Il rischio di una guerra commerciale globale può pesare sulla crescita del PIL

Team Research, Strategy and Analysis - Amundi -

Recentemente, Donald Trump ha minacciato di imporre dei dazi su prodotti cinesi per un valore di 200 miliardi di dollari. La Cina ha annunciato immediatamente delle misure di ritorsione che potrebbero a loro volta scatenare delle rappresaglie da parte degli Stati Uniti. Donald Trump ha anche minacciato di aumentare i dazi sulle importazioni di automobili, mirando questa volta implicitamente a Europa e Giappone.

Le tensioni commerciali hanno già iniziato a pesare sulla fiducia delle imprese (in particolare in Germania, il Paese europeo maggiormente esposto al commercio mondiale).

Ora, l’incertezza rischia di pesare anche sugli investimenti delle imprese ancora prima che il commercio mondiale sia interessato da queste misure, alcune delle quali potrebbero non essere mai attuate.

Visto che le catene di valore globali sono fortemente integrate, una vera guerra commerciale non creerebbe che perdenti. Tuttavia, alcuni Paesi uscirebbero da tale guerra meglio di altri.

Donald Trump cerca di aumentare le pressioni sui partner degli USA per negoziare su una base bilaterale degli accordi commerciali le cui condizioni siano alla fine più favorevoli agli USA. Sembra che abbia alcuni margini di manovra. Infatti le sue minacce non hanno pesato sui sondaggi americani tanto quanto nel resto del mondo.

Inoltre Trump è probabilmente confortato dal suo indice di popolarità che ha raggiunto il 45%, il valore più alto da quando è entrato in carica. Nonostante ciò, le previsioni continuano a indicare che la Camera dei Rappresentanti rischia di passare ai Democratici alle elezioni di mid-term che si terranno il 6 novembre.

Pur continuando a scommettere su un impatto modesto delle tensioni sul commercio mondiale e sul proseguimento dell’espansione economica globale nel 2018-2019, crediamo che la minaccia di un grave scontro ci spinga a prendere seriamente in considerazione uno scenario di rischio (rallentamento mondiale) le cui probabilità sono passate dal 15% al 20%. Per quanto riguarda il commercio, riteniamo che la probabilità di un’ulteriore escalation delle tensioni durante l’estate sia persino più alta (25%).

Stimiamo tuttavia che l’impatto delle misure previste ridurrebbe la crescita mondiale del PIL solo di 0,3 pp