Fidelity Analyst Survey 2018: l’indagine sulla view di Fidelity International sulle aziende che analizzano

-

“Fiducia” è la parola d’ordine secondo la Fidelity Analyst Survey 2018, che illustra le view degli analisti di Fidelity sui principali trend che caratterizzeranno i prossimi mesi.

Il sentiment degli analisti raggiunge nuove vette

Secondo l’indagine 2018, gli analisti di Fidelity sono ancora più ottimisti di quanto non lo fossero all’inizio dello scorso anno, hanno riscontrato che le società hanno imparato dagli errori commessi in passato e guardano al futuro con ottimismo.

fidelity analyst survey 2018 l indagine sulla view di fidelity international sulle aziende che analizzano 1
L’indicatore globale del sentiment1 (rilevazione aggregata della fiducia delle imprese) è cresciuto sino a toccare il livello massimo degli ultimi 5 anni. Attualmente gli analisti di Fidelity hanno una visione positiva delle condizioni attese per i prossimi 12 mesi.

fidelity analyst survey 2018 l indagine sulla view di fidelity international sulle aziende che analizzano 2
Le imprese analizzate nutrono fiducia nella crescita della domanda in misura maggiore rispetto agli anni scorsi, mantenendo nel contempo la propensione verso la riduzione dei costi. A differenza di quanto rilevato in passato, le aziende sono tornate a investire nel proprio capitale produttivo. Spendono in tecnologia, investono in innovazione al fine di essere più competitive e hanno avviato un timido di processo di aumento dei salari.
L’aumento della redditività del capitale sta producendo una maggiore remunerazione degli azionisti grazie a dividendi più cospicui, maggiori operazioni di buyback e la ricerca di opportunità di operazioni di M&A. I bilanci sono più solidi, non solo grazie alla riduzione dei costi e rigore nella spesa, soprattutto per il fatto che, approfittando del rialzo sui mercati obbligazionari, hanno rifinanziato il debito a tassi più convenienti e con scadenze più lunghe.

ESG: una nuova bussola morale

Sembra inoltre che cresca la propensione all’ascolto. Per il momento è impossibile stabilire se si tratti o meno di un comportamento da picco del ciclo, nella relativa calma di una congiuntura con basse tensioni finanziarie. Tuttavia è chiaro che le società non ignorano più le preoccupazioni degli investitori in relazione agli standard sociali, ambientali e di governance.
Ancora oggi solo una minoranza delle aziende prende effettivamente in carico questo tema, ma il crescente interesse è una tendenza indiscutibile. Un tempo prerogativa dei ricchi mercati nell’Europa settentrionale, le considerazioni ESG stanno trovando sempre più spazio sul tavolo dei consigli d’amministrazione in tutte le aree geografiche.

fidelity analyst survey 2018 l indagine sulla view di fidelity international sulle aziende che analizzano 3
Inflazione: pochi motivi di preoccupazione

Nel complesso, l’indagine evidenzia che questo movimento proseguirà nel tempo.
Le imprese stanno aumentando i budget destinati alla tecnologia per tenere testa alla concorrenza e posizionarsi in modo da affrontarne la minaccia).
L’inflazione no suscita preoccupazione. Un eccessivo tasso d’inflazione dei costi, dei salari o dei prezzi di vendita, unito all’aumento dei costi di finanziamento, potrebbe innescare un inasprimento delle condizioni di politica monetaria, limitando la crescita della domanda reale e obbligando le società a ridimensionare i piani di spesa e investimento. Pur segnalando moderati aumenti dell’inflazione relativa a costi di produzione e salari, e un conseguente un lieve rafforzamento del pricing power delle aziende, gli analisti di Fidelity sono convinti che l’inflazione dei prezzi alla produzione resterà pari o inferiore a quella dei prezzi al consumo.

Leva finanziaria: fiducia sì, ma con cautela

La leva finanziaria di norma comincia ad aumentare perché la fiducia tende a trasformarsi in esuberanza. Il debito complessivo globale (sia pubblico che privato) si è portato ben al di sopra dei livelli pre-crisi e rendendo tutte le maggiori economie più vulnerabili ad un aumento dei tassi di interesse.

Nonostante che le aspettative in materia di leva finanziaria e tassi di default abbiano cominciato a salire, l’indagine di Fidelity evidenzia che i bilanci delle aziende sono ben finanziati, le esigenze e i costi di finanziamento, oltre i tassi di default, sono stabili e la leva finanziaria è andata leggermente calando nel 2017, questo grazie ad un uso prudente del capitale nonostante la crescita economica si protragga ormai da alcuni anni.
Le disponibilità liquide rimpatriate negli Stati Uniti sotto lo scudo della nuova legislazione dovrebbero essere impiegate principalmente per buyback azionari.

Nei casi in cui la leva finanziaria è data in aumento (solo tra il 20% degli analisti), il fenomeno viene attribuito ad attività di buyback azionari, fusioni e acquisizioni e distribuzione di dividendi nonché all’incremento della spesa in conto capitale. Inoltre quasi nessuno degli intervistati ha correlato la crescita della leva finanziaria a un previsto deterioramento dei flussi di cassa.

Conclusione

La combinazione tra margini societari sui massimi record, finanziamenti estremamente convenienti, una forte pressione salariale, prezzi favorevoli delle materie prime e crescita economica sincronizzata a livello globale è una circostanza quanto meno inusuale. Lo scenario aziendale può davvero continuare ad essere così idilliaco?

Un ulteriore allungamento delle scadenze del debito sarà difficile da ottenere, i tassi d’interesse e i rendimenti stanno ormai aumentando rispetto ai minimi e i margini societari non possono praticamente fare altro che diminuire. I costi di finanziamento in Cina dovrebbero aumentare, ma non si prevede che la crescita rallenti in misura significativa.

Per l’anno in corso, dunque, le imprese continuano a coltivare una grande fiducia e agiscono di conseguenza.


1 I punteggi dell’indicatore del sentiment si basano sul dato aggregato di cinque importanti indicatori che acquisiscono le opinioni generali espresse dagli analisti in merito alle società all’interno dei rispettivi settori. Le risposte sono graduate su una scala da 1 a 10 (dove 10 corrisponde al valore più positivo) e aggregate sulla base della capitalizzazione di mercato del relativo settore. I risultati vengono utilizzati al meglio come strumento comparativo piuttosto che come valore assoluto.