più o meno equivalente a tutti i premi per i miner emessi dall’inizio del terzo trimestre.
Detto ciò, l’adozione da parte di questi player di mercato è ancora nelle fasi iniziali, ma l’introduzione degli ETF su BTC ed ETH consente agli hedge fund di implementare strategie più sofisticate, aumentando la liquidità e accelerando la crescita del mercato dei derivati di Bitcoin, che attualmente rappresenta solo il 5% del suo market cap, rispetto a 10-15x degli asset tradizionali.