Valutare l’impatto dei dazi USA sulle valute
Con sorpresa dei mercati, la retorica sui dazi del Presidente Trump era stata relativamente moderata nella sua prima settimana in carica, spingendo il dollaro al ribasso dopo il suo insediamento il 20 gennaio. A nostro avviso, c’è più spazio per un rafforzamento temporaneo del dollaro se le minacce tariffarie dovessero ampliarsi ulteriormente.
Sebbene sia praticamente impossibile prevedere se e quali tariffe l’amministrazione Trump deciderà di implementare e quando lo farà, le recenti dinamiche dei tassi di cambio riflettono chiaramente il loro potenziale impatto. Le minacce tariffarie rivolte al Canada hanno già avuto un impatto sulla sua valuta, dato che circa il 75% delle esportazioni canadesi sono destinate agli Stati Uniti e rappresentano circa un quinto del PIL canadese. Poiché il Paese si sta preparando all’impatto delle tariffe statunitensi sulla crescita interna, la Banca del Canada ha tagliato preventivamente il suo tasso di riferimento dal 3,25% al 3,00%. Ma a seconda dell’entità delle tariffe, potrebbe essere necessario tagliare ulteriormente, offuscando le prospettive a breve termine del dollaro canadese.
Guardando alla prima guerra commerciale di Trump nel 2018-2019, osserviamo che le valute delle economie altamente integrate si sono deprezzate in modo significativo rispetto al dollaro. Ad esempio, l’euro e il renminbi si sono deprezzati di oltre il 6% ciascuno nell’arco di questi due anni, con due terzi spiegati dalle tariffe. I beta più elevati che esprimono l’apertura commerciale globale, come il dollaro australiano e la corona svedese, si sono addirittura deprezzati di oltre il 10%.
Nella maggior parte dei casi, non ci aspettiamo che l’amministrazione Trump proceda rapidamente con le tariffe, dato che le minacce tariffarie dovrebbero rimanere un’importante merce di scambio in tutti i tipi di negoziati politici. D’altro canto, la conclusione delle trattative rappresenta un rischio al ribasso per il dollaro. Come abbiamo notato in precedenza, il Presidente Trump è rimasto notevolmente vago sui suoi piani tariffari nei confronti delle economie europee fino ad ora.
Ma questo non significa che l’Europa sia fuori pericolo. A nostro avviso, il premio per l’incertezza tariffaria prezzato nella maggior parte delle valute del G10 non sembra eccessivo, il che implica che dovremmo vederle aumentare una volta che Trump avrà assunto un tono più da falco. In particolare, le valute europee rimangono soggette a episodi di debolezza nel breve termine. Pertanto, ribadiamo la nostra opinione secondo cui il cambio euro-dollaro tratterà all’interno dell’intervallo 1,00-1,05 nella prima metà del 2025.