Il rally europeo sfida gli Usa: trend o illusione?

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L’Europa ha di che rallegrarsi a due mesi dall’insediamento del nuovo presidente americano. Certo, l’uragano americano sta arrecando danni in tutto il mondo, alcuni dei quali irreversibili, come il tempo perso nella corsa alla riduzione dei gas serra. Ma da ogni tempesta origina anche uno slancio rigenerativo e così, l’Europa sta paradossalmente riallacciando con una dinamica a lungo sopita. I mercati non mancano di celebrarla: l’MSCI Europe è cresciuto del 10% in euro dall’inizio dell’anno (quasi il 15% in dollari) mentre l’S&P500 americano è arretrato di oltre il 3%, creando un divario di più del 18% (in dollari) in meno di tre mesi (Bloomberg, dati al 20/03/2025).

Se l’Europa sta tornando a essere “Great Again” non è certo merito diretto del presidente americano che, a dir poco, non è stato eletto sulla base di un simile programma. L’Europa, in realtà, deve questa dinamica a sé stessa soltanto, all’energia che investe nell’andare oltre l’inversione di rotta antieuropea ad opera della politica americana, in ambito soprattutto militare. Costretta a garantire da sola la sua difesa e quella dell’Ucraina, in poche settimane ha operato una svolta storica. La Commissione europea ha così adottato all’inizio di marzo un piano di sostegno massiccio all’industria militare, “ReArm Europe”, che dovrebbe ammontare a 800 miliardi di euro in quattro anni e autorizzare un incremento del debito nazionale per le spese militari che non sarà assoggettato ai limiti previsti dai trattati per l’indebitamento. A ciò si aggiunge l’iniziativa tedesca volta a eliminare il vincolo costituzionale, a lungo sacrosanto, posto al debito del Paese. Insieme a un piano di sostegno alle infrastrutture da 500 miliardi, la spesa aggiuntiva tedesca potrebbe ammontare a 1.500 miliardi di euro in dieci anni. Il PIL europeo sarà stimolato dello 0,5-1% all’anno per diversi anni, grazie soprattutto alla Germania. Allo stesso tempo, gli analisti stanno rivedendo le aspettative di crescita negli Stati Uniti, frenate da una perdita di fiducia delle famiglie e delle imprese di fronte alla politica commerciale instabile del nuovo presidente. Alcuni strategist prevedono addirittura un superamento, nel 2026, della crescita statunitense ad opera di quella europea, cosa inimmaginabile fino a poco tempo fa.

Sulla scia della autonomizzazione forzata del Vecchio Continente vengono ora rivalutate anche le sorti di altri settori industriali, come quello strategico delle carte di pagamento. Inizia a sollevare qualche interrogativo l’opprimente dominio delle americane Visa o MasterCard mentre le reti prettamente europee sono ora attivamente sostenute dalle istituzioni locali, come la francese CB (Cartes Bancaires) o il wallet europeo Wero, promosso in Francia dal Comitato Nazionale dei Mezzi di Pagamento. Nel settore dello Spazio, la Commissione europea alla fine del 2024 ha lanciato il programma Iris2, destinato a mettere in orbita 292 satelliti dopo il 2030 onde ridurre a lungo termine la dipendenza dalle reti americane, in particolare da Starlink controllata da Elon Musk o da Kuiper di proprietà di Jeff Bezos, il CEO di Amazon. Il nuovo lanciatore europeo Ariane 6, indispensabile per questo piano, ha appena completato con successo il suo primo volo commerciale.

Grazie al Nuovo Mondo, il Vecchio si sta per risvegliare. Ma che sia solo un sogno? Perché dietro a queste dichiarazioni rimangono delle screpolature, per quanto riguarda in particolare i finanziamenti. La Germania è l’ultimo grande Paese dell’Eurozona a poter aumentare il suo debito in maniera massiccia dato che gli altri grandi, Francia e Italia, sono già al limite della sostenibilità. Il piano tedesco è quindi l’ultima cartuccia europea: non ci sarà nessun’altra fonte nazionale di indebitamento massiccio disponibile se non quella. Inoltre, nonostante questi diversi piani, l’Europa rimarrà un nano nel settore digitale perché non esiste sul continente alcun equivalente dei giganti tecnologici americani o cinesi. L’autonomia tanto ricercata non farà tremare la Casa Bianca. Non inganneremo Trump su questo punto. Nondimeno, in termini di crescita e occupazione nonché sui mercati finanziari, la reazione europea avrà effetti tangibili e duraturi. Grazie, Signor Presidente!