Sempre più Esg nel futuro dei fondi pensione anche in Italia?

Marco Ghilotti -

In Regno Unito, Olanda, Svezia, dove la cultura dei fondi pensione è più evoluta, l’attività di engagement è sensibilmente superiore rispetto alla media europea.
L’Italia è tra i Paesi che crescono di più in termini di asset sostenibili: +154% nell’ultimo biennio.

I Fondi Esg in Europa: 20 trilioni di euro in Aum

Gli investimenti in Esg, considerando il totale degli Asset Manager e degli Asset Owner europei, hanno raggiunto un volume totale di 20 trilioni di euro a fine 2018, secondo lo European Sri Study di Eurosif.

Tuttavia, parlare genericamente di Esg può essere fuorviante, in quanto dietro questa etichetta sono raggruppati prodotti molto diversi tra di loro per struttura e strategia sottostante. La tassonomia riportata da Eurosif classifica i fondi sostenibili in sette categorie, ognuna delle quali integra i fattori Esg nella ricerca, analisi e selezione dei titoli in portafoglio, con l’obiettivo di catturare i migliori ritorni di lungo termine per l’investitore, assicurandosi, nel contempo, che il comportamento delle aziende sottostanti sia benefico per la società.

Per quanto riguarda le categorie, si va dalla più semplice esclusione di interi settori (armi, alcol, tabacco, pornografia) a quelle più complesse dell’impact investing e del sustainability themed investment, il primo raccogliendo gli investimenti che producono un impatto positivo su ambiente e società; i secondi i macrotrend secolari. Tra le strategie complesse compare anche quella dell’Engagement, che prevede il coinvolgimento diretto dell’investitore il quale esprime il proprio voto sulle questioni attinenti alla sostenibilità sollevate all’interno delle assemblee degli azionisti o direttamente con il management. In mezzo, la best-in-class investment selection, la norms-based screening e l’integrazione.

Italia, mercato dei fondi sostenibili che cresce a tre cifre (e punta su impacting e tematici)

In Europa prevale ancora la strategia dell’esclusione, che caratterizza quasi la metà dei fondi Esg europei, per un volume di 9,5 miliardi di euro. Tuttavia, la seconda strategia per dimensioni è quella che prevede un’azione di “engagement e “voting” e cresce al ritmo del 27% annuo, indicando che qualcosa, anche nel mondo della sostenibilità, sta cambiando. E anche velocemente.

I Paesi con i maggiori tassi di crescita nell’area, nell’ultimo biennio, sono stati Polonia (+159%) e Italia (+154%). L’Italia ha raggiungo asset superiori a 1,5 trilioni di euro: anche in questo caso le strategie di esclusione sono preponderanti. Tuttavia, il nostro è il Paese con la fetta maggiore di investimenti cosiddetti impacting (pari a 51 miliardi di euro su un totale di 108 miliardi per tutta l’Europa); la strategia Sustainability Themed ha segnato il maggior tasso di crescita negli ultimi tre anni, raggiungendo il traguardo dei 53 miliardi.

I vantaggi per i fondi pensione che investono in Esg

Un segnale forte dell’evoluzione positiva del mercato domestico, che dimostra che la delega affidata al gestore sia la scelta giusta per l’investitore istituzionale. Le strategie più sofisticate hanno dimostrato di essere anche quelle capaci, nel lungo termine, di garantire le performance migliori.

Un indicatore grezzo come il confronto tra l’indice MSCI World ESG Net Total Return, che rappresenta azioni di tutto il mondo rispettose dei criteri ESG, e l’indice MSCI AC World Daily Net Total Return, il premio ESG cumulato dal 2007 a tutto il primo trimestre 2019, ammonta al 6% circa.

