L’adesione dei Balcani occidentali all’UE verrà probabilmente completata, favorita dal posizionamento strategico della regione

Dominique Fruchter -

Il vertice Unione Europea – Balcani occidentali a Sofia, in Bulgaria, ha puntato a riaffermare l’impegno dell’UE nei confronti dell’adesione dei Balcani occidentali all’UE. Gli economisti di Coface ritengono che questo scenario potrebbe verificarsi, soprattutto perché riequilibrerebbe la presenza russa e cinese nella regione.

Una forte integrazione commerciale ed economica

Dopo i disordini provocati dalle guerre degli anni ’90 e le crisi finanziarie del 2008-2011, i paesi dei Balcani occidentali (Albania, Bosnia-Erzegovina, Kosovo, Macedonia, Montenegro, e Serbia) hanno rafforzato i loro legami economici con l’Unione Europea. Quest’ultima è il primo partner commerciale della regione, rappresenta infatti l’83% delle sue esportazioni e il 67% delle sue importazioni. Dal 2008, il commercio tra UE e Balcani occidentali è aumentato dell’80%, rafforzato dagli accordi di stabilizzazione e associazione. Il forte deficit commerciale della regione è dovuto alla scarsa base produttiva, con beni di basso valore aggiunto; è finanziato principalmente dalle trasferte di fondi effettuate dagli emigrati (quasi un quarto della popolazione vive all’estero) e dagli investimenti diretti esteri, la maggior parte provenienti dall’Europa occidentale. Le trasferte di fondi attuate dagli emigrati rappresentano circa il 10% del PIL per Albania, Bosnia-Erzegovina, Montenegro e Serbia, circa il 15% per il Kosovo, ma solamente il 4% per la Macedonia. La presenza europea è particolarmente importante in ambito bancario, telecomunicazioni, energia, turismo e, in misura minore, nell’industria. Lo stock di investimenti diretti esteri rappresenta il 40% del PIL in Albania, Bosnia e Macedonia, il 70% in Serbia e il 113% in Macedonia. L’ampio utilizzo dell’euro nella regione implica che i paesi hanno una forte dipendenza dal ciclo economico della zona euro e dalle sue politiche monetarie.

Corruzione, disoccupazione elevata e PIL basso pro capite: tutto indica una lunga strada da percorrere

Grazie alla posizione geografica strategica della regione e alla volontà dell’Unione Europea di impedire l’esplosione di conflitti tra paesi vicini e di neutralizzare l’influenza di Russia e Cina, l’adesione all’UE dovrebbe essere completata. Dovrebbe cominciare con i due candidati più avanzati, Serbia e Montenegro, probabilmente entro il 2025. Per l’Unione Europea, la loro adesione comporterebbe costi aggiuntivi limitati. Gli aiuti finanziari europei hanno raggiunto i 7 miliardi di euro circa per il periodo 2014-2020 (di cui la maggior parte riguarda il sostegno alle riforme amministrative ed istituzionali) e, una volta effettuata l’adesione, secondo le stime, potrebbe essere completata con fondi addizionali equivalenti al 2% circa del budget 2017 dell’UE.

Tuttavia, date le importanti lacune in termini di governance, il processo di adesione della regione all’UE rischia di diventare lungo. La corruzione è il problema maggiore nei settori pubblico e giudiziario, questo giustifica il posizionamento dei i Balcani occidentali agli ultimi posti dell’indice di Transparency International in Europa. La situazione è confermata dagli indicatori di gouvernance della Banca mondiale che evidenziano la scarsa stabilità politica in Albania, Macedonia, Kosovo e Montenegro, la frammentazione istituzionale in Bosnia-Erzegovina e le debolezze giuridiche in materia di fallimenti e insolvenze.

Il PIL medio pro capite nei Balcani occidentali è solo un quarto rispetto a quello dell’UE-15 e la metà circa rispetto a quello degli 11 paesi dell’Europa orientale, membri dell’UE. La convergenza, che si è ben avviata negli anni dopo la guerra, si è bruscamente fermata al momento della crisi finanziaria, a causa della mancanza di competitività. Il tasso di disoccupazione si attesta al 16,2% del totale della popolazione attiva e raggiunge il 37,6% tra i giovani attivi. Considerando i tassi di crescita attuali del PIL (appena superiori al 3% in media), la Banca mondiale stima che ci vorrebbero sei decenni perché il PIL in media per abitante nei Balcani occidentali raggiungesse i livelli europei.


 Dominique Fruchter – Economist – Coface