La strategia della maggioranza sulle pensioni d’oro

Roberto Carli -

Era un evento più volte annunciato ed oramai atteso. E’ stato presentato dalla maggioranza gialloverde il disegno di legge teso alla riduzione delle pensioni cd. d’oro che verrà calendarizzata nei lavori parlamentari nel prossimo mese di settembre.

Rappresenta uno dei punti chiave della strategia previdenziale del nuovo Governo esplicitati nel contratto di programma. A differenza di quanto però indicato nel Koalitionsvertrag in cui la soglia critica individuata era pari a 5000 euro nella proposta ora elaborata, così come peraltro aveva anticipato il Ministro Di Maio, l’asticella viene fissata a 4000 euro.

Le ipotesi di intervento di cui si era discusso erano o la introduzione di un contributo di solidarietà pro tempore o la previsione di un ricalcolo contributivo dei trattamenti previdenziali (questa era la direzione prospettata qualche anno fa nel documento propositivo elaborato dall’Inps “Non per cassa ma per equità”).

L’intervento ora prospettato nel disegno di legge, che si applica anche alle casse di previdenza dei liberi professionisti e agli organi costituzionali o di rilevanza costituzionale, che si compone di 6 articoli dovrebbe toccare una platea di 100 mila persone con un risparmio che le due forze politiche della maggioranza ipotizzano in 500 milioni di euro l’anno di minori spese previdenziali.

Soldi che andrebbero direttamente all’innalzamento delle pensioni minime, cavallo di battaglia della maggioranza giallo-verde, da 450 a 780 euro al mese (è il tema contenuto sempre nel contratto di programma della pensione di cittadinanza).

Come dovrebbe operare il meccanismo elaborato ? Per le nuove pensioni in pagamento dal 2019 si applicherebbe la moltiplicazione della quiescenza maturata con il metodo retributivo per il rapporto fra il coefficiente di trasformazione corrispondente all’età dell’assicurato al momento del ritiro con il coefficiente di trasformazione che corrisponde all’età prevista di pensionamento di vecchiaia.

Per quel che riguarda invece le pensioni già in pagamento se la decorrenza è precedente al 1 gennaio 1996 si applicherebbero i coefficienti inizialmente previsti dalla riforma Dini in vigore fino al 2009, nel caso invece in cui la quiescenza fosse successiva lo strumento utilizzato è rappresentato dalla ricostruzione delle età di pensionamento di vecchiaia al netto dell’indicizzazione alla speranza di vita procedendo a ritroso dal 2019 fino alla prima metà degli anni ’70.

Vengono in ogni modo escluse dall’intervento i trattamenti di invalidità, le pensioni di reversibilità e i trattamenti riconosciuti alle vittime del dovere o di azioni terroristiche. Non si potranno poi ridurre pensioni o vitalizi al di sotto della soglia degli 80mila euro lordi annui, perequazioni comprese. Con riferimento poi ai pensionamenti con meno di 57 anni non verranno utilizzati coefficienti di trasformazioni inferiori a quell’età.