Un buon engagement può salvare l’Amazzonia

Nina Roth -

È la stagione secca in Brasile e, come già da molti anni, una gran parte di foreste è in fiamme come largamente evidenziato dai social media nel corso del 2019.

Alcuni, ma non tutti, sono opera dell’uomo. Lo sviluppo dell’agricoltura e l’aumento dell’attività estrattiva favoriscono il disboscamento, che diventa più rapido con l’uso del fuoco. L’accresciuta attività di lobbying da parte di questo genere di attività volta a espanderne il giro d’affari nel corso degli anni ha abbassato gli standard di protezione delle foreste e, allo stesso tempo, ha ridotto al minimo i diritti delle comunità indigene che vi abitano.

Sul fronte degli investimenti la salute delle foreste, e così gli incendi boschivi, devono essere monitorati analizzando il risvolto sulle società detenute in portafoglio. Per sostenere questo sforzo esistono organizzazioni utili, come il Global Forest o il Forest500.

Nel complesso le foreste garantiscono la salute del pianeta, assorbono CO2, proteggono dalle inondazioni, costituiscono l’habitat per specie rare e assicurano il sostentamento di milioni di persone in tutto il mondo.

Gli incendi boschivi possono, da un lato, perturbare le catene di approvvigionamento e mettere in pericolo la continuità delle attività commerciali. Possono anche comportare sanzioni pecuniarie se non vengono rispettati standard ambientali e sociali, sia per via di fonti di approvvigionamento indiretto o di produzione diretta in quelle aree, sia per il rischio reputazionale.

Gli investitori dovrebbero analizzare il rischio di deforestazione a cui sono esposte le società in portafoglio, chiedendo loro politiche e procedure anti-deforestazione messe in atto, un monitoraggio indipendente e la relativa rendicontazione sulla loro attività e sull’intera filiera della produzione; lavorare per arrivare a una produzione di materie prime e catene di approvvigionamento trasparenti e tracciabili; allineare le procedure di lobbying con pratiche commerciali sostenibili, e sostenere norme rigorose in materia di diritti umani e tutela delle popolazioni indigene.

Dal momento che la deforestazione è un tema globale e le foreste (pluviali) tropicali sono minacciate, tra l’altro, da una gestione insostenibile delle attività agricole, BMO è impegnata al fianco dei produttori di olio di palma e della gomma e delle le imprese che acquistano tali materie prime per lo sviluppo di prodotti di consumo (per esempio, alimentare e scarpe) in materia di produzione sostenibile e procedure di approvvigionamento, tracciabilità delle materie prime, imballaggio e tutela dei diritti umani primi fra tutti quelli delle popolazioni indigene.

Uno dei temi centrali per il 2019 è quello della finanza sostenibile, per il quale dialoghiamo attivamente con istituzioni finanziarie sui loro sistemi di gestione del rischio ambientale e sociale, sollecitando politiche anti-deforestazione e criteri di finanziamento più rigorosi nell’ambito ambientale e sociale. Da questo punto di vista abbiamo un dialogo intenso banche dell’Europa Centrale, del Nord America e dell’Australia per incoraggiarle a migliorare le strutture di gestione del rischio e a sviluppare e divulgare politiche adeguate in materia di olio di palma, soia, zucchero, legname e bestiame esenti da deforestazione.


Nina Roth – Director degli Investimenti Responsabili – BMO Global Asset Management