Insolventi o «zombi», le imprese in difficoltà rappresentano circa il 6% del totale in Francia

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Sempre meno insolvenze: -8,3% a fine gennaio 2018 in un anno e una previsione di -3,6% nel 2018. Il tasso di insolvenza è più basso rispetto a quello pre-crisi. Il quadro di insieme è lontano dall’essere idilliaco poiché il numero delle cosiddette imprese «zombi», ancora attive ma insolventi e non redditizie, rimane elevato

Le insolvenze diminuiscono ma si prevede un rallentamento nel 2018

Questo inizio anno evidenzia un netto miglioramento degli indicatori chiave delle insolvenze; il calo del numero delle stesse si attesta a -8,3% annuo a gennaio 2018, con 53.414 casi, il livello più basso da ottobre 2008. Il costo per l’economia rivela un crollo a due cifre: -15,2% per i debiti commerciali (3,2 mld di euro) grazie al dinamismo delle grandi imprese e -15,4% per il numero di posti di lavoro interessati (156.673).

Il consolidamento della crescita (2% nel 2017) ha favorito tutte le tipologie di imprese, tutte le regioni e la maggior parte dei settori di attività.

  • Mentre le insolvenze delle piccole imprese con fatturato inferiore a 250.000 euro registrano un calo inferiore alla media nazionale (-5,2% vs -8,3%), le imprese con fatturato superiore a 1 mln di euro risentono di un calo del 24,2%, principalmente a causa della ripresa del commercio mondiale;
  • Dopo quattro anni consecutivi di crescita, l’Ile-de-France (che registra più del 20% di insolvenze) beneficia finalmente del miglioramento generale;
  • Le costruzioni (-13% annuo) contribuiscono per circa metà al calo delle insolvenze in un contesto di tasso di interesse fortemente basso e fiducia delle famiglie ai massimi livelli dopo la crisi. Questo è il caso anche di altri settori sostenuti dai consumi dinamici delle famiglie, come abbigliamento (-13%), servizi ai privati (-6,4%, grazie alla ristorazione) e auto (-5,4%). Nel settore alimentare la situazione è più contrastata (solamente -0,9%) a causa dei cattivi raccolti di cereali nel 2016, che hanno generato un’ondata di insolvenze tra produttori di cereali, panettieri e pasticceri.

«Per il 2018, Coface prevede una continua diminuzione ma meno significativa delle insolvenze: -3,6% dopo -7,3% per tutto il 2017. Questo ritmo meno sostenuto si spiega in parte con il possibile rallentamento dell’attività francese a partire dal secondo trimestre, dovuto ai vincoli di offerta e assunzione, e con i primi segnali di difficoltà già evidenti nelle costruzioni», commenta Bruno de Moura Fernandes, Economista di Coface.

Le imprese «zombi», un sintomo di disequilibrio persistente dell’economia

Sebbene il numero di insolvenze rimanga superiore rispetto a quello pre-crisi, il tasso di insolvenza è più basso: 1,14% nel 2016 contro 1,35% nel 2007, in ragione di un maggior numero di imprese. Il dato è paragonabile a quello registrato in Germania (1,2%), mentre in Italia e in Spagna le procedure molto lunghe e onerose spingono le imprese a ricorrere ad alternative (liquidazione volontaria, finanziamento ipotecario) che comportano una sotto valutazione del tasso di insolvenza rispettivamente dello 0,3% e 0,1%.

La situazione delle imprese francesi è più contrastata tanto da non lasciare intravedere una diminuzione del numero delle insolvenze. Se al tasso di insolvenza si aggiunge quello delle imprese «zombi» (4,6% del numero totale, secondo le stime di Coface), poco redditizie e insolventi, la quota di imprese in difficoltà si attesta al 5,7% del totale (a fine 2016). Dopo l’uscita dalla crisi, il tasso di imprese «zombi» in Francia, mantenuto artificialmente in vita da finanziamenti a basso costo in un contesto di politica monetaria espansiva, non diminuisce, mentre la Spagna, fortemente colpita dalla crisi, ha registrato un calo a partire dal 2013.

«A partire dall’uscita della crisi, si registrano meno insolvenze in Francia ma molte imprese «zombi», in linea con la crescita relativamente bassa registrata fino al 2016. Il moltiplicarsi delle imprese «zombi», che rischiano di fallire da un momento all’altro, è pericoloso per l’economia dal momento che ostacola il processo di distruzione creativa e spinge al ribasso la produttività di un paese», conclude Bruno de Moura Fernandes.

«La situazione francese ci offre una doppia chiave di lettura, molto interessante nel contesto europeo: da un lato, infatti, le imprese d’oltralpe dimostrano una buona tenuta, con minori tassi di insolvenza e prospettive di sviluppo positive. Dall’altro, allo stesso tempo, le cosiddette aziende “zombi” rischiano di acuire in maniera ancora più significativa i disequilibri macroeconomici del Paese, rappresentando – di conseguenza – un indicatore sensibile e da mantenere costantemente monitorato», aggiunge Ernesto De Martinis, CEO di Coface Italia.