Art Lending

Xavier Ledru, Nathalie Dobeli -

Negli ultimi anni, il mercato dell’arte di fascia alta è stato molto dinamico, crescendo sia per numero di transazioni che dal punto di vista della valutazione. La continua crescita della domanda globale di beni artistici è un dato di fatto.

Se fervidi collezionisti, appassionati di moda e altri trend setter rimangono parte attiva del mercato, oggi numerosi investitori vedono sempre di più le opere d’arte come un puro investimento. Alcuni osservatori qualificano le opere d’arte come classe di attivi a sé. Il dibattito a riguardo è ovviamente acceso, soprattutto tra puristi e professionisti della finanza. È vero che l’arte è sempre più considerata come forma di investimento per via della maggiore necessità di diversificazione del portafoglio. Inoltre, al pari delle classi di attivi alternative, le opere d’arte sono tradizionalmente viste come una riserva di valore non correlata ad altre classi di attivi più tradizionali come azioni e obbligazioni. Nel complesso, chi ha investito in opere d’arte, come chi ha investito in auto d’epoca od orologi vintage, ha di fatto beneficiato negli ultimi anni di trend di mercato molto favorevoli.

Finora, gli individui o le famiglie hanno principalmente investito acquistando direttamente opere d’arte per il loro valore d’investimento, creando il bisogno di un approccio più dinamico e sofisticato alla gestione patrimoniale legata all’arte. Di conseguenza, stanno emergendo molti nuovi attori e prodotti di investimento in grado di soddisfare le diverse esigenze dei clienti nel segmento dell’arte.

Rispetto a un investimento diretto, l’art lending offre agli investitori uno strumento a reddito fisso garantito da beni artistici. Questo prodotto piuttosto diffuso negli Stati Uniti, con un mercato stimato a circa USD 19 miliardi, è ancora abbastanza nuovo in Europa. Considerando che l’Europa, come continente, costituisce il mercato di opere d’arte più grande al mondo in termini di vendite all’asta, vendite private e galleristi, un tale dato è alquanto sorprendente. Ciò evidenzia il notevole potenziale legato dall’espansione dell’art lending, ancora poco noto a molti collezionisti europei. Di recente, abbiamo assistito a una serie di iniziative lanciate da svariati attori nel tentativo di cogliere l’opportunità di diffondere questo servizio nel mercato europeo.

La pratica dell’art lending ad alti livelli è abbastanza semplice: il debitore riceve il prestito sulla base del valore dell’opera o delle sue opere che ha dato in pegno come collateral. Il finanziamento erogato al debitore si basa pertanto sul valore stimato dell’opera d’arte che a sua volta dipende dall’artista e dal mercato dell’arte, anziché dal profilo finanziario del debitore. In caso di default, il finanziatore può entrare in possesso del collaterl e rivenderlo per recuperare l’importo residuo del prestito.

Questo prodotto è un’alternativa più interessante rispetto alla vendita dell’opera d’arte poiché non comporta significativi costi di transazione né imposte sulle plusvalenze mentre permette al collezionista di continuare a possedere l’opera d’arte. Permette inoltre di evitare potenzial insidie nella vendita di un bene di grande valore attraverso una casa d’asta, che potrebbe attirare l’attenzione e sollevare interrogativi circa l’instabilità finanziaria del debitore.

Il mercato dell’art lending si sta sviluppando innanzitutto attraverso i servizi finanziari offerti da case d’asta e banche. Le case d’asta ricorrono comunque spesso alle proprie capacità di finanziamento nel settore dell’arte per conquistare nuovi lotti da vendere. Inoltre, i finanziamenti offerti sono spesso erogati grazie al fatto che i debitori acquistano o vendono arte per loro tramite. Anche svariate banche europee offrono soluzioni di art lending, ma lo fanno principalmente per i propri clienti (quelli che hanno attivi depositati presso di loro): ciò permette di compensare eventuali default dell’intero portafoglio del cliente. Questi prodotti non sono veri e propri finanziamenti con pegno su opere d’arte, pertanto il tasso di interesse non riflette soltanto il profilo di rischio dei beni artistici.

Infine, solo un ristretto numero di finanziatori offre questo genere di finanziamenti (i) esclusivamente sulla base del valore delle opere d’arte e (ii) con la totale libertà d’uso dei fondi. A garanzia di questi cosiddetti finanziamenti pro soluto sono sufficienti le opere d’arte. Poiché questo tipo di finanziamenti fa completamente affidamento sull’opera d’arte è importante collaborare con consulenti d’arte esperti oppure disporre di risorse proprie competenti in materia. Infatti, nonostante il relativo trend sia in crescita, le difficoltà per chi intende operare nel mercato dell’arte sono ancora numerose. La mancanza di trasparenza, soprattutto nella fascia più alta del mercato, lascia perplessi i collezionisti. Altre questioni inerenti a proprietà, liquidità e falsificazione sono recentemente diventate sempre più evidenti. È quindi di importanza vitale per gli operatori di mercato che vogliono riuscire in questo segmento sapersi destreggiare tra valutazioni e due diligence.

Alla fine, i debitori sceglieranno la propria soluzione di finanziamento di art lending in base alla propria situazione finanziaria e all’uso che intendo fare dei fondi. I finanziamenti possono essere strutturati con una scadenza a breve o lungo termine, un rapporto loan-to-value basso o elevato, un rimborso rateizzato o in un’unica soluzione, oppure, come già menzionato, pro soluto o pro solvendo. Questa serie di condizioni permette ai finanziatori di concedere finanziamenti a tassi di interesse che possono oscillare considerevolmente dal 2,5-3% all’anno per i finanziamenti pro solvendo fino a percentuali a due cifre per i finanziamenti erogati da agenzie di intermediazione. Allo scopo di rifinanziare i propri prestiti, alcuni istituti mettono i titoli garantiti da beni artistici sul mercato, permettendo a privati, family office o altri gestori patrimoniali di investire indirettamente in opere d’arte con rendimenti proficui.

In questo caso, i finanziamenti, a loro volta direttamente garantiti da collezioni, sono cartolarizzati attraverso strumenti separati a basso rischio di fallimento. I titoli garantiti da beni artistici emessi sono provvisti di codice ISIN internazionale e sono scambiati attraverso stanze di compensazione in modo da permettere agli investitori di sottoscrivere facilmente in toto o in parte l’emissione obbligazionaria. Ciò crea di fatto un mercato in cui gli interessi degli investitori e quelli dei collezioni si incontrano: le piattaforme di cartolarizzazione partecipano in veste di intermediari alla strutturazione degli strumenti finanziari garantiti da opere d’arte a beneficio dei debitori e di tutti gli investitori, grandi o piccoli. Questi investitori sono attratti dall’esposizione esclusiva alle opere d’arte dal momento che il rapporto rischio/rendimento a loro carico è direttamente collegato alle collezioni d’arte a cui sono esposti.

Se i titoli garantiti da attivi vengono generalmente strutturati dando in garanzia attivi come finanziamenti, leasing, crediti o debiti su carte di credito, la cartolarizzazione dei prestiti garantiti da opere d’arte rappresenta di fatto un’offerta innovativa che potrebbe rivoluzionare lo sviluppo di questo mercato in Europa.


 Xavier Ledru, Nathalie Dobeli – Banca REYL