DeepSeek – la disruption che cambia parametri e prospettive
La Cina ha sorpreso il mondo, passando in pochi decenni da economia agricola a leader globale, e continua a sorprendere il mondo nel secolo digitale.
La settimana scorsa DeepSeek, un sistema di AI a basso costo, ha scosso la tecnologia americana, ha sollevato il velo di Maya dell’illusione della linearità, ha ricordato che anche nell’industria i processi sono evolutivi.
Gli analisti di Wall Street hanno immediatamente avvertito il rischio che i modelli open-source possano sopravanzare quelli proprietari. Non ne sappiamo ancora abbastanza, non sappiamo se lo sviluppo di DeepSeek R1 sia stato davvero così economico come è stato detto, o se abbia violato diritti di proprietà, ma che i sistemi di AI generativi possano fare a meno dei chip più costosi costituisce una disruption, una ferita al monolite tecnologico americano.
Se si tratti di ferita superficiale o una lesione grave lo dirà il tempo, per il momento la novità porta con sé almeno tre grandi dubbi: il primato degli Stati Uniti non è scritto sulla pietra, DeepSeek mostra come americani e cinesi siano testa a testa nella competizione per la primazia tecnologica, esiste la possibilità che la Cina possa avere la meglio; le aziende impegnate nello sviluppo delle applicazioni dell’AI possono fare a meno di componenti molto costose; il dubbio che gli investimenti nell’avanzamento digitale, come quelli annunciati sul progetto Stargate, debbano davvero essere così ingenti.
Dubbi che hanno investito la comunità finanziaria e fatto crollare i titoli della tecnologia. A nostro parere, la reazione immediata del mercato è stata quella tipica a una novità inattesa, il tempo porterà ponderatezza e giudizi più avveduti; noi siamo del parere che il fenomeno DeepSeek sia “disruptive” ma, alla fin fine, resti un epifenomeno se messo in relazione alle prospettive degli investimenti e dello sviluppo tecnologico negli Stati Uniti e in Cina.
L’arrivo di DeepSeek resta un evento positivo per l’intero settore tecnologico e per le sue prospettive, è un esempio da manuale della “distruzione creatrice” di Schumpeter, può danneggiare singole aziende ma concorre al miglioramento complessivo del sistema. Nuove società prevalgono fino a quando soccomberanno a loro volta a nuove innovazioni.
In ogni caso, le prestazioni elevate e l’innovazione nell’architettura del software sono l’effetto della più ampia strategia delle aziende tecnologiche cinesi che hanno fatto di necessità virtù: i controlli americani sulla vendita della tecnologia d’avanguardia rendono difficile l’acquisto dei chip di ultima generazione, per cui delle due l’una, o i controlli sulle esportazioni sono aggirabili, oppure le applicazioni meno sofisticate (ad esempio la generazione di testi ma non di video) possono davvero fare a meno dei chip più costosi.
La disruption cinese scuote la tecnologia e gli Stati Uniti rispondono con i dazi, ma nessuna barriera commerciale potrà fermare l’espansione delle aziende di maggiore successo, l’Intelligenza Artificiale e le sue applicazioni sono la frontiera più avanzata della conoscenza, la dimensione del progresso è la globalità.
I dazi americani alimentano incertezza mentre le valutazioni di Wall Street hanno fatto crescere enormemente il valore della posta sul tavolo, qualsiasi segnale che riguardi la crescita o faccia intravedere un rallentamento viene attentamente scrutinato per i suoi immediati riflessi sui valori di borsa.
I grandi punti di svolta nei mercati non sono quasi mai singoli eventi ma processi che si sviluppano nel tempo, DeepSeek è la disruption che cambia parametri e prospettive, dimostra al mondo che la Cina ha le credenziali per sfidare il primato tecnologico americano. Nel 2024 l’indice MSCI China ha messo a segno un risultato di quasi il 20%, sostenuto dagli acquisti dei fondi domestici, dal massiccio riacquisto di azioni delle società cinesi e dal ritorno degli investitori nazionali. Ciò nonostante, i valori di borsa sono ancora sotto di quasi il 40% al massimo registrato nel 2021. Inseguire il timing è vano, il vero alleato è il tempo, le fasi negative del mercato sono quelle che preparano le fasi positive, un argomento che dovrebbe fare giustizia dei dubbi sull’opportunità di stare investiti o meno nella seconda maggiore economia del mondo.