Commento di State Street sul meeting FED

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A seguito del meeting del Federal Open Market Committee (FOMC) della FED, Michael Metcalfe, responsabile globale macro strategy di State Street Global Market, Sophia Ferguson, senior portfolio manager active fixed income and currency di State Street Global Advisors, e Antoine Lesné, responsabile strategia e ricerca EMEA di SPDR ETFs, hanno rilasciato i seguenti commenti:

Commento di Metcalfe: “Ci si aspettava un irrigidimento della politica monetaria, ma la vera sorpresa sono stati i dot plot. La revisione al rialzo delle prospettive sulla crescita non è stata una notizia inattesa ma, visti i bassi livelli di inflazione, le ulteriori aspettative sui rialzi dei tassi per il 2019 sono state una mossa decisamente più aggressiva rispetto a quanto stimato. Il tasso di disoccupazione stabilmente al di sotto del suo livello di lungo periodo implica che la Federal Reserve debba normalizzare i tassi di interesse a una velocità regolare e graduale. Forse l’elemento che disturba di più il mercato è il rialzo delle proiezioni di lungo periodo dei FED funds, fattore che creerà dei dubbi sull’effettivo aumento dei tassi di interesse, qualora l’economia andasse nella direzione prevista dalla FED”.

Commento di Ferguson: “Come ampiamente atteso, i membri del FOMC hanno votato a favore di un incremento dei tassi dei FED Fund di 25 punti base ma, con i future di aprile che incorporano una probabilità di rialzo del 100%, l’aumento in sé non ha causato una forte reazione del mercato, ma piuttosto il cambiamento nelle previsioni. I recenti miglioramenti delle prospettive economiche hanno portato a una significativa revisione al rialzo dei dot plot, con la mediana che riflette le attese di quattro aumenti dei tassi nel 2018, tre nel 2019 e due nel 2020. Sorprendentemente la FED ha deciso di aumentare il tasso neutrale di lungo termine, senza avere ulteriori dati sulle prospettive dell’inflazione. Sarà importante osservare se le proiezioni verranno incorporate nelle valutazioni di mercato in modo più aggressivo rispetto alla volontà della FED”.

Commento di Lesné: “Jerome Powell, durante il suo primo meeting come Governatore della FED, ha utilizzato un tono più aggressivo rispetto alle attese. Come stimato, le previsioni sulla crescita economica sono state riviste, ma la mancata ripresa dell’inflazione, il tasso di occupazione ancora solido e gli stimoli fiscali potrebbero far sì che nel 2019 la FED adotti un atteggiamento più aggressivo nella riduzione delle condizioni finanziarie più accomodanti. I dot plot della Banca Centrale non sono stati rivisti per il 2018, ma prevedono tre aumenti nel 2019. Questo scenario spingerebbe i tassi a breve termine al 3% entro la fine del 2019, una percentuale molto più alta rispetto a quella attuale dei rendimenti dei Treasury a 10 anni, fattore che potrebbe potenzialmente appiattire molto l’andamento della curva. I mercati hanno reagito in modo tiepido, ma nel tempo i potenziali beneficiari di questa decisione potrebbero essere le banche statunitensi”.