UBS WM: Propositi per il nuovo anno
Il 2024 è stato un ottimo anno per i mercati finanziari e quasi tutte le asset
class hanno registrato performance positive, in primis l’azionario globale, che
ha sfiorato il +19% trainato dagli Stati Uniti e dalla tecnologia.
Spesso l’anno delle elezioni presidenziali statunitensi e l’inizio del calo dei
tassi d’interesse coincidono con buone performance, ma questa volta non era
un esito scontato in considerazione dell’incerta discesa dell’inflazione negli
Stati Uniti, dello spinoso quadro geopolitico e della precaria situazione politica
europea.
L’anno che abbiamo davanti dovrebbe essere caratterizzato da una crescita
economica moderata, una continuazione della riduzione dei tassi d’interesse
e un contesto altamente incerto a livello internazionale, con guerre, dazi e
rivalità tecnologica a tenere banco.
Ogni anno sembra speciale e diverso dagli altri, caratterizzato da eventi che
si sovrappongono e spesso hanno effetti controversi sui mercati finanziari.
Questo flusso incessante di notizie e informazioni talvolta induce gli investitori
in errore. Il rischio è oggi ancora maggiore perché questo «bombardamento»
di informazioni è amplificato dai social network, mentre aumenta il rischio di
incorrere in informazioni manipolate.
Proprio per questo, a partire dagli anni ’80 alcuni psicologi hanno iniziato
a sviluppare la finanza comportamentale, che studia come le decisioni
finanziarie degli individui, e talvolta anche delle istituzioni, vengano
influenzate dalle emozioni e dai bias cognitivi, processi mentali automatici
che possono portare a giudizi e decisioni irrazionali.
Spesso, anche in questo editoriale, si discute delle aspettative economiche e
finanziarie di breve termine, di possibili anomalie e di arbitraggi tra asset class,
settori economici e valute. Sebbene la tattica sia importante nella gestione del
denaro, è irrealistico pensare di poter sistematicamente investire sui minimi
del mercato e vendere prima delle correzioni.
L’esperienza e le serie storiche dimostrano in modo netto che rimanere
investiti è spesso la strategia più premiante. A lungo termine, nell’aggregato
il mercato azionario produce i ritorni più elevati (le nostre attese a lungo
termine sono di un ritorno superiore al 7% per l’azionario globale espresso
in euro) nonostante una maggiore volatilità.
Se questi ritorni vengono costantemente reinvestiti per molti anni, producono
a loro volta nuovo capitale – il cosiddetto effetto composto. Questo effetto
genera una crescita esponenziale nel tempo, ma spesso non ne abbiamo
percezione, perché siamo maggiormente predisposti a pensare in termini di
progressioni costanti e incrementi regolari.
Questo approccio si riferisce soprattutto a portafogli altamente diversificati
con posizioni poco concentrate. Del resto, come sosteneva Harry Markowitz,
premio Nobel nel 1990 e autore della moderna teoria del portafoglio, la
diversificazione è l’unico regalo del mercato.
In quantità dipendenti dall’orizzonte temporale e dalla tolleranza al rischio,
un portafoglio deve includere posizioni meno cicliche e mantenere sempre
una liquidità sufficiente a far fronte agli impegni senza dover smobilizzare gli
investimenti in essere.
Nel determinare la quantità di liquidità da mantenere bisogna pianificare
attentamente le esigenze dei prossimi anni e considerare uscite impreviste
senza perdere di vista il costo opportunità del denaro: infatti, detenere troppa
liquidità espone al rischio di rendimenti decrescenti e, molto probabilmente,
inferiori all’inflazione. Del resto, l’inflazione è spesso il maggior nemico di
lungo termine di un investitore, dato che erode il valore reale dei patrimoni.
Al momento i tassi d’interesse sono ancora elevati, ma sono in rapida discesa.
Bloccare rendimenti interessanti su obbligazioni a medio-lungo termine
rappresenta un’opportunità in questa fase. Soprattutto in un contesto di
tassi in calo, alcuni investitori possono considerare anche il ricorso alla leva
finanziaria per ottenere liquidità senza smobilizzare gli investimenti.
Per questo è importante seguire una strategia basata sugli obiettivi e le
specificità di ciascun investitore. Avere un progetto chiaro per organizzare il
proprio patrimonio e definire una strategia che consenta di orientarsi anche
in presenza di forte incertezza è essenziale per mantenere la rotta nel tempo
massimizzando i ritorni di lungo termine.
Incrociando diverse tecniche sviluppate negli Stati Uniti per gli investitori
privati e altre mutuate dall’asset liability management di banche e
assicurazioni, abbiamo sviluppato il concetto di Wealth Way, che organizza il
patrimonio in tre diverse dimensioni: Liquidità, Longevità e Lascito.
A ciascuna dimensione è associata una missione diversa, in modo da
strutturare il patrimonio sulla base degli obiettivi degli investitori invece che
dei fattori tecnici del mercato.
Liquidità: coprire le spese previste in un orizzonte di tre-cinque anni o altri
impegni finanziari legati alla propria attività. La liquidità e gli investimenti di
questa strategia devono essere stabili per evitare oscillazioni, dato il breve
orizzonte temporale. Le disponibilità liquide in alcuni casi possono essere
aumentate dal ricorso alla leva finanziaria.
Longevità: pensare a quanto sarà necessario per il resto della propria vita
e per i propri progetti di medio termine, includendo portafogli orientati alla
crescita, patrimoni previdenziali e immobili utilizzati direttamente.
Lascito: il patrimonio eccedente il capitale necessario nel corso della propria
vita. Guardando al lungo periodo, questi portafogli possono avere un profilo
più aggressivo e includere una quota maggiore di azioni e investimenti
illiquidi, arte e immobili.
Avere la possibilità di lasciare investita a lungo termine e in modo diversificato
una parte del portafoglio, mantenendo una liquidità sufficiente a far fronte ai
propri bisogni senza smobilizzare il capitale, dovrebbe consentire nel tempo di
sfruttare l’effetto composto discusso in precedenza e registrare performance
significativamente migliori.
Un approccio di questo tipo può inoltre aiutare gli investitori a evitare i
classici errori emotivi descritti dalla finanza comportamentale, come l’eccesso
di ottimismo nelle fasi positive e l’estrema avversione al rischio in quelle
burrascose. Inoltre, consente di valutare in modo olistico il patrimonio di
un investitore evitando la duplicazione dei rischi tra le diverse aree, come
azienda, attività professionale, immobili o esposizioni valutarie.