Crypto e Hospitality, tinkl.it è lo strumento per attrarre i turisti bitcoiner

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Riparte il turismo, italiano e internazionale. Le strutture ricettive, la scorsa estate, hanno ripreso a registrare tassi di occupazione in molti casi superiori all’80%. Sono tornati a viaggiare verso l’Italia i turisti europei e americani e anche se non si sono ancora riagganciati i livelli record del 2019, ci stiamo avvicinando a passi da gigante.

Per attrarre nuovi clienti, il comparto hospitality ha oggi la possibilità di offrire loro un canale di pagamento alternativo, quello che transita nella blockchain. Grazie a tinkl.it – società della holding The Trading Rock – che ha sviluppato una piattaforma attraverso cui un’azienda può accettare pagamenti in bitcoin dai propri clienti, ricevendo un bonifico bancario dell’equivalente in euro, quindi senza entrare mai in contatto con la valuta virtuale, senza rischio cambio, e senza commissioni aggiuntive. La piattaforma sarà presentata nella sua veste appena rinnovata nel corso della più completa fiera italiana dell’Ho.Re.Ca.Hospitality, Il Salone dell’Accoglienza a Riva del Garda dal 6 al 9 febbraio 2023. In generale considerate fenomeno di nicchia, le transazioni in bitcoin solo nel 2022 ha mosso 14mila miliardi di dollari (per avere un termine di paragone, si pensi che nel 2021 Visa e Mastercard messe insieme hanno generato, solo negli Usa, circa la metà, 7.387 miliardi di dollari). Non proprio briciole.

Perché un albergo dovrebbe offrire il pagamento in bitcoin?

La prima ragione che potrebbe spingere una struttura ricettiva o una diversa azienda dell’hospitality a dotarsi di un sistema di pagamento in grado di accettare bitcoin è che potrebbe attraverso questo canale attrarre una fascia di consumatori ad alto reddito e con livelli elevati di spesa media – quali sono in media i detentori di criptovalute. Consumatori per lo più under 40 (circa il 28% dei millennial e i bridge millennial – a cavallo con la Gen X – possiedono bitcoin o affini), più di un quarto dei detentori di bitcoin utilizza portafogli digitali come Apple Pay,Google Pay e Amazon Pay. E le statistiche misurano che mediamente spendono il doppio del tipico consumatore di carte di credito. Sarebbe naturale per loro poter pagare in bitcoin per un servizio o un prodotto prelevando dal proprio wallet. E parliamo di 60 milioni di persone in Europa, del 21% degli italiani e in generale di un gruppo sociale in forte crescita.

Il turismo riprende quota

Chissà quanti detentori di cripto ci sono tra i 400 milioni di viaggiatori che nel 2022 hanno visitato l’Italia. Dopo due anni di stop pressoché totale il turismo (che vale all’incirca il 7% dell’occupazione e il 6,4% del Pil italiano) è ripartito. È un turismo sia locale (degli oltre 34,5 milioni andati in vacanza nell’estate del 2022, il 90% è rimasto entro i confini nazionali) sia internazionale: gli arrivi dal mondo sono aumentati di oltre il 220% nel 2022 rispetto al 2021. Non è bastato a recuperare i numeri del 2019, come specifica Istat per i primi nove mesi dell’anno in cui negli esercizi ricettivi sono mancati all’appello circa 39 milioni di turisti rispetto al 2019 (-10,3%) e come conferma Assoturismo per l’intero 2022, indicando ancora il -8,5% di presenze e il -14,5% di arrivi.

Ma il bilancio dei primi nove mesi è estremamente positivo: circa 174 milioni di presenze di clienti italiani e 164 milioni di clienti stranieri. Sono circa 196 milioni le presenze turistiche nel trimestre estivo luglio-settembre, solo il 4,7% in meno rispetto alla cifra record di circa 205 milioni raggiunta nel 2019.

I vantaggi di accettare pagamenti in bitcoin: no Chargeback e fiscalità semplificata

La Blockchain che, come noto, sfrutta la crittografia e le caratteristiche di una rete informatica di nodi e consente di gestire e aggiornare, in modo univoco e sicuro, un registro contenente dati e informazioni (per esempio transazioni) in maniera aperta, condivisa e distribuita senza la necessità di un’entità centrale di controllo e verifica. Tutti i partecipanti della rete vedono le stesse informazioni, registrate in maniera immutabile.

