Cina, una garanzia di stabilità?

Nadège Dufossé -

Il Fondo Monetario Internazionale ha appena rivisto al rialzo la crescita media annua del PIL cinese nel medio periodo (2018-2020), dal 6% al 6,4%, in previsione di un ulteriore aumento del debito pubblico e privato.

In un contesto caratterizzato da un momentum ciclico solido, il 19° Congresso del Partito che si terrà quest’anno all’inizio di novembre fisserà le priorità politiche del prossimo quinquennio. Questa stabilità economica e politica relativa e questo approccio sistematico di lungo periodo sono in parte alla base della nostra posizione di sovrappeso sui mercati emergenti.

Il 19° Congresso del Partito Comunista Cinese di inizio novembre rappresenterà un traguardo importante per due ragioni. In primo luogo, il presidente Xi Jinping presenterà la propria relazione politica, illustrando in dettaglio le priorità politiche per i prossimi cinque anni fra cui la riorganizzazione economica e le riforme strutturali. Nell’affrontare i temi della stabilità e della crescita economica, la relazione dovrebbe evidenziare le principali aree di sviluppo e indagare i problemi strutturali più noti (mercato residenziale, inefficienza delle imprese statali, minor competitività del settore dell’export, crescita del debito e dell’indebitamento). In secondo luogo, fra gli altri appuntamenti elettorali in programma si designeranno probabilmente cinque nuovi membri su sette del potente Comitato permanente del Politburo. Pertanto, le scelte congressuali di quest’anno dovrebbero incidere a fondo sui prossimi dieci anni (il presidente Xi Jinping e il premier Li Keqiang potrebbero restare in carica per un altro mandato quinquennale).

In un’ottica di breve periodo il congresso dovrebbe svolgersi in un contesto economico favorevole. Negli ultimi 18 mesi l’economia cinese ha ripreso a crescere, archiviando un quinquennio di deflazione dei prezzi alla produzione e contribuendo sensibilmente alla crescita globale.

L’indice Li Keqiang sintetizza ottimamente la robusta attività, evidenziando la crescita in termini di finanziamenti totali, produzione di energia elettrica e traffico merci. Di conseguenza, grazie anche all’indebolimento del dollaro contro lo yuan cinese, le riserve valutarie cinesi in valuta estera hanno smesso di ridursi e anche i prezzi dei metalli industriali, come minerale di ferro e rame, hanno iniziato a risalire.


Nadège Dufossé – Head of Asset Allocation – Candriam Investors Group