Efficienza, inclusione previdenziale e welfare integrativo sono le parole chiave della Relazione Covip

Roberto Carli -

La Covip ha pubblicato la propria Relazione annuale in cui tratteggia l’andamento del mercato della previdenza complementare e formula alcune osservazioni in chiave evolutiva sul come favorire un maggiore sviluppo del settore.

Partendo dai dati statistici alla fine del 2017, i fondi pensione in Italia sono 415 di cui 35 fondi negoziali, 43 fondi aperti, 77 piani individuali pensionistici (PIP), 259 fondi preesistenti e Fondinps.

Rispetto al 2016, si è registrata una riduzione di 37 unità, di cui 35 fondi preesistenti. Il totale degli iscritti alla previdenza complementare è pari a circa 7,6 milioni, in crescita del 6,1% rispetto all’anno precedente, per un totale di circa 8,3 milioni di posizioni in essere (inclusive di posizioni doppie o multiple, che fanno capo allo stesso iscritto).

Di questi, gli iscritti ai PIP “nuovi” si attestano a quasi 3 milioni (+7,6% rispetto al 2016), quasi 2,8 milioni quelli ai fondi negoziali (+7,8%, con una crescita determinata principalmente dalle nuove adesioni contrattuali), oltre 1,3 milioni quelli ai fondi aperti (+9,2%, confermando l’andamento dinamico del 2016) e 610.000 quelli ai fondi preesistenti.

Considerate nell’insieme, le nuove adesioni nell’anno sono state 679.000, valore in linea con quello dell’anno precedente. Gli uomini sono il 62,3% degli iscritti alla previdenza complementare, a fronte del 57,7% di donne, mentre in termini di distribuzione per età e per area geografica di residenza, la maggior parte degli iscritti si concentra nelle fasce d’età centrali (35-54 anni, 56,3%) e al Nord (56,8%).

Le risorse accumulate dalle forme pensionistiche complementari si attestano a 162,3 miliardi di euro, in aumento del 7,3% rispetto all’anno precedente: un ammontare pari al 9,5% del PIL e al 3,7% delle attività finanziarie delle famiglie italiane. I contributi raccolti nell’anno sono pari a 14,9 miliardi di euro, di cui quasi tre quarti confluiscono nelle forme previdenziali di nuova istituzione.

I contributi destinati ai fondi aperti e ai PIP sono cresciuti di circa il 9%, mentre l’incremento nei fondi negoziali è stato pari soltanto al 3,5%, in quanto il forte aumento delle iscrizioni conseguenti all’introduzione dell’adesione contrattuale si è tradotto in un aumento modesto dei flussi contributivi.

I contributi per singolo iscritto ammontano mediamente a 2.620 euro nell’arco dell’anno. Il numero delle posizioni sulle quali nel corso dell’anno non sono confluiti versamenti è pari a 2,1 milioni, in crescita del 14% rispetto al 2016: il 23,5% del totale degli iscritti alla previdenza complementare (1,8 milioni) non ha effettuato contribuzioni nel 2017.

Le voci di uscita per la gestione previdenziale ammontano a 7,6 miliardi di euro. Le prestazioni pensionistiche sono state erogate in capitale per 2,6 miliardi di euro e in rendita per circa 700 milioni di euro. I riscatti sono pari a quasi 2,2 miliardi di euro, mentre le anticipazioni, pari a oltre 2 miliardi di euro, sono in linea con il valore elevato del 2016.

La gran parte delle anticipazioni rientra nella fattispecie non connessa a cause specifiche (ossia a cause diverse dalle spese sanitarie o per acquisto o ristrutturazione della prima casa).

Come investono le forme pensionistiche complementari ? Sembra emergere una tendenza alla maggiore diversificazione. La quota degli investimenti in titoli di Stato è pari al 41,5% e diminuisce di cinque punti percentuali rispetto all’anno precedente; per circa due terzi la diminuzione è imputabile ai titoli di stato italiani, la cui quota a fine 2017 è pari al 22,7%.

Sono invece aumentate le quote degli investimenti in altri titoli di debito (pari al 16,6%), dei titoli di capitale (pari al 17,7%) e degli OICR (pari al 14,4%). Anche i depositi sono in aumento, avendo raggiunto il 7,2% del patrimonio da investire.

Gli investimenti immobiliari, in forma diretta e indiretta, presenti quasi esclusivamente nei fondi preesistenti, rappresentano il 2,9% del patrimonio, in diminuzione di 0,4 punti percentuali rispetto al 2016.

Gli investimenti in titoli di emittenti privati italiani ammontano a 4,1 miliardi di euro e risultano in crescita rispetto ai 3,4 miliardi di euro di fine 2016. Andando alle performance , al netto dei costi e della fiscalità, sono stati in media positivi per tutte le tipologie di forma pensionistica e di comparto, beneficiando principalmente dell’andamento favorevole dei corsi azionari nei principali mercati mondiali. I fondi pensione negoziali e i fondi aperti hanno reso in media rispettivamente il 2,6% e il 3,3%.

Per i PIP “nuovi” di ramo III, il rendimento medio è stato del 2,2% e per le gestioni separate di ramo I l’1,9%. Nello stesso periodo il TFR si è rivalutato, al netto delle tasse, dell’1,7%. Anche nel 2017 i comparti azionari hanno realizzato guadagni superiori, pari al 5,9% nei fondi negoziali, al 7,2% nei fondi aperti e al 3,2% nei PIP di ramo III. Nel periodo dal 2008 al 2017, comprensivo di fasi di accentuata turbolenza dei mercati finanziari, il rendimento netto medio annuo composto dei fondi pensione negoziali è stato del 3,3%, quello dei fondi aperti del 3%, dei PIP del 2,8% per le gestioni di ramo I e del 2,2% per quelle di ramo III, sempre superiore rispetto alla rivalutazione del TFR, che è stata pari al 2,1%.

Procedendo ai possibili sviluppo si sottolinea in primo luogo la necessità di una sempre maggiore efficienza aumentando la confrontabilità delle forme pensionistiche e la consapevolezza dei lavoratori grazie all’uso di strumenti innovativi realizzati dalla COVIP, vale a dire le Schede dei costi e Comparatore dei costi

Occorre poi favorire la concentrazione tra i fondi pensione per migliorare la qualità dei servizi contenendo i costi. In termini di inclusione previdenziale va favorita la partecipazione alla previdenza complementare delle fasce più deboli della popolazione e in particolare dei giovani, che oggi rimangono ai margini del sistema. Occorre poi consentire che, in caso di incapienza fiscale, i benefici non utilizzati in un singolo anno siano riportati ad anni successivi.

Last but not least in ottica di welfare integrativo la proposta della Covip è quella di avviare un percorso di riordino e razionalizzazione del settore della sanità integrativa, oggi non adeguatamente regolato, e potenziare il sistema dei controlli attraverso un’unica Autorità di Vigilanza per il Welfare integrativo