Tutte le transazioni sulla blockchain sono definitive e non ci sono rischi di chargeback (annullamento della transazione). Questo è un enorme vantaggio in termini di certezza dell’incasso. Tinkl.it inoltre solleva l’azienda da tutte le incombenze fiscali e tecnologiche derivanti dalla ricezione e gestione di pagamenti in bitcoin. Di fatto tinkl.it è un intermediario che si pone al centro tra compratore e venditore e si occupa della gestione dell’incasso a tutto tondo, facendo in modo che formalmente l’azienda non entri mai in contatto con i bitcoin.

E questo è un vantaggio per diversi motivi: il principale è la gestione della fiscalità. Anche se in legge di Bilancio è stata introdotta per la prima volta una norma che cerca di fare ordine nel trattamento fiscale di bitcoin, non esiste ancora chiarezza per quanto riguarda le imprese. In assenza di indicazioni da parte dell’Organismo Italiano di Contabilità, potrebbe farsi riferimento ai principi contabili internazionali e di altri Stati, che classificano le crypto come rimanenze, se detenute per finalità connesse all’attività ordinaria di impresa, oppure come attività immateriali che possono generare benefici economici nel futuro, se detenute per finalità di investimento.

Questa situazione di incertezza può rendere complesso leggere, riconciliare e rendicontare le transazioni in crypto, in altre parole, fornire un dato comprensibile e immediatamente iscrivibile a bilancio. Il fatto che usando tink.li di fatto fa sì che l’esercente non entri in contatto con bitcoin, ma riceva direttamente l’equivalente in euro, spazza alla radice tutti questi problemi.

Abbattimento della volatilità e del rischio frodi. Accesso a mercati remoti

Ma non solo: con la conversione in euro fa sì che l’azienda non si esponga al tasso di cambio di bitcoin – se incassasse una perdita potrebbe non essere sostenibile per il conto economico, ma anche in caso di rialzo del bitcoin avrebbe il problema di pagare le tasse sulla plusvalenza e dunque si ritroverebbe con un nuovo collo di bottiglia.

Il processo digitale è estremamente efficiente e non dà spazio a errori umani e riconciliazioni manuali. Inoltre, creando record criptati end-to-end che non possono essere alterati, la blockchain aiuta a prevenire le frodi e le attività non autorizzate. Un’attività accessoria che tinkl.it svolge nell’esercitare il suo ruolo di mediatore è quella di verificare l’origine dei fondi bitcoin: ogni transazione è sottoposta ad analisi forensica ed è possibile dunque identificarne l’eventuale fonte sospetta.

Ancora, le transazioni blockchain riducono i costi e aiutano le aziende a proteggersi dalla elevata volatilità valutaria di alcuni Paesi, permettendo di accedere a nuovi mercati dove il sistema bancario non è efficiente o non è affidabile (tipicamente quelli al di fuori dell’area Sepa).

Semplicità d’uso a costo zero (per il venditore)

Per l’utilizzo del servizio non è richiesta alcuna competenza particolare, né tecnologica né in merito a bitcoin: l’app funziona come un Pos per le carte di credito in cui il commerciante deve solo indicare l’importo in euro da incassare.

Più in dettaglio, il commerciante, dopo aver effettuato l’iscrizione a tinkl.it, tramite il dispositivo abilitato, inserisce l’importo e procede fino ad ottenere il QR code da mostrare al cliente per il pagamento. Il cliente inquadrerà il QR code ed effettuerà il pagamento con un suo wallet bitcoin standard. Il merchant visualizzerà l’equivalente in euro, battuto sul documento fiscale, all’interno della dashboard e tinkl.it provvederà ad inviare un regolare bonifico bancario sul conto corrente aziendale. Il servizio è senza costi di iscrizioni, né abbonamento né commissioni sui pagamenti per l’esercente. Tinkl.it guadagna sul tasso di cambio di bitcoin e incassa una commissione da chi effettua il pagamento in criptovaluta.

Ultimo, ma non meno importante, nella versione aggiornata dell’App è stata introdotta la possibilità di incassare attraverso Lightning Network, aumentando ancora di più velocità e fruibilità, azzerando le commissioni on-chain anche per le micro transazioni. Quindi sì, pagare un caffè in bitcoin è possibile.