Inflazione Usa spinta da rincari cacao e caffè, la curiosa sincronia con l’oro

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Negli Stati Uniti, l’Indice dei Prezzi al Consumo (CPI) ha registrato un incremento dello 0,5% nel mese di gennaio 2025, portando l’inflazione annuale al 3% e superando le previsioni degli economisti che si attestavano al 2,9%. Parallelamente, l’inflazione core, che esclude le componenti volatili come alimentari ed energetici, è aumentata dello 0,4% su base mensile, raggiungendo un tasso annuo del 3,3%, anch’esso al di sopra delle aspettative del 3,1%. Questi dati indicano che le pressioni inflazionistiche negli Stati Uniti rimangono persistenti, influenzando le decisioni della FED riguardo alla politica monetaria. A rafforzare questa tendenza, l’Indice dei Prezzi alla Produzione (PPI) è aumentato dello 0,4% a gennaio 2025, superando le aspettative degli economisti che prevedevano un incremento dello 0,3%. Su base annua, il PPI è salito del 3,5%, rispetto al 3,3% registrato a dicembre 2024. Anche il PPI core, che esclude alimentari ed energetici, ha mostrato un aumento dello 0,3% su base mensile.

Il presidente della FED, Jerome Powell, ha suggerito di osservare attentamente i dati del PPI per comprendere meglio il contesto inflazionistico attuale. Uno dei fattori che hanno contribuito maggiormente a questa crescita è stato l’aumento dei prezzi di alcune materie prime agricole, in particolare caffè e cacao. A fronte di persistenti vincoli di offerta e interruzioni legate al clima nelle principali regioni produttive, i prezzi dell’Arabica hanno raggiunto livelli record, con un nuovo massimo storico di $3,48 per libbra, segnando un aumento del 40% negli ultimi tre mesi e del 79% su base annua, spinto principalmente dalla lunga siccità in Brasile e dalle incertezze commerciali che hanno scosso il mercato. Allo stesso tempo, i prezzi del cacao sono stati spinti a livelli senza precedenti da una combinazione di precipitazioni irregolari, epidemie e sfide strutturali come il diffuso contrabbando: il Ghana, ad esempio, ha perso oltre 160.000 tonnellate di cacao a causa del contrabbando durante la stagione 2023/24, una perdita che ha ridotto l’offerta interna e contribuito al restringimento delle scorte globali.

Osservando l’andamento dei prezzi del caffè e del cacao, emerge una curiosa correlazione tra queste materie prime agricole e l’oro. L’oro, tradizionalmente considerato un bene rifugio, ha visto un apprezzamento significativo, avvicinandosi alla soglia dei 3.000 dollari l’oncia, un aumento attribuibile a diversi fattori, tra cui le politiche tariffarie dell’amministrazione Trump e le crescenti incertezze economiche. Sebbene la scala non sia esattamente la stessa, la sincronizzazione dei prezzi dell’oro e delle materie prime agricole è un fenomeno che sta attirando l’attenzione degli osservatori di mercato. Mentre il segmento agricolo è stato un contributore importante all’inflazione complessiva, il prezzo delle materie prime energetiche ha seguito una traiettoria opposta. I costi di petrolio e gas sono infatti in calo, contribuendo a una riduzione delle pressioni sui prezzi nel settore energetico, ma senza riuscire a modificare la tendenza inflazionistica negli Usa e quindi le politiche monetarie della FED.