L’andamento della spesa previdenziale e l’impatto di quota 100

Roberto Carli -

La Ragioneria generale dello Stato ha pubblicato di recente le Tendenze di medio e lungo periodo della spesa pensionistica in cui delinea l’evoluzione prospettica della sostenibilità finanziaria del nostro sistema previdenziale anche considerando gli impatti delle ultime misure introdotte .

Quali sono le considerazioni ? La crescita della incidenza della spesa pensionistica rispetto al PIL registrata nel biennio 2008-2009, vale a dire nella fase acuta della crisi economica, seppure con intensità minore, prosegue anche nel quinquennio successivo, in ragione della dinamica del PIL complessivamente negativa.

La significativa riduzione dei livelli di produzione dovuta alla doppia recessione del 2008/2009 e del 2011, ha modificato proporzionalmente il rapporto spesa/PIL che nel 2013 si attesta su un valore più elevato di circa 2,6 punti percentuali rispetto al livello pre-crisi del 2007, passando dal 13,3% al 15,9%. Successivamente, a partire dal 2015, la spesa pensionistica in rapporto al PIL, in presenza di una crescita economica che torna ad essere leggermente positiva, flette gradualmente portandosi al 15,4%, nel 2016 fino a raggiungere un minimo del 15,3% nel biennio 2017-2018.

In fase di proiezione, segue un triennio di rapida crescita del rapporto tra spesa pensionistica e PIL dovuto al sensibile aumento del numero di soggetti che accedono al pensionamento anticipato in virtù dei recenti cambiamenti normativi introdotti il canale di pensionamento di quota 100.
Prospettive di crescita economica molto contenute, unitamente a tali innovazioni normative, contribuiscono a far aumentare significativamente il rapporto tra spesa per pensioni e PIL che raggiunge il picco del 15,9% nel 2022.

Negli anni immediatamente successivi il rapporto decresce fino al 15,6% nel 2029. Il dispiegarsi dei primi effetti negativi della transizione demografica dovuta al pensionamento delle coorti del baby boom, unitamente alle recenti misure adottate nel DL 4/2019 convertito con L 26/2019 sono fattori che agiscono in senso opposto, limitando la riduzione del rapporto tra spesa pensionistica e PIL.

Nei quindici anni successivi (2030-2044), il rapporto fra spesa pensionistica e PIL riprende a crescere, dapprima con più intensità e poi in maniera più graduale, fino a raggiugere il picco di 16,1% nel 2044, a causa dell’aumento del numero di pensioni. Successivamente, il rapporto scende rapidamente portandosi al 15,3% nel 2050, al 13,8% nel 2060 per chiudere al 13,1% nel 2070, con una decelerazione pressoché costante nell’intero periodo.

La decrescita del rapporto tra spesa pensionistica e PIL nell’ultima fase del periodo di previsione (2045-2070), è dovuta principalmente alla progressiva stratificazione delle pensioni liquidate integralmente con il sistema di calcolo contributivo che continua a produrre un contenimento della pensione media rispetto ai livelli retributivi.

Tale risultato è favorito anche dall’inversione di tendenza del rapporto fra numero di pensioni e numero di occupati la cui crescita tende ad azzerarsi poco prima del 2050, dove raggiunge il livello massimo del 91,8%, per poi flettere negli anni successivi.