L’impatto delle incertezze economiche sugli investimenti

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recessione

ambienteL’ipotesi principale del nostro scenario economico è che viviamo in un mondo di transizioni (geopolitiche, ambientali, digitali e demografiche). Tutte queste transizioni alimentano un ciclo duraturo di investimenti, con tuttavia periodi di «stop and go» (pause/accelerazione). Da questo punto di vista, il 2024 ha rappresentato una fase di pausa nel ciclo di investimenti a seguito del repentino aumento dei tassi di interesse, che ha provocato una recessione nell’industria globale e nel settore delle costruzioni nella maggior parte dei paesi sviluppati.

Ma con il nuovo anno, «i semafori sono verdi». Infatti, quasi tutti i fattori macroeconomici indicano una ripresa progressiva degli investimenti nei paesi sviluppati: le esigenze di investimento sono enormi, le condizioni di finanziamento stanno tornando favorevoli, la redditività delle imprese è generalmente in aumento, le aziende hanno ridotto il loro indebitamento e, infine, i consumi sono sufficientemente resilienti da rassicurare le imprese sui loro sbocchi di mercato. Il nostro indicatore degli investimenti negli Stati Uniti mostra già segnali di «uscita verso l’alto» (

Tuttavia, un fattore potrebbe ritardare questa ripresa degli investimenti: l’aumento delle incertezze. In Europa, le incertezze commerciali, geopolitiche e politiche, misurate dagli indici sviluppati da Baker, Bloom e Davis (Economic Policy Uncertainty Index), stanno aumentando significativamente in Francia, e ancor di più in Germania (grafico 2).

Di conseguenza, abbiamo cercato di valutare l’impatto di queste incertezze sulla crescita del PIL, sugli investimenti e sui consumi, replicando la metodologia di un documento di lavoro della Commissione Europea (The cost of uncertainty – new estimates – European Commission (europa.eu)).

Abbiamo raggiunto le seguenti conclusioni:

Le incertezze hanno un impatto tre volte maggiore sugli investimenti rispetto ai consumi.

Se si confermassero le recentissime tensioni sulle incertezze, che riflettono un nuovo cambio di regime al rialzo, ciò potrebbe penalizzare la crescita dell’Eurozona di 0,5 punti percentuali di PIL su un anno, con un aggiustamento di oltre l’1% sugli investimenti.

Tuttavia, non bisogna trascurare i rischi positivi. Per esempio, una riduzione delle incertezze con un ritorno al regime pre-Covid (la barra azzurro turchese nei grafici sotto) sosterrebbe la crescita del PIL di +0,4% su un anno, tramite un aumento di +0,9% degli investimenti e di +0,3% dei consumi. Un ritorno al regime prevalente negli anni 2010-2015 (barra verde chiaro) avrebbe un impatto doppio sull’attività economica (+0,9% sul PIL).

In conclusione, se la recente crescita delle incertezze si confermasse, essa potrebbe influenzare le nostre proiezioni sugli investimenti e sulla crescita nella zona euro, in particolare in Germania e Francia. Tuttavia, il “bilanciamento dei rischi” non è simmetrico: quando le incertezze sono già elevate, è più probabile che diminuiscano piuttosto che aumentino ulteriormente. La ripresa degli investimenti potrebbe essere eventualmente ritardata a breve termine, ma non è messa in discussione nel medio termine.