I giovani italiani preferiscono ancora il contatto umano. La tecnologia non sostituirà il consulente finanziario

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Il 68% dei più giovani (16-21 anni) e il 51% dei giovani tra i 22 e i 30 anni è fiducioso sul futuro finanziario da qui a tre anni. La percentuale scende drasticamente con l’avanzare dell’età e solo il 31% degli over 55 si sente fiducioso.

Nell’ambito del monitoraggio dell’evoluzione delle attitudini d’investimento, AXA Investment Managers ha condotto un sondaggio allo scopo di analizzare come la pensano gli italiani sui temi degli investimenti, del risparmio e della pianificazione del proprio futuro.

Secondo quanto emerge dall’indagine di AXA IM “Voices”, rispetto agli anni passati, è cresciuto il numero delle persone che investono, ma gli italiani si confermano nel complesso molto prudenti quando si tratta del loro denaro e la sicurezza sul lungo periodo è la loro priorità.

Avere una rete di protezione è, infatti, in cima alla lista degli obiettivi finanziari per il 49% degli intervistati. Seguono la sicurezza di arrivare a fine mese (25%) e avere abbastanza reddito durante la pensione (24%).

L’approccio prudente si riflette anche nella scelta dei prodotti finanziari: la maggioranza (il 68%) investe in liquidità, il 63% tiene il proprio denaro su un conto di risparmio e il 25% ha una polizza assicurativa. Solo il 22% degli intervistati ha un prodotto d’investimento, anche se la percentuale sale al 71% tra quelli che hanno un reddito più elevato.

Più educazione finanziaria per conquistare i giovani

La paura di perdere denaro resta l’ostacolo principale all’investimento per il 46% degli intervistati. Per il 24% degli intervistati l’ansia legata alla necessità di assumersi dei rischi è dovuta alla mancanza di una conoscenza sufficiente della materia finanziaria indipendentemente dall’età.
Per i giovani tra i 22 e i 30 anni è proprio la mancanza di educazione finanziaria a costituire la principale barriera all’investimento, seguita dall’uso di troppi termini tecnici, che rendono difficile la comprensione1.

Giovani italiani più ottimisti sul loro futuro finanziario

Il 68% dei più giovani (16-21 anni) e il 51% dei giovani tra i 22 e i 30 anni è fiducioso sul proprio futuro finanziario da qui a tre anni. L’ottimismo scende con l’avanzare dell’età e solo il 31% degli over 55 oggi si sente fiducioso sul proprio futuro finanziario.

Il 45% degli intervistati tra i 22 e i 30 anni, benché fiduciosi riguardo il futuro, ammettono di avvertire una certa ansietà quando pensa alla propria situazione finanziaria presente.

Dalla ricerca emerge che cominciare a pianificare fin da giovani aiuta a costruire la fiducia sul futuro. Il 19% di coloro che si dichiarano “molto fiduciosi”, ha la percezione di gestire bene la propria situazione finanziaria attuale, mentre il 10% afferma di esserlo perché sa di avere un chiaro piano finanziario.

Pietro Martorella, Amministratore Delegato AXA IM Italia, ha commentato: «Mentre i flussi verso i fondi comuni d’investimento sono notevolmente cresciuti negli ultimi anni, è la prudenza a guidare ancora le scelte di un gran numero di persone, che fa fatica ad assumere un’ottica di lungo periodo. Di conseguenza, l’educazione finanziaria gioca un ruolo chiave per far comprendere quali vantaggi si potrebbero avere da una pianificazione di lungo periodo. Del resto gli italiani – soprattutto i giovani – ci hanno dimostrato di voler imparare di più sull’investimento e su come far rendere il proprio denaro. Avere informazioni facili da comprendere sulle diverse possibilità a disposizione ed essere guidati nella scelta del prodotto più adatto alle proprie esigenze rappresenta un’altra importante spinta all’investimento».

Consulenza finanziaria. Un futuro più roseo?

Anche nell’era digitale, il rapporto umano resta un elemento chiave. La consulenza resta una parte vitale del processo d’investimento, ma in futuro potrebbe giocare un ruolo anche maggiore. I giovani, in particolare, pensano di affidarsi alla consulenza finanziaria per poter essere guidati in un processo che spesso trovano complesso.

