Dopo l’Italia i mercati guardano alle decisioni commerciali di Trump

Team Investimenti - UBI Pramerica SGR -

Il quadro politico italiano è in continua evoluzione e potrebbe avere ancora impatti rilevanti sui mercati finanziari e sull’economia reale.

Dopo la relativa stabilizzazione a seguito dell’insediamento del governo Conte, lo spread è apparso in forte contrazione benché resti ancora lontano dai minimi raggiunti nel periodo pre-crisi.

Gli ultimi dati confermano uno scenario macro positivo a livello globale:

  • negli USA la crescita resta robusta e le dinamiche occupazionali si mantengono forti
  • nei Paesi Emergenti gli ultimi dati confermano un quadro generale di stabilizzazione su elevati livelli di crescita
  • nell’area Euro, dopo qualche mese di correzione, si è registrata una ripresa degli indicatori anticipatori

All’interno di questo contesto macro favorevole, si è innescata la crisi politica e istituzionale che ha visto lo spread arrivare oltre i 300 punti base.

E’ opportuno ricordare come negli ultimi anni la dinamica prospettica del debito pubblico sia migliorata; a parità di condizioni in termini di livello dei tassi e andamento del deficit di bilancio, nei prossimi anni il rapporto debito/PIL dovrebbe scendere perché il PIL nominale sta crescendo più del debito.

La possibilità che il nuovo governo possa intaccare il surplus primario e aumentare il deficit, attraverso provvedimenti senza una reale copertura finanziaria, è stato l’elemento che ha pesato maggiormente sul giudizio sull’Italia da parte dei mercati. Inoltre, il rialzo dei rendimenti, qualora dovesse perdurare, potrebbe essere un altro elemento che inciderà sulla percezione degli investitori circa la dinamica del debito pubblico.

Successivamente si è registrata una riduzione dello spread da ricondurre prevalentemente al ridimensionamento del rischio di un’uscita dell’Italia dall’Euro, dopo che i principali attori del nuovo governo hanno escluso questa possibilità.

In termini prospettici, l’andamento dello spread sarà ancora legato alle scelte politiche. Gli effetti sui mercati finanziari dovrebbero restare confinati nell’ambito domestico, considerando anche il miglioramento economico che si sta registrando a livello globale.

Inoltre, all’interno dello scenario si possono individuare due elementi positivi:

  • l’emergere di istanze sempre più critiche nei confronti dell’architettura comunitaria dovrebbe accelerare i passi verso il completamento dell’Unione Bancaria e verso una politica fiscale più espansiva
  • le prossime decisioni delle principali Banche Centrali dovrebbero rappresentare un elemento di maggiore chiarezza e positività all’interno di uno scenario complicato dalle vicende politiche:
    • FED: le nostre aspettative sono per un prossimo rialzo di 25 punti base
    • BCE: le attese sono per l’annuncio della fine del QE nel mese di settembre. Alla luce delle recenti vicende italiane, le condizioni per continuare il programma di acquisto si riducono proprio per non dare adito a critiche circa la volontà di favorire un singolo Paese.
      La chiusura del QE, comunque, appare una decisione congrua ai fondamentali economici dell’area e alle variabili presenti all’interno dello scenario. Inoltre, Draghi ha più volte ribadito l’impegno a rinnovare la liquidità presente nel sistema attraverso il reinvestimento dei titoli in scadenza.

Nelle prossime settimane altri fattori politici importanti che potrebbero avere un impatto significativo sui mercati sono rappresentati dalle tensioni fra gli USA e vari partner commerciali come la Cina e l’Unione Europea. Sullo sfondo restano anche le incertezze riguardanti i rapporti diplomatici fra gli USA e la Corea del Nord che dovrebbero sfociare in una maggiore stabilizzazione di tutta l’area asiatica.

All’interno di questo scenario di crescita, gli utili aziendali dovrebbero confermare le aspettative di inizio anno e registrare un aumento del 10% per l’Europa e del 18% per gli USA. I mercati azionari, nonostante i fattori di rischio, dovrebbero evidenziare un andamento positivo e registrare una performance da inizio anno nell’ordine del 7-9%. In termini relativi, il mercato europeo è da preferire a quello italiano che, nelle prossime settimane, potrebbe risentire del quadro di incertezza derivante dalle politiche messe in campo dal nuovo governo. Resta positiva la view sul mercato statunitense. La strategia d’investimento prevede gli acquisti sulle debolezze e l’inizio delle prese di profitto, con la riduzione dell’esposizione azionaria, al raggiungimento di obiettivi di mercato nell’ordine del 6-8% rispetto ai valori di inizio anno.

La view sul comparto obbligazionario resta generalmente negativa per quanto concerne la componente core. Nell’ultimo periodo gli acquisti degli investitori hanno favorito nuovamente le emissioni ritenute più sicure, come i Bund, a danno di quelle italiane. Nelle prossime settimane si dovrebbe assistere a una ricomposizione di questa dinamica e a un nuovo rialzo dei tassi core, con il decennale tedesco che dovrebbe arrivare all’1% nel corso dell’anno. Relativamente alle emissioni italiane, è possibile una riduzione dello spread sotto il livello di 200 punti base, anche se gli effetti della crisi dovrebbero tradursi, comunque, in premi al rischio più elevati rispetto ai livelli di inizio anno.

Per quanto concerne la parte corporate, viene mantenuto il sovrappeso sulla parte High Yield e continua la riduzione dell’investito sulla parte Investment Grade. La view sui mercati emergenti resta moderatamente positiva e si traduce in un sovrappeso sulla componente governativa, considerando il rendimento offerto dopo l’allargamento degli spread e il contributo positivo derivante dall’esposizione alle divise locali.

Relativamente alle strategie valutarie, si è passati da una posizione di sovrappeso nei confronti del Dollaro a una di sovrappeso verso l’Euro. L’idea centrale per la seconda parte dell’anno resta quella di un range di 1,20-1,25 con maggiore difficoltà a raggiungere la parte alta dell’intervallo, anche per l’incertezza derivante dallo scenario politico italiano.