Secondo un recente studio del Politecnico di Milano che ha preso in considerazione l’EUROSTOXX 600 nel periodo 2012-2017, l’over-performance è di quasi il 3% annuo per le aziende ad alto punteggio ESG nei confronti di quelli a basso punteggio. Le aziende con alto rating Esg sono, infatti, anche le più efficienti nell’aumentare i volumi di fatturato e nel migliorare la marginalità operativa: nei cinque anni osservati, i titoli caratterizzati dal punteggio Esg più elevato hanno registrato una performance cumulata dell’86,1% (13,2% annualizzata) contro il 70,9% (11,3%) dei portafogli a basso contenuto di Esg.

Controllo del rischio

Le strategie Esg che, come notato, diventano sempre più impacting e basate sui megatrend, sono quelle dunque maggiormente in linea con gli obiettivi di rendimento e stabilità nel lungo periodo, ma anche di controllo del rischio degli investitori istituzionali. Secondo un recente studio accademico (ESG Shareholder Engagement and Downside Risk di Andreas G. F. Hoepner, Ioannis Oikonomou, Zacharias Sautner, Laura T. Starks) il value at risk (Var), il parametro che indica la probabilità di perdita massima potenziale, in sostanza il rischio finanziario di un titolo o un portafoglio, è ridotto mediamente del 20% dall’engagement. E, in generale, il rischio è costantemente inferiore nei casi in cui la politica Esg di un’azienda è riuscita a centrare almeno due obiettivi che si era prefissata; la governance ottiene l’effetto più forte. E non è un caso che i Fondi pensione italiani (e in generale europei) guardino con sempre maggiore interesse a questo approccio.

La situazione italiana (Fondi pensione ed Esg)

Nelle considerazioni del Presidente attinenti all’ultima Relazione annuale Covip si evidenzia come “l’Unione europea richiami l’attenzione dei fondi pensione e di tutti gli investitori istituzionali sull’esigenza di adottare, in materia di investimento delle risorse, un approccio strategico e di lungo periodo, che tenga conto dei fattori Esg nella valutazione e gestione dei rischi, oltre che nella definizione e realizzazione delle strategie di investimento.

Nel convincimento che la sostenibilità costituisca, oramai anche nel sentire comune, un valore di per sé e che, nel mondo dell’impresa e della finanza, tale valore è sempre più chiaramente percepito come valore “economico”, la capacità di intercettare, monitorare e gestire i fattori ESG assume nuova veste e il rischio ESG entra a pieno titolo tra quelli che caratterizzano gli investimenti nel lungo periodo”. D’altronde la Covip anche nella precedente relazione aveva sottolineato che “tra fondi pensione e investimenti sostenibili appare esservi una naturale affinità?”.

Ma è Assofondipensione, l’associazione di categoria dei fondi negoziali, nel Rapporto 2017, a dare una misura del fenomeno in Italia: dei 32 fondi associati ad Assofondipensione, 14 operatori previdenziali utilizzano un approccio SRI per tutto o parte dei propri investimenti, mentre i rimanenti 18 fondi pensione non adottano alcun criterio di tipo SRI. La meta? dei fondi (7 su 14) impiega benchmark specifici promossi da societa? che si occupano di investimenti SRI. A livello di strategie, le Esclusioni e l’Engagement sono dominanti tra i piani pensionistici, con cinque fondi negoziali che le applicano. Ma questa è ormai storia, seppur recente. Nel frattempo, gli investitori si sono mossi velocemente: lo rileva la quarta edizione dell’Osservatorio del Forum per la finanza sostenibile, realizzato in collaborazione con Mefop. Il campione analizzato è composto dai primi 10 piani previdenziali all’interno di cinque diverse categorie (tra cui Casse di previdenza, Fondi pensione negoziale e Fondi pensione aperti) per masse gestite, complessivamente, di circa 169 miliardi. Dei 43 soggetti (86% del campione) che hanno risposto al sondaggio, 16 applicavano nel 2018 strategie Esg, con una preferenza spiccata per convenzioni internazionali ed esclusioni, seguite da engagement e impact investing.


Marco Ghilotti – Senior manager, Institutional Clients e analista ESG – Pictet Asset Management