Il 70% degli investitori fa affidamento sulla consulenza finanziaria, anche se il 38% la utilizza insieme alla ricerca indipendente. Solo il 29% degli italiani intervistati se la sbriga da solo, senza l’aiuto di un consulente. Le tre fonti maggiormente utilizzate da chi è alla ricerca di consigli d’investimento sono: i consulenti finanziari (49%), internet (32%), e i propri genitori (30%).

Il 53% del campione si affida ai consigli dell’impiegato di fiducia della propria banca, ma la tendenza sembra in diminuzione per il prossimo futuro. La consulenza finanziaria indipendente sembra invece destinata a crescere: se oggi solo il 13% degli intervistati dice di utilizzarla, la percentuale sale al 19% quando si pensa al futuro.

La digitalizzazione non sostituirà il contatto umano

La digitalizzazione sta penetrando sempre più il settore della finanza. Il 6% degli intervistati usa già oggi un robo advisor, mentre un 15% non esclude di farlo in futuro. Tuttavia, la maggior parte degli intervistati preferisce ancora rivolgersi a un essere umano (60%) piuttosto che a un robot o a un algoritmo per avere consigli sugli investimenti. In ogni caso le giovani generazioni (16-34 anni) sono le più propense a rivolgersi a un professionista per la consulenza finanziaria (43%).

Le nuove tecnologie hanno comunque un ruolo importante da giocare quando si tratta di investimenti. Gli italiani considerano lo sviluppo di nuovi strumenti tecnologici come un utile mezzo per monitorare facilmente i propri investimenti, per scegliere la migliore soluzione tra le tante offerte dal mercato, o per consentire un facile accesso online ai propri prodotti finanziari su smartphone o tablet.

Il 30% degli intervistati considera l’accesso attraverso app e device mobili un modo facile per monitorare come stanno andando gli investimenti, il 21% lo vede come un modo per controllare l’andamento dei propri prodotto e un altro 21% vorrebbe utilizzare gli questi strumenti come simulatori di rendimenti futuri.

Pietro Martorella, Amministratore Delegato AXA IM Italia SIM: «Il bisogno di consulenza resta forte. E’ incoraggiante vedere che un gran numero di persone si rivolge alla consulenza finanziaria e che le giovani generazioni sono le più propense a farlo. La consulenza finanziaria quindi non andrà in pensione, anzi, il numero di persone che useranno un consulente dovrebbe aumentare. E quei consulenti finanziari che riusciranno a unire la propria competenza con l’offerta di strumenti tecnologici che rispondano alle esigenze dei clienti, si troveranno probabilmente su una corsia preferenziale».
Le aziende responsabili faranno meglio delle altre?

A lungo considerato un settore d’interesse ad appannaggio degli investitori istituzionali, oggi anche il segmento retail si sta interessando sempre più agli investimenti responsabili. Dalla ricerca di AXA IM emerge infatti un aumento della consapevolezza su questi temi da parte degli italiani.

Per il 69% dei partecipanti al sondaggio è molto importante prenderne in considerazione l’impatto sociale e ambientale delle aziende in cui investire e non soltanto il ritorno finanziario che potrebbe derivare dall’investimento.
Inoltre, il 72% degli intervistati ritiene che le società con un approccio migliore ai criteri ESG costituiscono un migliore investimento per il futuro.

Gli investitori desiderano inoltre che il proprio denaro faccia la differenza e non si accontentano di buoni propositi e dichiarazioni di principio delle aziende. Il 64% del campione vuole avere prove concrete dell’impatto socialmente responsabile degli investimenti.

Sono soprattutto i giovani che non si accontentano di una semplice certificazione, a differenza degli over 55. Il 76% della fascia dai 22 ai 30 anni vuole vedere le prove dell’impatto positivo di un investimento, dalla riduzione delle emissioni di carbonio al consumo dell’acqua.

Pietro Martorella, Amministratore Delegato di AXA IM Italia: «Quando gli italiani decidono di investire responsabilmente, in media più di tre su cinque vogliono vedere risultati concreti dell’impatto del proprio investimento, per esempio a livello di riduzione delle emissioni di carbonio. Insomma vogliono le prove concrete che il proprio denaro stia effettivamente facendo la differenza. Crediamo quindi che sia utile, per i consulenti finanziari, focalizzarsi sulle aziende che hanno un approccio responsabile e parlarne ai propri clienti».